Obesità stimolata dalle immagini succulente

Le persone obese desiderano eccessive quantità di cibo per un’alterazione di connettività a livello di specifici circuiti cerebrali.
Lo dice uno studio di ricerca dell’Università Milano-Bicocca e si tratta di uno studio molto interessante perché apre la strada a nuovi interventi terapeutici per il trattamento dell’obesità..
Sono partiti dalla teoria secondo cui alimenti appetitosi, il più delle volte ricchi di sale, zucchero e grassi, creino uno sbilanciamento nella forza di alcune connessioni cerebrali che originano dal cosiddetto ‘sistema di ricompensa’ (un gruppo di strutture neurali responsabili della motivazione a ricercare stimoli gratificanti).
Lo studio dimostra che nei pazienti con obesità, l’area tegmentale ventrale (una regione cruciale del ‘sistema di ricompensa’) è connessa in modo anomalo con il resto del cervello. “Abbiamo studiato – precisa Laura Zapparoli, ricercatrice del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca – la forza delle connessioni tra alcune aree cerebrali che appartengono al cosiddetto ‘circuito del piacere’ o ‘sistema di ricompensa’ e il resto del cervello, in persone normopeso e in pazienti affetti da obesità. I risultati mostrano uno sbilanciamento nella forza di alcune di queste connessioni cerebrali nelle persone obese. Si rileva una connessione più forte con aree del cervello deputate all’elaborazione visiva di cibi e una connessione più debole con un’area del lobo frontale coinvolta nel controllo inibitorio del comportamento. Abbiamo ipotizzato che questo sbilanciamento nelle connessioni possa riflettere la difficoltà dei pazienti obesi di resistere alla tentazione quando vengono esposti al cibo”. Insomma, se vedi un alimento succulento, in virtù di questa aumentata connettività cerebrale, una persona obesa tende ad anticipare la gratificazione rispetto ai soggetti normopeso e quindi incentivare e stimolare in misura maggiore il consumo. Peggiora la situazione nei bambini già obesi che stanno ore davanti alla tv o ai device, che vedono di continuo immagini di cibi ultra processati ricchi di calorie e zuccheri, sarebbero, dunque, maggiormente esposti alla malattia.

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