Nikola Tesla Exhibition da Spazio Ventura illuminerà il mondo
È un cervello superiore quello di Nikola Tesla, colui che ha illuminato il mondo. Ora è in mostra per la sua prima e unica tappa in Italia nello Spazio Ventura di via Ventura 15 a Milano, dal 3 ottobre 2019 fino al 29 marzo 2020. Poi da qui il destino della Nikola Tesla Exhibition è internazionale. Centro di irradiazione il museo di Belgrado intitolato allo scienziato.
La data milanese dell’inaugurazione di Nikola Tesla Exhibition in collaborazione con il Nikola Tesla Museum di Belgrado non è casuale, infatti, lo scopritore dell’invenzione che illuminò il mondo, era un uomo scaramantico, fissato con il numero 3, che, infatti, perseguita lo spettatore per tutto il lungo percorso espositivo, che occupa 1500 mq. Un matto paranoico? Io fin da piccola ho la fissa con il numero 4 e credo che un numero preferito serva per darci una superstiziosa serenità. Anche la chiesa è sempre stata fissata con il numero 3 della trinità, forse Tesla ne rimane calamitato per ragioni religiose, infatti, suo padre, cui era molto legato, dopo la carriera militare si era fatto prete ortodosso. Ed è l’infanzia di Tesla, ad aprire la mostra. E ad accendere la curiosità del piccolo futuro inventore per l’energia, quando da piccino vide illuminarsi il dorso di un micio che aveva accarezzato, scatenando un fascio di luce dove aveva fregato la mano. Si passa poi ai suoi primi traguardi scientifici, fino al suo viaggio in America. Ma forse un po’ matto lo era davvero, come uno che ha preso troppo sul serio la vita, lui che ha cambiato quella di tutti.
Nel 1882 Tesla arrivò a Budapest e trovò lavoro nella centrale telefonica di Ferenc Puskas, dove sviluppò la sua prima invenzione: un amplificatore radiofonico, mentre suo fratello era stretto collaboratore di Edison.
All’inizio del 1882, all’età di 26 anni, Tesla si ammalò gravemente di un’insolita malattia che colpì tutti suoi sensi amplificando ogni sensazione: il terreno sotto i suoi piedi tremava incessantemente, una mosca che atterrava sul tavolo veniva percepita dal suo orecchio con un tonfo sordo, il battito cardiaco vacillava, tutto il suo corpo si contraeva e fremeva. Questo tormento fu interrotto da un breve periodo di riposo su un letto isolato dal pavimento con cuscinetti di gomma. I medici non avevano diagnosi per questo di disturbo, ma Tesla attribuiva il suo malessere a un esaurimento nervoso. Il che mi preoccupa e angoscia in quanto anch’io ho acuito un’ipersensibilità a rumori, luci e pressioni, ipersensibilità che, tuttavia, la mia dottoressa definisce normale dopo le varie craniotomie subite. Rimane che mi sento molto vicina a Tesla, in quanto è terrificante vivere queste sensazioni per il modo affatto alienante in cui la realtà non si presenta più. In ogni caso mi piacerebbe essere come lui. E così alla mostra mi sono cimentata in tutti gli esperimenti che lui ha svolto in competizione con Alessandro Volta e Thomas Edison. Perché la mostra è basata sull’interattività. Potrete passeggiare con lui e il suo amico Antal Szigeti a realizzare sulla sabbia un campo magnetico invertito dalle correnti alternate, la cui forma sarà quella del motore a induzione. E poi potrete persino entrare nel suo laboratorio di Colorado Springs, dove nel 1899 riprodusse i fulmini artificiali e la bobina Big Coil, un trasformatore risonante ad alta tensione, in grado di generare musica con l’attraversamento del flusso energetico nell’aria e di generare fulmini del tutto simili a quelli di origine atmosferica, anche se di entità ridotta. O per accendere le spade laser di Star Wars, lo stesso impianto che chiude la prima sessione museale della mostra, con un vero e proprio spettacolo di luci e musica. Ma prima, la parte museale mette ancora in mostra i brevetti di ingegneria meccanica e i diversi progetti per una fontana per Tiffany, mai realizzata, cui si dedica quando non viene più finanziato, in particolare dal suo magnate John Pierpont Morgan o la scoperta del telecomando: a Tesla si deve l’evoluzione in direzione della tecnologia wireless. Verso la fine della prima sezione, c’è la ricostruzione della camera da letto n.3327 (ecco che torna il 3) nel New York hotel, dove Tesla trascorse gli ultimi anni della sua vita fino alla morte. Prima il motore a induzione è illustrato da L’uovo di Colombo, d’oro e rotante a tutta velocità. D’oro perché prezioso: l’uovo è simbolo primordiale, della nascita di tutto. È enigma della Pala di Brera di Piero della Francesca con cui il maestro umbro anticipa di secoli la linea analitica dell’arte, fino a quello con impronta – il segno più identificante di tutti di Piero Manzoni. La storia dell’uovo di Colombo ha molteplici versioni, tra le altre quella secondo cui nessuno voleva finanziare il viaggio di Colombo che, per attirare l’attenzione della regina di Spagna Isabella, chiese ai suoi avversari di mettere in piedi sul tavolo un uovo. Nessuno potè, all’infuori del navigatore che ruppe la parte superiore per non farlo cadere. Quello di Tesla gira intorno a velocità sempre maggiore grazie all’uso della corrente alternata. Il successo fu tale che gli fecero costruire la centrale idroelettrica delle Cascate del Niagara, assestando una vittoria senza pari con l’uso della corrente alternata nella lotta contro Edison, promotore invece della corrente continua.
L’ultimo ambiente della prima sezione della mostra stupisce con un’attrazione finale con 2 milioni di volt, che lascia occhi, bocca e orecchie aperti. Con le sue invenzioni ha cambiato il mondo che lo ha elevato a mito: a lui è intitolata una macchina elettrica, nel film The prestige di Christopher Nolan, è interpretato da un altro mito:David Bowie.
La mostra è organizzata su fasce orarie e si visita esclusivamente in gruppi da 25-35 persone accompagnate da una guida compresa nel biglietto di ingresso.
Orari:da martedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00); sabato e domenica dalle 9.30 alle 20.30 (ultimo ingresso 19.30).