Addio a Battiato anche grande pittore

Franco Battiato, durante la mostra “Quisque Faber Fortunae Suae” a Istanbul

L’oppressione e l’irresolutezza di molti impegni accumulati non mi hanno permesso di scrivere della scomparsa di Franco Battiato nella giornata del 18 maggio. Mancanza ben colmata dai ricordi di chiunque, anche tristemente proclamati da comunicati stampa che avvisavano che tal artista aveva espresso il suo cordoglio con le parole, contribuendo a confermare la giustezza della visione amara che aveva Battiato in sue sentenziose canzoni, che contengono versi che perfettamente esprimono la decadenza della società contemporanea: basta pensare a “La musica contemporanea, mi butta giù” da me continuamente citato – soprattutto quando ho letto dell’euforia per la vittoria dei Maneskin all’Eurovision, o leggere il testo di Povera patria:

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà,
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà,
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare
Però quasi tutti i ricordi.

Ho pensato che però gli dovessi lo stesso un ricordo perché la maggior parte delle commemorazioni lette e sentite lo ricordavano esclusivamente come cantante, grande poeta. Invece la grandezza di Franco Battiato sta nell’essere stato un grande artista in tutte le declinazioni artistiche.
Le sue canzoni erano riflessioni filosofiche in poesia, quindi con la sua musica esplorava altri due ambiti, inserendo non soltanto argomenti, ma anche termini affatto desueti, o esterofili, che non potevano che arricchire chi lo ascolta.
Canzoni con argomenti mai affrontati prima La prospettiva Nevski, ma anche più pop, come Sul ponte sventola bandiera bianca e ballabili come Cuccurucucu paloma o Voglio vederti danzare, oppure un mix tra le due vie perché Cerco un centro di gravità permanente unisce filosofia e religione orientali per un’esistenza che cerca uno stadio di coscienza, una centratura del proprio Essere che osserva il mondo esterno ma anche il proprio apparato psico-fisico, la nostra personalità. In altre parole, chi è centrato diventa un osservatore, di se stesso e degli altri.

I riferimenti per le sue opere pittoriche meravigliose sono invece tutti mediorientali e prerinascimentali. Tutti i suoi ritratti sono bidimensionali su fondo oro, o con texture geometriche, come i turbanti-cappelli a cilindro, di cui non ha il minimo interesse di rappresentare tattilmente il tessuto. Ne risulta un‘arte figurativa, ma completamente astratta che cattura visioni mistiche attraversate da realismo magico. Così come il suo cinema.

 

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