La cicatrice di Betlemme è la natività di guerra di Bansky

Cè una poesia bellissima di Guido Catalano, che si intitola Fuor di metafora, e a un certo punto, rivolgendosi al cantante Riccardo Cocciante lo ammonisce:
una stella è una palla di fuoco e gas, Cocciantone
una stella è una roba spaventosa
praticamente una stella è una bomba atomica perenne
noi la vediamo come un puntolino luminoso tremolante
ma non puoi, non puoi, ti giuro
andare su nel cielo
andare su nel cielo puoi
ma prenderle una stella no
è pericolosissimo

è pericolosissimo
stai pronta
prima sentirai un gran vento
poi vedrai una gran luce
poi ti poserò un gran bacio sulle labbra
infine
saremo nucleosintetizzati in un’orgia di fuoco atomico
di corpi
di me
dentro
di te”.

Io così quando guardo le stelle penso sempre alla fissione nucleare, a qualcosa di mostruoso e pericolosissimo. Certo non ha guidato la mano di Bansky il poeta Catalano, quando a Betlemme ha investito il presepe, sua ultima installazione artistica shock dell’artista inglese, con  una cometa, rappresentata da un foro-colpo di mortaio sul muro fatto costruire da Israele per separare la città palestinese dai territori di Gerusalemme Est, il quale foro focalizza su di esso l’attenzione non distratta dalle poche statue della natività, ridotte davvero al minimo indispensabile. L’opera- che si intitola La cicatrice di Betlemme – è stata installata al Walled-Off Hotel, l’albergo voluto da Banksy a Betlemme (il cui slogan di lancio fu “l’albergo con la peggior vista al mondo”), con vista sul muro, simbolo di una divisione insormontabile: costruito, secondo Israele, dall’esercito durante la seconda Intifada nel 2000 per fermare gli attacchi suicidi palestinesi; la Corte internazionale di giustizia ha dichiarato illegale la costruzione della barriera nel 2004. Israele afferma che il muro continua a proteggere lo Stato dagli attacchi di assalitori provenienti dalla Cisgiordania. I palestinesi, invece, considerano la barriera uno dei simboli più oltraggiosi dell’occupazione israeliana. Sul pezzo di muro di cemento che fa da sfondo alla mangiatoia, sono apposte sotto lo sparo, scritte che inneggiano all’amore, alla pace e alla libertà, in tutte le lingue. Su Instagram l’artista ha definito l’opera “una Natività modificata“. “Una stella è una roba spaventosa“.

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