La fiaba di Natale di Sadio Manéè
Il Natale potrebbe essere in pericolo e i festeggiamenti quest’anno potrebbero saltare. Tutti contro: nessuno vuole rinunciarci. Anch’io ero legata alla festività da una serie di tradizioni che univano me la mia amica Spappy, ma, ora che lei non c’è più, io non ho proprio voglia di festeggiare. Ma non credo di perdere molto perché non mi sono mai piaciute tutte le abbuffate interminabili e pesanti, impossibili da digerire, e soprattutto non ho mai amato lo scambio dei regali, che reputo il momento peggiore, se non per i bambini, per lo spreco di soldi. Io adoro andare per mercatini artigianali, dove compro tutto, ma soltanto per me, mia sorella, la Spappy – che si arrabbiava tantissimo perché capiva che non riuscivo a trattenermi – e pochi altri. Del Natale, invece, mi piacciono i cartoni animati e le favole di Natale. Decenni fa, mi alzavo all’alba per non perdere Pinocchio a puntate di Luigi Comencini che, tuttavia non replicano più, mica ha la statura di Una poltrona per due 🙁
Potrei sopportarlo per giocare con i miei nipotini, ma quest’anno non potrò vederli né travestirmi insieme con Antonio, per colpa del lockdown.
Vi racconto io una favola di Natale: Sadio Manéè è un calciatore senegalese, attaccante o ala del Liverpool e della nazionale senegale, considerato tra i migliori calciatori del mondo, guadagna 15 milioni di euro all’anno e utilizza con un vecchio cellulare con uno schermo rotto, quando potrebbe comprare 5.000 iPhone al giorno e non finirebbe i soldi. In un’intervista gli hanno chiesto perché usa un cellulare danneggiato e lui ha risposto:
“E per che diavolo vorrei 10 Ferrari, 20 orologi con diamanti o due aerei o un migliaio di iPhone? Cosa faranno questi oggetti per me e per il mondo? Costruisco scuole, costruisco uno stadio nella mia città, offro vestiti e cibo per persone nell’estrema povertà della mia comunità e, inoltre, do 70 dollari USA a persona, al mese a tutte le persone di una regione molto povera del Senegal per contribuire alla loro economia familiare”.
Ecco, senza Spappy, vorrei un Natale così.