Il ritorno a La terra buona

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La terra buona è ispirato a tre storie vere la cui somma ne scrive una scientificamente e alimentarmente reale.
Le tre storie si incastrano nella finzione, ma non nella realtà.
Si tratta della storia di un ricercatore in fuga perché perseguitato per le sue cure anticancro alternative, che consistono nella somministrazione della medicina con uno stile di vita sano, legato alla natura e alla cura della propria anima, per riuscire ad alleviare almeno le sofferenze interiori, sperando così di avere un riscontro positivo sul corpo e favorirne la guarigione.

Io ho avuto soccorso, a volte, da una piccola foglia, da un frutto così ben fatto che dava sollievo a un mio disordine di fondo.

(Mariangela Gualtieri)

Quindi, supporta come Alimentarmente, tesi sulla necessità di un ritorno all’alimentazione naturale e all’alimentazione dello spirito con discipline olistiche e si allude a Franco Berrino, mentre nella fuga dalla persecuzioni della Medicina ufficiale in eremi remoti potrebbe riferirsi a Ryke Geerd Hamer. Da quando mi sono ammalata, ho sentito parlare molto di quest’ultimo, il quale ritiene che il tumore sia il frutto di un conflitto psichico e per la cura rinnega l’uso di farmaci – perciò radiato dall’Albo professionale dei Medici e le sue teorie non sono mai state sottoposte a una sperimentazione scientifica seria – motivo per cui non le ho mai adottate.
Hamer è stato condannato più volte per esercizio abusivo della professione medica e frode, e ha trascorso molti mesi in carcere in Germania e Francia.
La seconda storia è quella di una ragazza malata di cancro al sistema linfatico che cerca una speranza in queste cure alternative (e qui troppi esempi ci sono).
Infine, la storia di padre Sergio De Piccoli, monaco benedettino, vissuto per più di 40 anni in un magnifico angolo della Valle Maira, baciato dal sole in tutte le stagioni, a 1.580 metri di quota, dove ha ristrutturato il monastero e raccolto nella canonica 59mila volumi, collezionati in tutta la sua vita – ossia la sua immensa conoscenza – trasformandola nella Biblioteca più alta d’Europa, che raccoglie volumi destinati nel film ai protagonisti delle altre storie, dal monaco denominati gli Illuminati, “investiti” in una sacra cerimonia con un sacchetto di terra buona con cui incollana tutti i protagonisti del film.

© https://www.vallemaira.org/attrazioni/biblioteca-di-padre-sergio/


La storia scientificamente reale contenitore delle precedenti è quella della Medicina che ormai non può più negare che tra le principali cause di tante malattie c’è il distacco dalla genuinità e autenticità della terra buona, da Madre Natura, per dirla altrimenti.
Si insiste anche sulla necessità di alimentare lo spirito e l’anima per svuotarla dalle sofferenze represse ed elevarla a una spiritualità sana e autentica – e anche qui si intravedono i due Medici «alternativi».
Come nella più classica delle pièces ci sono poi gli aiutanti: Martino di Giulia, detta Gea – che in greco si traduce Terra, che lei interpretava da piccola in una recita con Martino che invece era Zeus.

Altare di Pergamo: Zeus combatte contro vari giganti. A destra, Atena tiene per i capelli il gigante Alcioneo, mentre sua madre Gea implora pietà dalla dea guerriera. © Vicenç Valcárcel Pérez – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99733853


Ma Martino non è il dio degli dei e degli uomini, cerca soltanto di favorire l’amica, facendosi da tramite con lo zio Don Lorenzo, che potrebbe aiutarli a cercare il monaco benedettino che li aiuterà sicuramente a incontrare Giuseppe Mastroianni, un medico lì in fuga a causa delle cure alternative e sperimentali contro il cancro nate dalle sue ricerche e vietate in Italia. Con Giuseppe, chiamato Mastro – che vale anche e soprattutto come Maestro – c’è il fidato compagno Rubio, facile all’ira, pur di proteggere Mastro, se stesso e le loro ricerche alternative per curare il cancro.
Entrambe le amicizie sono infinitamente profonde e salde.
L’idea di fondo è molto chiara: soltanto con la vera Conoscenza, incarnata da padre Sergio De Piccoli, si può sperare in una vita terrena migliore.
Lo si comprende ancora meglio con Martino, seppure non Zeus, davvero un personaggio mitologico. Lo si comprende già nelle salita del Monte Ventoso: Gea – come la Madonna sulla soma – è seguita a distanza dall’amico che pare il povero Dante Alighieri, indaffarato nella sua ascesa del purgatorio prima del paradiso dopo aver raggiunto il parroco e la Divina Commedia altro non è che un viaggio per “seguire virtute e canascenza, in particolare, di sé.
Questa montagna è tale che all’inizio l’ascesa è sempre molto faticosa; quanto più si va su, tanto meno è ardua.

Questa montagna è tale che all’inizio l’ascesa è sempre molto faticosa; quanto più si va su, tanto meno è ardua.

Dante Alighieri, Divina Commedia

E a volte la vera conoscenza può essere trovata nelle teorie alternative.
Io soltanto guardando le immagini della Val Grande, dove il film è stato girato dal regista e produttore Emanuele Caruso, della biblioteca e degli Illuminati, mi sentivo serena e piena di speranza nell’accoglimento della necessità sempre più stringente di uno stile di vita che ritorni alla terra. Buona.

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