Come mangiamo? Il resoconto del 2024. Peschicidi nel piatto

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Uno dei consigli che mi hanno dato tutti i medici quando chiedevo cosa fare per non avere una recidiva di cancro al cervello, mi rispondevano di eliminare innanzitutto tutti gli agenti chimici che inevitabilmente investono le nostre vite. Ricordo che mi avevano anche proibito di usare i colori per dipingere e ho ancora un quadro da finire e che non vedo l’ora di firmare con la scritta pinxit 2013 – 20XX.
Il mio primo pensiero è andato a frutta e verdura da sempre alla base dei miei pasti e che sapevo essere pieni di pesticidi.
Avverto l’assenza della naturalità precipua di frutta e verdura perché distanti anni luce al palato e al naso da quelli che mangiavo da bambina durante le vacanze estive in Sicilia e che ancora oggi ritrovo in quelle che mi procurano direttamente dall’orto. Ricordo quando con tutte le famiglie imbottigliavamo sulla terrazza dei miei nonni la salsa di pomodoro che doveva sevirci per tutto l’anno: al profumo non resistevano neanche le mosche attratte come api al miele. Per non parlare delle melanzane.
Perché al giorno d’oggi chi mangia frutta e verdura mangia anche i pesticidi con cui l’industria alimentare innaffia i campi per farli abbondare.
L’ultimo rapporto realizzato da Legambiente e Alcenero Stop pesticidi nel piatto 2024 purtroppo non lascia dubbi sulla presenza dei pesticidi nella frutta, nella verdura, nell’olio e nel vino.
I risultati sono stati ottenuti su oltre 5.200 campioni provenienti da agricoltura sia tradizionale che biologica. In totale, il tasso di anomalie è stato dell’1,3%, mentre il 41,3% presentava tracce di uno o più residui di pesticidi.
Si legge nel rapporto: “Per quanto riguarda l’agricoltura convenzionale (5162 campioni), solo l’1,36% degli alimenti ha superato il Limite massimo di residuo (LMR) o presentava sostanze non ammesse o fitofarmaci ritirati dal mercato, un dato in miglioramento rispetto all’edizione 2023. Inoltre, il 57,32% dei campioni è risultato regolare, privo di residui. Tuttavia, il 41,32% ha mostrato tracce di uno o più residui di fitofarmaci, con un 14,99% di monoresiduo e un 26,33% di multiresiduo. Questo rappresenta un lieve peggioramento rispetto al 39,21% registrato nella rilevazione precedente”.
La categoria peggiore è risultata essere la frutta, con il 74,1% di campioni contaminati da uno o più residui (rispetto al 67,96% dell’anno scorso), che deve ritenersi non idonea all’alimentazione dei bambini, con l’1,49% non idoneo all’alimentazione nemmeno degli adulti per superamento dei LMR. Poi troviamo la verdura (34,4%) e i prodotti trasformati (29,6%), con i peperoni (59,5%), seguiti da cereali integrali (57,1%) e dal vino (46,2%).

In particolare, le pesche hanno registrato la percentuale più alta, con il
75,53% di campioni che presentano più residui contemporaneamente, seguite dagli agrumi (69,10%) e dai piccoli frutti (66,10%)

Nonostante ciò, la spesa per il comparto ortaggi – freschi e trasformati – cresce del 2,5% trainata dalle patate: spesa +9,5% grazie al +18,7% dei prezzi medi, e dagli altri ortaggi freschi per i quali la spesa cresce al 4,4%. Ancora in flessione la spesa per frutta e verdura in busta (-2,5%) e i surgelati (-1%). La spesa per il comparto frutta cresce dell’1,6% malgrado il contributo negativo del segmento agrumi (-5,5%).

Al contrario, nel 2024 è stata registrata una flessione della spesa per il comparto dei prodotti lattiero-caseari (-2,6%), all’interno del quale si riscontra una generalizzata contrazione sia dei volumi che dei prezzi medi. Il latte fresco registra le maggiori perdite (-7,4% i volumi e – 9,2% la spesa su base annua). La dinamica negativa interessa anche tutte le carni (-3,1%) e non risparmia i salumi (-1,7%), colpendo con maggior intensità quelli di valore unitario più alto (-9,2% i volumi di prosciutto crudo). In crescita solo i consumi di uova (+3,9% i volumi e +2,1% la spesa).
Di questo calo dei consumi animali e derivati, dovremmo essere contenti noi di Alimentarmente che sosteniamo una spesa green e vegana. Invece,
questi cali dipendono non da scelte più consapevoli del consumatore, ma per abbattere i costi soprattutto dei più giovani, mentre continua a crescere la spesa per i nuclei familiari più maturi (Older couples +0,7% e Older singles+3,7%).
Dovremmo invece essere contenti del Rapporto Coop che registra che il 41% degli italiani dichiara di voler smettere di mangiare carne rossa o comunque ridurne il consumo e il 39% è disposto a ridurre il consumo di tutte le carni per l’ambiente. Il 22%, invece, ha già eliminato o ridotto il consumo di tutti i tipi di carne e si registra una crescita tra i vegani che passano dal 2% al 4%, mentre vegetariani (6%), flexitariani (7%) e reducetariani (8%) restano stabili.

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