A Milano la cultura è la prima a chiudere

Stamattina appena sveglia ho avuto la mesta notizia che il mio spacciatore di cioccolato grezzo al 100% e di altre dolcezze sane, come il nocciolato, toblerone de noialtri, o della crema di pistacchi pura al 100%, chiuderà. Si chiamava Grezzo, una pasticceria crudista e vegana con specialità uniche sul mercato, che per persone come me, costrette a una dieta forzata che vieta tutta la dolcezza e la raffinazione delle materia prima rappresenta davvero una sorgente di gioia per le papille gustative e per gli occhi. Le specialità di Grezzo saranno acquistabili ancora online.

Così come a rischio chiusura è lo storico Arci Bellezza, che ha cercato fino alla fine di offrire ostinatamente la sua offerta di grande levatura culturale anche in streaming.
Da quasi un mese, poi il Ligera, un bel locale in via Padova, sulla saracinesca chiusa rossa e bianca ha appeso una bandiera rossa con la scritta “Adios amigos”. Si tratta di un locale multifunzionale impegnato nella cura di una delle vie più difficili di Milano, promotore e sostenitore assiduo di musica live anche di gruppi esordienti e persino di cineforum dalla selezione filmica raffinatissima. Contenitore di contest letterari, insomma un unicum pieno di sfaccettature culturali, dove con un buon bicchiere di rosso, si potevano mangiare piatti semplici come quelli che si mangiano a casa o in trattoria, ascoltando sempre buona musica, mai scontata al piano di sopra. La pandemia ha fatto chiudere anche questa proposta alternativa e ricchissima, fondamentale per una via di periferia completamente dimenticata dalle istituzioni.

Dopo il primo lockdown del 2020 ho perso anche un altro ristorante che offriva pranzi macrobiotici e naturali gustosissimi: Bistròbiò. Altra perdita insuperabile.
Non soltanto i piccoli ma anche grande catene dell’abbigliamento hanno chiuso qui in via Padova, come in una delle vie dello shopping più affollate di Milano: corso Buenos Aires, ormai deserta. Della serie la pandemia non guarda in faccia nessuno, tuttavia, io noto che i primi a cadere sono i servizi che si sono “sporcati le mani” con la cultura, alimentare o nelle proposte forse troppo di nicchia per questa società. E credo che la vera scomparsa di questo periodo sia proprio lei: la cultura. D’altronde, nella conferenza stampa di un giorno fa non si è nemmeno accennato alla cultura, se non all’istruzione, con Cecchi Paone che ha fatto L’Isola dei famosi. E più ci penso più mi viene da piangere. Adios amigos

 

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