Per l’obbligo di #restareacasa, nel 2020 Anpi organizza il corteo virtuale del 25 aprile: tutti gli eventi della festa di liberazione

Si deve #restareacasa anche il 25 aprile, Il giorno di Liberazione non si potrà andare in corteo, come io faccio da anni, da un po’ dietro gli striscioni della mia via di residenza, via Padova, in cui abito con orgoglio. Ma bisogna #restareacasa. Ma non soltanto per me l’appuntamento è imperdibile, così Anpi ha organizzato un corteo virtuale.
Continua l’iniziativa “Adotta un partigiano” che si protrarrà per tutto il mese, ossia “adottare” un partigiano, del quale si prende cura della sua targa (o lapide).
Anpi propone  una seconda iniziativa intitolata “25 aprile sempre! i nostri ricordi”, con la quale ricordare la nostra personale festa di liberazione pubblicando foto e inserendo la città e l’anno in cui si è svolto l’evento.

Io non ho avuto nonni partigiani, essendo originari della Sicilia, ma alla storia vissuta della Resistenza mi sono avvicinata con i libri, gli studi e soprattutto per nascita e lavoro, rispettivamente a Milano e a Sesto San Giovanni, entrambe città medaglie d’oro alla Resistenza.
E provo a unire le due iniziative di Anpi nel ricordo di Ceda.
Lei è Annunziata Cesani, meglio nota come Ceda, soprannome che le salvò la vita, quando le camicie nere, ignorando il suo vero cognome, la lasciarono fuori dalle liste fasciste,

È scomparsa a 86 anni il 23 maggio 2013, data che non le permise di prendere parte al suo ultraottuagenario corteo di Liberazione, che, malgrado l’età, la magrezza e la stanchezza degli anni non aveva mai perso. Solo la morte l’ha staccata dal cammino verso l’avvenire – come si disse per l’avanzare fatal del suo Quarto stato di Pellizza da Volpedo. Io l’ho conosciuta e portata con me e la mia fedele compagna di corteo Sonia per tutto il percorso. Il ricordo di quella che è stata la mia più emozionante intervista, quando l’ho conosciuta di persona, lo porto sempre con me. Riporto qui uno degli articoli ricavato da quell’incontro, per timore che venga eliminato dal web non permettendomi più rileggerlo e così cerco di far rivivere Ceda direttamente attraverso i suoi ricordi. Mi ha raccontato per ore la sua Resistenza, come una nonna alla nipote che non avrebbe mai smesso di ascoltare incantata  un personaggio da incontrare.

«Un personaggio da incontrare», così mi è stata presentata Annunziata Cesani, da tutti conosciuta come Ceda, soprannome che le salvò la vita, infatti, le camicie nere ignoravano il suo vero cognome che, quindi, rimase fuori dalle liste fasciste.

Andiamo a trovarla nella sezione dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Sesto San Giovanni che presiede dal 1982 per scoprire chi è Ceda. Il Presidente del Consiglio nel 1946 la qualifica partigiana combattente con il grado di sottotenente per la sua attività di propaganda antifascista iniziata all’età di sedici anni e in seguito di staffetta partigiana.

Lei si racconta così: «Provengo dalla Resistenza e, come tante altre donne, dopo il 25 aprile 1945, non ci siamo ritirate nell’ambito familiare delegando ad altri il compito di continuare l’impegno e la battaglia per la realizzazione degli ideali per i quali avevamo combattuto, ma siamo rimaste sulla breccia in questi cinquant’anni, riuscendo, sia pure con fatica, a coniugare doveri e affetti familiari con l’impegno civile, sociale e politico senza soffocare la nostra identità, la nostra femminilità e affermando ognuna la propria personalità».

Un impegno perseguito attivamente, che le ha procurato anche la carica di vice-presidente dell’ANPI provinciale, e una femminilità che si esprime in primis nella valorizzazione del ruolo che la donna ha avuto nel processo di Liberazione.

Quando le chiediamo quale significato dà al 25 aprile, ci risponde: «Ha segnato un cambiamento profondo e salutare per la nostra Italia e per una grande massa di donne e uomini ai quali per vent’anni era stato negato ogni diritto. In particolare, per quanto riguarda le donne, ha segnato l’avvio di un processo assolutamente nuovo.

Bisogna dire che nessuno ha regalato mai niente alle donne che quella libertà se la sono conquistata con la loro partecipazione alla lotta di liberazione nazionale. Nella coscienza di milioni di donne – sia di quelle che avevano partecipato alla Resistenza, sia di quelle che avevano supplito alle carenze di uno Stato in guerra, sostituendo gli uomini nella produzione e nella direzione della famiglia – era avvenuta una trasformazione senza ritorno».

