Nella Ue, l’acqua del rubinetto è collegata al tumore alla vescica
Ritengo che bere acqua del rubinetto è una scelta sicura e consapevole, con molti vantaggi non soltanto economici, ma anche ambientali per ridurre considerevolmente i consumi di plastica con l’eliminazione degli imballaggi di plastica e di produzione. Sicura anche di più dell’acqua in bottiglia, poiché la cosiddetta acqua del sindaco subisce controlli molto più frequenti. Quindi non ho mai trovato alcuna controidicazione nel consumo dell’acqua del rubinetto. Anzi, l’ho sempre raccomandata. Tuttavia stamattina mi è crollato anche questo mito, quando ho letto che uno studio, coordinato dall’Institute for Global Health di Barcellona, e pubblicato su Environmental Health Perspectives. sostiene che il 5% dei casi di tumore della vescica in Europa sarebbe attribuibile all’esposizione prolungata a sostanze – i trialometani come cloroformio, bromodiclorometano, dibromoclorometano e bromoformio – che si trovano nell’acqua di rubinetto, sottoprodotti dei sistemi per la disinfezione a base di cloro.
Lo studio ha analizzato per la prima volta la presenza tra il 2015 e il 2018 di questi composti nell’acqua potabile di 26 Paesi dell’Unione europea (mancano Bulgaria e Romania) ed è giunto alla conclusione che i trialometani rappresenterebbero un fattore di rischio per 6500 casi ogni anno e 2900 di questi potrebbero essere evitati se i Paesi rispettassero i limiti europei. Presentano le medie più basse Danimarca e Paesi Bassi (0,2 microgrammi), i valori medi più elevati sono stati invece osservati a Cipro (66,2 microgrammi) e a Malta (49,4).
Se invece delle medie si considerano i picchi massimi, in 9 Paesi sono stati rilevati dei livelli di trilometani superiori a 100 microgrammi per litro (valore limite UE): ovvero Gran Bretagna, Spagna, Cipro, Estonia, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia e Portogallo. La maglia nera spetta a Cipro con la percentuale più alta di queste sostanze chimiche associate al tumore alla vescica. “Negli ultimi 20 anni, sono stati fatti grandi sforzi per ridurre i livelli di trialometani in diversi paesi dell’Unione europea – afferma il coautore Manolis Kogevinas ad Ansa – Tuttavia, i livelli attuali in alcuni paesi potrebbero ancora comportare un notevole onere per il cancro alla vescica, che potrebbe essere evitato ottimizzando il trattamento delle acque”. Se nessun paese superasse l’attuale media UE, potrebbero potenzialmente essere evitati 2.868 casi annui di tumore alla vescica.