Vaccino raccomandato anche per chi ha un tumore

Chissà quanti di coloro che stanno leggendo Alimentarmente hanno già preso l’influenza, dal momento che sono già 642mila gli italiani costretti a letto rispetto ai 505mila dell’anno scorso in questo stesso periodo. E se questo è il trend, per la fine della stagione ci dovremmo aspettare 7 milioni di italiani colpiti da influenza. Fra questi anche un buon numero di pazienti oncologici, per i quali è raccomandata la vaccinazione. “La vaccinazione antinfluenzale nei pazienti oncologici è stato per diverso tempo un argomento molto controverso, spesso perché si tendeva erroneamente a pensare che sottoporsi al vaccino fosse una scelta pericolosa per il malato, a causa di un sistema immunitario più debilitato e meno capace di rispondere bene alla vaccinazione”, spiega Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom e direttore dell’Oncologia medica e della Breast Unit di Brindisi a La Repubblica. E, infatti, Aiom già dal 2014 pubblicato una relazione che sfata i falsi miti in merito. “La vaccinazione antinfluenzale per chi ha ricevuto una diagnosi oncologica e sta per iniziare un trattamento antitumorale o è già in terapia non è assolutamente controindicata. Anzi: bisogna vaccinarsi perché anche se la copertura vaccinale può essere meno potente rispetto a una persona sana, sottoponendosi al vaccino si può comunque ridurre il rischio di andare incontro a complicanze respiratorie che possono verificarsi durante l’influenza, come le polmoniti batteriche, che possono anche mettere a rischio la vita dei malati, oltre che non dover rimandare il ciclo di trattamento in programma proprio a causa dell’influenza”. Dunque, è consigliabile vaccinarsi se si è pazienti oncologici e qualsiasi sia la terapia di cura che si sta seguendo”.  Vaccinarsi non comporta di scamparla sicuramente, ma “Il paziente è pur sempre più protetto dal virus influenzale rispetto a un malato che non si sottopone alla vaccinazione”. Chi è sottoposto a radioterapia può vaccinarsi in qualsiasi periodo del trattamento, mentre nelle terapie a cicli come la chemioterapia e l’immunoterapia, è opportuno farlo tra un ciclo e l’altro, per capire se gli eventuali effetti collaterali sperimentati, come malessere o fatica, siano una reazione al vaccino oppure alle terapie, per intervenire in ciascuno dei due casi nel modo migliore e più accurato possibile”. È meglio che si vaccini anche chi è guarito, perché il sistema immunitario potrebbe essere indebolito.

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. 17 Dicembre 2019

    […] ho preso un tremendo virus intestinale: purtroppo lo so: da quando mi sono ammalata, non c’è vaccino che valga e se c’è qualche malattia o epidemia io la prendo sicuramente. Quindi mi sono […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *