L’alimentazione naturale degli antichi Romani

Vi ricordate il pane e olio che si consuma a merenda nella scuola Stella Cilento? Una sana abitudine che mira a incoraggiare gli alunni ad adottare uno stile di alimentazione più sano ed equilibrato, seguendo la classica dieta mediterranea ed evitando il consumo di prodotti ultraprocessati?
A Pompei sono stati rinvenuti una bottiglia di vetro contenente olio d’oliva solidificato, ancora sigillata col suo tappo in sughero, insieme con un pane carbonizzato – evidentemente dall’eruzione vesuviana – offrendo un’incredibile testimonianza della vita quotidiana degli antichi Romani. Questi preziosi reperti, conservati al Museo Archeologico nazionale di Napoli e dipinti insieme anche in una pittura murale, ci confermano che quasi 2000 anni fa sotto le ceneri del Vesuvio, le abitudini alimentari e le tecniche di conservazione del tempo erano più sane di quelle contemporanee.

Pane carbonizzato ritrovato a Pompei, ora conservato al
Museo Archeologico nazionale di Napoli.
© Wikipedia

Ci documentano le abitudini alimentari e le tecniche di conservazione del tempo: l’olio era conservato in bottiglie di vetro e anfore olearie, come quelle visibili al Museo Archeologico nazionale di Napoli, dove possiamo ammirare anche le olive, di cui resta il seme e parte della polpa, utilizzate come commestibile.

Bottiglia di vetro con olio consolidato rinvenuto a Pompei, ora al Mann.
© Barbara Ledda

I Romani consumavano anche frutta, come dimostra il nocciolo di pesca rinvenuto in una domus di Pompei. Il reperto vegetale attesta la coltura nell’area vesuviana di questa specie botanica originaria della Persia, secondo le fonti antiche. Un grosso quantitativo di fichi, noci ritrovati a Ercolano e un un ingente quantitativo di melagrane rinvenute ad Oplontis, nella Villa B, sistemate su apposite stuoie per la conservazione documentano un elevato consumo di frutta.


Natura morta con animali e frutta, da Pompei,
; Museo Archeologico Nazionale di Napoli
© Wikipedia


Testimoniano le abbuffate di frutta anche l’affresco parietale che rappresenta un cestino in vetro colmo di frutta che adorna una delle sale della Villa romana di Poppea Sabina a Oplontis a Torre Annunziata. Questo affresco, risalente al I secolo d.C., è un esempio sublime dell’arte decorativa romana, caratterizzata da una straordinaria attenzione ai dettagli e da un realismo sorprendente, si veda la frutta imperfetta come la natura la fa crescere se non trattata chimicamente, anche Caravaggio metterà in mostra la mela bacata nella sua Canestra di frutta, preludio alla frutta marcia.

Caravaggio Fanciullo con canestro di frutta. Credit foto© Wikipedia


Tutti questi reperti rivelano oltre che l’abilità artistica e manifatturiera antiche con cui cibi e abitudini venivano rappresentati e conservati, l’importanza della cucina naturale nella cucina romana: si stava meglio quando si stava peggio! Ma si stava davvero peggio?

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