La tassa sulle merendine funziona in Inghilterra

Tantissimi anni fa ho fatto una promessa ad una carissima amica promettendole che non avrei più parlato di politica, perché mi trasformo: mi arrabbio in modo irrazionale, alzo i toni e divento sgradevole. Ma io amo seguire i dibattiti politici e credo che nessuna affermazione sia più vera dell’aristotelica  L’uomo è un animale politico. Tuttavia in questo periodo è meglio stare alla larga perché il clima è davvero troppo surriscaldato e io non sono lucida nelle mie opinioni. Tormento il sindaco della mia città Beppe Sala. Per non parlare di Matteo Salvini del quale ogni giorno apro il profilo Twitter pronta a scatenare l’inferno con lui e i suoi adepti. Laltro giorno ho letto un suo post su un argomento che mi fa particolarmente alterare. Scriveva l’ennesimo tweet sull’aumento delle tasse da parte del governo Conte bis e ha fatto, come dal primo giorno in cui si è insediato, riferimento alla tassa che il neoministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha annunciato di voler mettere sulle merendine e sulle bevande gassate. Tassa che io ho accolto immediatamente come un’ottima notizia, postandola immeediatamente sulla pagina  facebook di Alimentarmente. Niente per la propaganda leghista si tratta di una dimostrazione lampante che questo è un governo delle tasse. Certo, Salvini non spicca per intelligenza politica, né per intuito su come stanno e si evolveranno certi fatti politici, ma questa tassa sulle merendine lo ossessiona proprio, allora all’ennesimo tweet sull’argomento, ho provato a spiegargli che, essendo Fioramonti il ministro dell’Istruzione preposto all’Educazione dei giovani, con quella tassa cerca di fare soltanto bene il suo lavoro, perché anche l’educazione alimentare è importante nella formazione dei ragazzi. Ma non credo proprio abbia capito cosa intendevo con il mio tweet, considerando la sua ignoranza. Il giorno dopo, Matteo Salvini dal palco della Festa del partito a Genova lancia merendine ai simpatizzanti. “Siamo agli atti di disobbedienza civile, resisteremo con il chinotto”. Meglio, li gonfi pure di zucchero! Non ce la fa, non capisce, non ha le conoscenze fondamentali per riuscirci e non è interessato ad averle. E chissà come la prenderebbe il ministro del papeete se sapesse che le tassa sulle merendine funziona pure! A confermarlo è l’ultimo rapporto dell’agenzia per la salute pubblica inglese (Phe) sui progressi compiuti in merito agli sforzi per ridurre lo zucchero dell’industria alimentare e delle bevande. La ricerca rivela che la tassa sullo zucchero è stata molto più efficace dei sistemi volontari nel rendere più salutare il cibo.

L’ultima relazione biennale del Phe sui suoi obiettivi di riduzione del 20% dello zucchero in tutte le categorie alimentari entro il 2020 mostra che una riduzione complessiva del 2,9% (peso medio ponderato delle vendite per 100 g) dal 2015. Se si prende in considerazione i prodotti consumati fuori casa, c’è un taglio del 4,9%. Alcune categorie di alimenti hanno mostrato maggiori progressi. Lo yogurt e il formaggio fresco a marchio proprio del produttore, e cereali per la colazione hanno ridotto lo zucchero rispettivamente del 10,3% e dell’8,5%. E si sono registrati progressi molto maggiori nel settore delle bevande analcoliche, che sono coperti dal prelievo per le bevande analcoliche (SDIL). Qui, c’è stata una riduzione dello zucchero del 28,8% per 100 ml nei prodotti a marchio proprio del rivenditore e del produttore e una riduzione del 27,2% per 100 ml per le bevande consumate fuori casa. Il rapporto ha inoltre rilevato un passaggio dei consumatori verso prodotti a base di zucchero pari o inferiori a zero, con zucchero proveniente da bibite in calo in tutti i gruppi socioeconomici. 30.133 tonnellate di zucchero sono state rimosse senza ridurre le vendite di bevande analcoliche, con un conseguente aumento di circa 37,5 miliardi di chilocalorie in meno ogni anno. Nonostante i dati, la quantità di zucchero consumata in Inghilterra è effettivamente aumentata. “Nel complesso, le tonnellate totali di zucchero vendute negli alimenti inclusi nel programma di riformulazione interna del settore – si legge nel rapporto di PHE – sono aumentate del 2,6% tra il 2015 e il 2018 (esclusi dolci e prodotti del mattino), mentre lo zucchero venduto nelle bevande analcoliche soggette il prelievo al settore delle bevande analcoliche è diminuito del 21,6%”.

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