Cronaca di un marziano a Milano ai tempi del coronavirus
Dopo l’inasprimento delle restrizioni contro il coronavirus ad opera del Consiglio dei Ministri, nella zona rossa sembrano diventati tutti matti. Innanzitutto, c’è la caccia all’irresponsabile. Se esci di casa, non ti importa niente del prossimo. E allora, sì, stamattina sono uscita per andare dal dentista. Al primo che mi dà dell’irresponsabile auguro un mal di denti di quelli che si diramano da un dente su sino alla gengiva, fino all’orecchio, che implora pietà, e su su ancora all’occhio e al dente. No, non mangio dall’altro lato, perché la situazione è identica. E no, non sono irresponsabile. Al punto che, su implorazione dei miei genitori, mi concedo una sciarpa per coprire la bocca. So che non serve a niente, ma anche le mascherine non servono se non a chi infetto per non trasmettere il virus, quindi io la mascherina non la metto. Che poi non ci sono da nessuna parte (neppure da ferramenta). E allora, ecco la trovata geniale di Antonia che si fa fregare completamente confusa e a dir poco terrorizzata dalle notizie sul coronavirus che ascolta e legge ininterrottamente, ammalandosi gravemente di psicosi da contagio. Ha comprato delle salviette cattura polvere (cattureranno anche il virus anziché tenerlo lontano?), dicendo che le hanno detto che l’elastico ce lo saremmo dovute mettere noi. Ma ti pare normale? Intanto arriva l’altro genio – Antonio – che ha speso per 4 mascherine serie 50 euro, pur di farla stare tranquilla. E io lì con il mio sciarpone a sudare in attesa di uscire e andare finalmente a farmi strappare i due denti. Mai stata così felice di andare dal dentista anche se non posso ridere perché esplodo di dolore – e poi non c’è niente da ridere, insiste scocciata Antonia. Finalmente usciamo, dal finestrino della macchina si scorge una terra desolata camminata da pochi alienati senza volto, tutti indossano guanti di lattice, non si sa mai mancasse il personale per qualche urgenza da coronavirus. Soltanto occhi appena visibili sotto cappelli, passamontagna, sciarponi-burka. I migliori coprono pure gli occhi con gli occhiali da sole di cui non c’è nemmeno un raggio: Milano è più grigia del solito perché in giro non c’è nessuno a colorarla con abiti e giubbotti. Ci sono soltanto quattro sfigati con il mal di denti che non permette loro nemmeno di sorridere tanto è il male. Irresponsabile? Ma vaffa…soltanto io tra gli altri sofferenti non indosso la mascherina. Ma io ho trascorso quasi due anni in infettivologia, dove venivo quotidianamente sgridata perché non indossavo la mascherina e gli infermieri non potevano convincermi in alcun modo a dirmi che ero io che dovevo tenerla su per non infettare loro. La tenevo sul mento e quando passavano la tiravo su, ma mi sentivo davvero soffocare, io che non riesco nemmeno a tenere la cintura. Irresponsabile con un senso di responsabilità minimo. Comunque finalmente mi fa la visita e me ne fissa una nuova ad aprile perché sono troppo infiammata per intervenire. Usciamo di nuovo e la macchinetta non accetta il biglietto del parcheggio . Va bene: a ufo – si dice nella malata Milano. Attraversiamo di nuovo la landa desolata, sempre più abitata dagli uomini solo occhi e da qualche macchina, ermaticamente chiusa. Ogni volta che ne incrocio una, vedo la mascherina di chi sta alla guida e gli rido in faccia pensando che è un irresponsabile con il catturavirus in faccia. Torniamo a casa e, non appena entrati, siamo in collegamento con il coronavirus news che si aggiorna sui numeri di contagiati, deceduti, i salvi no, non si salva nessuno e poi la raccomandazione di essere responsabili e non uscire di casa e il mio mal di denti, i quali sono stati stuzzicati invano giusto per risvegliare il dolore – si accentua alla vista del pranzo, anche se mi va bene che è una zuppa liquida.
Non voglio uscire, perché sono responsabile, ma devo comprare l’antibiotico! Esco di nuovo con il fedele Antonio, lasciando mia madre (o la madre di Cecilia?) sempre con la diretta sul coronavirus news. Che sta degenerando raccontando raccontando che pure nelle carceri sono impazziti tutti. Meglio uscire che ascoltare la televisione o leggere i vari aggiornamenti. Mia madre ci sgrida perché guardiamo le stupidate e non ascoltiamo gli aggiornamenti sul coronavirus. “Anche in carcere c’è la rivolta e un detenuto si è tolto la vita – ci ammonisce – e voi che fate? Uscite senza mascherina e e RIDETE”. Il finale è sempre lo stesso: “Siete due irresponsabili”. Antonio sbaglia e cerca di entrare dal ferramenta accanto alla farmacia. Ovviamente inizio a prenderlo in giro e lui mi dice che era sovrappensiero e, leggendo sulla vetrina “mascherine esaurite” ha pensato di essere arrivato. E invece… la farmacia sta accanto. Una coda di cui non si vede la fine è scandita a terra da strisce gialle fluorescenti, che tengono a debita distanza gli uni dagli altri gli acquirenti. Al bancone i tre farmacisti tutti mascherina-muniti – penso che sono degli untori. Arriva la quarta dottoressa a servirci, non prima di aver tirato su dal mento la mascherina-barbetta. Ho il mio farmaco e, quindi, posso tornare a casa. Lungo la strada ci imbattiamo in una signora anziana e Antonio mi raccomanda con bocca semichiusa, che non si capisce niente, di coprirmi la bocca con la sciarpa e poi gli si spalanca la bocca proprio mentre ci si para davanti e grida “è vecchia se lo becchi da questa vecchia può essere fatale: le vecchie muoiono”. La poverina non ci guarda nemmeno, almeno credo: aveva gli occhiali da sole! A casa, ad accoglierci c’è Antonia in pieno delirio da teledipendenza che ci rimprovera perché guardiamo Franco e Ciccio, ignorando deliberatamente e con troppa irriverenza quanto sta succedendo nelle carceri. È svilente la giornata e il mal di denti sempre più acuto, mentre Franco e Ciccio non finiscono mai di far ridere a noi e incazzare la madre di Cecilia che si sfoga con “stasera non c’è neanche Nicola Porro” io intuisco il motivo e con dolore atroce rido. Irresponsabilmente.
Nel frattempo sento al telefono mia sorella, che non vedo da quasi un mese perché siamo così irresponsabili che non usciamo da Milano da oltre tre settimane. Anche lei solleva la questione delle carceri non prima di aver affermato: “ma perché questa maledetta Peppa pig non sale?”.
Stasera niente Porro e niente Franco e Ciccio e neanche Peppa Pig. soltanto Coedina contro il mal di denti.