Tumore: una corretta alimentazione aiuta a non ammalarsi e le cure

Il 13 ottobre è la Giornata mondiale del tumore al seno metastatico. Sono ben 37 mila le italiane che vi convivono e sono circa 14 mila i nuovi casi all’anno, di cui 3.400 metastatici all’esordio. Il tumore mammario è quello femminile più diffuso.
Un’indagine che ha coinvolto 160 pazienti italiane con un’età media di 43 anni e ha evidenziato le esperienze e i bisogni delle pazienti con tumore al seno avanzato, ha messo in evidenza che il 40 per cento delle pazienti è costretta a lasciare il lavoro e quasi il 60 per cento vive con disagio il rapporto con il proprio partner. Cambia anche il rapporto con il cibo: il 39 per cento afferma di aver perso il piacere del cibo e il 32 per cento dichiara che cucinare è diventato fonte di stress. Ma l’alimentazione è fondamentale durante le cure. Mangiare correttamente aiuta ad affrontare meglio le terapie e ottimizzare l’effetto dei farmaci. Ed anche cucinare significa riprendersi del tempo per sé e per chi è vicino. “Sempre più studi evidenziano che l’alimentazione ha un impatto importante sulla qualità di vita di chi ha un tumore, sulla progressione della malattia e sul ridurre gli effetti collaterali delle terapie — afferma la dottoressa Anna Villarini, biologa e nutrizionista della Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori di Milano. Una corretta alimentazione anche dopo la diagnosi può essere una alleata per combattere il tumore assieme ai trattamenti chirurgici e terapeutici che restano fondamentali”.

Dopo la radioterapia al cervello, il follow-up ha rilevato un ampio edema cerebrale, che richiedeva approfondimenti. Ho subito temuto una seconda recidiva, nonostante il secondo intervento chirurgico per asportare la prima e la tomoterapia, per escluderne il ritorno. Tuttavia mi sono subito spaventata per il timore che il cancro fosse tornato per la terza volta, così ho consultato tutti i professionisti cui già mi ero rivolta nei casi precedenti. Tra gli altri il dottor Franco Berrino che mi ha suggerito il digiuno sotto controllo medico, che alla fine non feci, poiché tutti gli altri medici contattati e i quelli che mi hanno in cura mi consigliarono  che la miglior azione da farsi fosse una terza operazione. Lo scrissi anche all’epidemiologo che mi raccomandò di lasciar perdere il digiuno, anzi mi consigliò una dieta per rinforzare il corpo a fronte di una nuova operazione in tempi così brevi.
Alla fine, la craniotomia rilevò, per fortuna, che non si era riformata alcuna neoplasia, ma l’edema era l’effetto collaterale della radioterapia, che effettivamente mi avevano avvisato avrebbe potuto presentarsi sulla zona trattata. Tuttavia capii quanto il regime alimentare possa mutare a seconda delle condizioni cliniche e dei trattamenti necessari per curarli.

 

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