Cesani continua: «La considerazione della donna che aveva avuto il fascismo fino a quel momento era terribile: persona con cervello inferiore agli uomini e che doveva – come sosteneva allora anche la Chiesa – piacere, tacere, stare in casa. E invece questa partecipazione, oltre ad avere enormemente aiutato la Resistenza italiana, ha posto la donna nella condizione di essere valutata in modo ben diverso da quello precedente e di avere la possibilità di eleggere e di essere elette.
Il fatto di dover andare a votare impegnava le donne a capire per chi votare e quindi cominciarono a organizzarsi riunioni caratterizzate da una partecipazione massiccia. Riunioni clandestine naturalmente c’erano state anche nel periodo della guerra, ma vi partecipava un numero significativo, eppure ristretto. Con la liberazione si aprì invece un mondo nuovo e occorreva discutere anche con le donne quali erano gli obiettivi e i problemi che bisognava porre».

E poi parla della difficoltà nel passato di essere madre: «Una delle prime conquiste dopo il diritto di voto fu la legge sulla tutela della maternità. Fino a quel momento, Mussolini aveva fatto propaganda perché voleva dei maschi. Le donne che lavoravano in campagna – nel periodo in cui c’era il lavoro, perché in campagna non è garantito tutto l’anno – lo facevano sino alle doglie del parto: era una vita veramente difficile e massacrante».

La lunga chiacchierata si conclude con un pensiero alla Costituzione: «La conquista del voto da parte delle donne e la condizione politica di libertà di parola, di organizzazione, di democrazia è stata la base di partenza per la conquista degli articoli paritari che la Costituzione della Repubblica Italiana doveva poi sancire. La Costituzione, con tutti i suoi anni di vita e in un mondo profondamente trasformato, è stata e resta nella sua ossatura, democratica e antifascista, un punto di riferimento inalienabile».

E, come tutti gli anni, questo 25 aprile Annunziata Cesani detta Ceda sarà in corteo alla manifestazione di Milano, dietro lo striscione della sezione di Sesto San Giovanni, città decorata al Valor Militare per la Guerra di Liberazione”.

 

3° iniziativadell’ Anpi è: “25 aprile 2020 Corteo virtuale, L’Italia che resiste”
Alle ore 15.00, come indicato dall’Anpi nazionale, esporremo dalle finestre, dai balconi il tricolore e intoneremo Bella ciao. Io non ho mai saltato un corteo, ma il tricolore non lo espongo, nemmeno se me lo chiede Garibaldi in persona perché non sopporto il patriottismo e in questo momento non mi sembra proprio normale inneggiare alla patria. L’unica bandiera che ho esposto dal balcone è stata quella della pace, il cui arcobaleno presto si è annerito per l’inquinamento milanese. E sarebbe meglio che nemmeno cantassi Bella ciao, perché sono stonatissima, ma metterò il cd con la versione di Giovanna Marini.
Tuttavia, cercherò di aderire alle iniziative alternative che condivido.

C’è una proposta di Radio3 che si chiama “Belle storie. Donne e uomini nella resistenza” in cui trasmettono a piccole strisce storie di partigiani e protagonisti anche meno noti della Resistenza. Il podcast si può riascoltare online.
RaiScuola, alle 21.10 trasmette I sette fratelli Cervi, per la regia di Gianni Puccini, che morì pochi mesi dopo la fine delle riprese. L’architetto della casa Littoria a Roma Aldo Cervi è interpretato da GianMaria Volontè e solo per quest’uomo nel cast, il film è da vedere. Oltretutto pochi furono antifascisti come i Cervi. Io mi ritaglierò lungo tempo nel pomeriggio per rivedere Novecento di Bernardo Bertolucci con cast stellare: tra gli altri un irriconoscibile magro e figo Gérard Depardieu, Robert De Niro, Burt Lancaster, Donald Sutherland, Stefania Sandrelli, Laura Betti. Io ho il dvd, ma potrete vederlo su Raiplay o in streaming. Che film girava un tempo l’uomo e che attori!
A Bologna il Pratello, non potendo rinunciare al corteo, ha chiesto a tutti quelli che avrebbero partecipato alla festa della Liberazione di mandare una foto per scendere in piazza così, in tempi di coronavirus. In questo modo hanno messo insieme 450 scatti che adesso tappezzano le colonne della strada del centro nella prima manifestazione cui non si partecipa con il proprio corpo ma con la propria immagine. L’iniziativa andrà avanti fino a sabato e ognuno potrà, passando di lì, attaccare la sua foto. Il panorama è quello di una distesa di sorrisi e sguardi felici, che aspettano solo di poter tornare in piazza.
Per chi sta sfruttando le potenzialità dei social in questa quarantena, Il 25 aprile 2020, in diretta dalle 14.30 sulla pagina facebook Il Graffio,
e sul canale youtube Il Graffio Associazione Culturale:
una giornata di parole, canzoni e pensieri resistenti per festeggiare il 75° anniversario della Liberazione.
E non paragoniamo la liberazione con la fine della quarantena, perché come ha affermato Francesco Guccini: “Al 25 aprile del ’45 arrivammo dopo averci messo vent’anni a liberarci da quello che aveva chiesto i pieni poteri e tornare a vederci, ridere, ballare. Fu una Liberazione molto più profonda, non si può paragonare a due mesi in casa”.
Insomma, quest’anno, pur #restandoacasa, #oraesempreresistenza.

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