Giornata mondiale contro il fumo: cosa succede all’organismo, quando si smette

Oggi, 31 maggio, si celebra la Giornata mondiale contro il fumo, una delle lotte davvero più difficili da vincere: troppi ne ho sentititi che anche davanti a diagnosi infausta non hanno smesso. Persino quando ero ricoverata in ospedale e facevo interminabili passeggiate per i corridoi, per studiare un piano di fuga, evitavo il passaggio da un vano che puzzava di posacenere e lì sulle scale si intravedevano a fumare i pazienti ben nascosti, come bambini alla prima sigaretta (ma chissà quante ce ne erano state) spaventati di essere beccati e magari sanzionati. Invece no, nessuna paura pur di fumarne un’altra ancora, nonostante la malattia e la multa. E invece quanto sarebbe stato utile approfittare del ricovero forzato e del divieto dal momento che, quando si smette di fumare, il nostro corpo comincia a rigenerarsi subito. Pochi minuti dopo l’ultima boccata, la pressione sanguigna si stabilizza, il battito cardiaco si normalizza abbassandosi le pulsazioni. Dopo otto ore, se ne vuole tirare un’altra, ma si vanificherebbero risultati già importanti come la normalizzazione dei livelli di ossigeno nel sangue e la caduta della nicotina al 93%, così pure del monossido di carbonio, prodotto dalla combustione, insieme con altre 4mila sostanze nocive. Il monossido di carbonio, lentamente intossicante, provoca danni a cuore e arterie e invecchia precocemente l’organismo. Resistere due giorni sorprenderà naso e bocca. Infatti, si riaccendono i sensi dell’olfatto e del gusto. Dopo 72 ore, si torna a respirare a pieni polmoni e non si manifesterà più l’affanno dopo intensi sforzi o dopo l’attività fisica. Il corpo grazie alle endorfine, si sentirà meglio, malgrado sia innegabile che si avverta ansia, frustrazione, irritabilità. Si potrebbe pure soffrire di insonnia, vertigini e cambiamenti d’umore. Passate da 2 settimane fino a 9 mesi senza fumo, tutte le tossine che il corpo ha accumulato per il tabagismo si disperdono: migliora la pressione sanguigna e i polmoni stanno già meglio. Ma ci vogliono 12 mesi dopo l’ultima sigaretta perché migliorino anche le condizioni di cuore e arterie. Trascorso l’anno, il rischio di contrarre malattie cardiovascolari scende del 50%.

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