Il tumore alla prostata

Su Alimentarmente cerco di scrivere soltanto di sintomi, fattori e terapie contro il cancro che mi hanno colpita e curata in prima persona. Per questo motivo, spesso ci sono lacune importanti. Per esempio, non ho dedicato alcuna articolo alla chemioterapia, perché almeno quella non ho dovuto farla, ma dopo il secondo intervento chirurgico, per “sterilizzare” la zona dove si era riformata la neoplasia, mi hanno fatto la tomoterapia, ossia radioterapia centrata per evitare che i raggi colpiscano le zone sane. Questo lo faccio perché ho informazioni più dettagliate e personalmente vissute. Ma ora, purtroppo sono stata toccata di nuovo da un caso di cancro in famiglia. Un tumore alla prostata. Come, sono solita agire, ho cercato subito informazioni in merito. Essendo la prostata una ghiandola presente soltanto negli uomini, il tumore alla prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 20 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo: le stime, relative all’anno 2017, parlano di 34.800 nuovi casi l’anno in Italia, ma il rischio che la malattia abbia un esito infausto è basso, soprattutto se si interviene in tempo. Stando ai dati più recenti, circa un uomo su 8 nel nostro Paese ha probabilità di ammalarsi di tumore della prostata nel corso della vita. Per questo è importante la prevenzione: dopo i 50 anni, in caso di familiarità 40, è opportuno sottoporsi al test Psa (antigene prostatico specifico, in inglese prostate specific antigene). E dal 2000, quando questo test ha avuto maggiore diffusione, è cresciuta l’incidenza di questo tipo di carcinoma. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma alla prostata, non considerando la mortalità per altre cause, è attualmente dell’88% a 5 anni dalla diagnosi, in costante e sensibile crescita. Per i pazienti in vita dopo 1, 3 e 5 anni, l’aspettativa migliora ulteriormente. Il test del Psa viene spesso consigliato dal medico di famiglia a tutti gli uomini a partire dai 50 anni, ma ormai è assodato che non è appropriato per svolgere screening a tappeto sulla popolazione sana. «È utile invece per i soggetti a rischio, quelli che hanno una familiarità per carcinoma della prostata, che dovrebbero eseguire il test almeno una volta attorno ai 45 anni — spiega al Corriere della Sera Giuseppe Procopio, responsabile della Struttura semplice di Oncologia genitourinaria all’Istituto nazionale dei tumori di Milano . Sulla base del risultato si possono disegnare le strategie dei controlli e la loro frequenza. E poi, naturalmente, l’esame utile per chi ha disturbi della sfera genitourinaria. L’indicazione ad eseguirlo dovrebbe essere concordata con il proprio medico di medicina generale o lo specialista urologo. E sempre con il medico andrebbero valutati attentamente gli esiti, onde evitare di preoccuparsi eccessivamente o di sottostimarli, procedendo eventualmente con altri esami se necessario». I sintomi che dovrebbero condurre al test sono difficoltà nella minzione -specialmente l’inizio-, bisogno di urinare frequentemente, sensazione di mancato svuotamento della vescica e presenza di sangue nelle urine o nello sperma sono sintomi tipici di una possibile neoplasia. Tali sintomi però possono essere collegati anche a problemi prostatici di natura benigna come, ad esempio, l’ipertrofia prostatica. La probabilità di ammalarsi potrebbe essere legata anche ad alti livelli di ormoni come il testosterone, che favorisce la crescita delle cellule prostatiche, e l’ormone IGF1, simile all’insulina, ma che lavora sulla crescita delle cellule e non sul metabolismo degli zuccheri.
Non meno importanti sono i fattori di rischio legati allo stile di vita: dieta ricca di grassi saturi, obesità, mancanza di esercizio fisico sono solo alcune delle caratteristiche e delle abitudini poco salubri, sempre più diffuse nel mondo occidentale, che possono favorire lo sviluppo e la crescita del tumore della prostata: divieto di sedentarietà.
Nel trattamento del tumore della prostata esistono diverse opzioni di trattamento: chirurgia, ormonoterapia, radioterapia e chemioterapia. Con un’opzione in più, atipica: non eseguire nessuna operazione (attesa vigile).Quale scegliere è a giudizio dell’oncologo. Conviene sempre sentire almeno due pareri.
Molte forme di neoplasia prostatica non sono, infatti, molto aggressive, tendono a rimanere localizzate e a crescere poco. In questi casi, anche in considerazione dell’età del paziente, può risultare preferibile mantenere il quadro sotto controllo piuttosto che intervenire aumentando il rischio di effetti collaterali.
Se il tumore è localizzato, con la chirurgia vengono asportati chirurgicamente in blocco la prostata e le vescicole seminali.
La radioterapia prevede solitamente l’irradiazione esterna. Il ciclo di terapia può protrarsi per alcune settimane. La durata dipende dal tipo di tumore, dalle sue dimensioni e dalla sua eventuale diffusione. Ha momentanei effetti collaterali, quali fastidi a livello del retto e aumento della peristalsi intestinale, irritazione della regione anale, cistite e problemi di erezione. Gradualmente questi effetti collaterali scompaiono, a differenza di quelli tardivi, come la disfunzione erettile, che tendono a rimanere permanenti.
Dipendendo dagli ormoni maschili, gli androgeni, può quindi essere curato con l’ormonoterapia (o terapia di deprivazione androgenica). I farmaci anti-androgeni sono di diversi tipi e possono agire, in linea di massima, impedendo la produzione degli ormoni maschili a livello del sistema nervoso centrale, oppure bloccandone l’azione a livello periferico. Questo trattamento comporta una serie di effetti collaterali tipici delle terapie ormonali. L’ormonoterapia è specialmente indicata nei pazienti con malattia metastatica. Qualora il tumore diventi ormono-refrattario, si utilizza la chemioterapia che può ridurre le dimensioni della neoplasia, mantenere la situazione sotto controllo, alleviare i sintomi e i dolori causati dalle metastasi alle ossa e preservare una discreta qualità di vita.
Il tumore alla prostata è invece poco reattivo all’immunoterapia, poiché inibisce in modo efficace gli attacchi del sistema immunitario.

http://www.meteoweb.eu/2019/09/tumore-prostata-alimento-riduce-rischio-cancro-sintomi-cause-prevenzione-diagnosi-trattamenti-cure/1309776/

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