Resistere ‘Ora e sempre, Quando l’arte è testimonianza’ non solo alla Casa della memoria

In occasione dell’80° anniversario della liberazione, Milano – città medaglia d’oro della resistenza – ancora e sempre resistenza dedica alla liberazione dall’occupazione nazi-fascista ben 2 mostre, una dal titolo Arte della resistenza alla Fondazione Corrente di via Carlo Porta in programma fino al 10 luglio, l’altra Ora e sempre, Quando l’arte è testimonianza alla Casa della memoria in via Confalonieri.
La prima mette in mostra 68 opere su carta, provenienti dalla Collezione Mario De Micheli (Comune di Trezzo sull’Adda) e attualmente conservate presso il Museo della Permanente realizzati tra il 1941 e il1945, testimonianze dirette di un’epoca di lotta e di trasformazione culturale.

Purtroppo non sono riuscita ancora a vederla, così vi parlo della seconda che invece ho potuto gustare come luce dell’avvenire in una giornata terribile di vento e pioggia torrenziale. È l’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che ha organizzato e presenta questa collettiva dedicata alla Resistenza, dal 17 aprile al 25 maggio; la curatela è di Francesca Pensa e Giorgio Seveso. In 80 anni di Resistenza, importanti artisti del passato e artisti contemporanei, entrambi d’ambiente milanese o lombardo hanno testimoniato e testimoniano oggi attraverso la loro arte i valori civili della Festa più bella che c’è – quest’anno il pezzo dedicato è arrivato tardi, è vero, ma non poteva non arrivare! Il senso della mostra è apertamente dichiarato: “Questa raccolta di opere d’arte non è direttamente intesa sulla Resistenza bensì per la Resistenza”, attraverso queste opere non si intende soltanto ricordare, ma esprimere convergenza, compartecipazione, solidarietà con le idee, i contenuti e le qualità civili della nostra grande impresa partigiana e i suoi valori civili che possono, anzi devono essere tuttora condivisi.

Gioxe De Micheli, Non tappiamoci la bocca. Acrilico su carta del 2025.
Mi piace iniziare la rassegna con Non tappiamoci la bocca di Gioxe De Micheli con un un faccione imbavagliato da due manone intrecciate, perché mi sembra la migliore risposta alla richiesta furba del governo Meloni di un 25 aprile sobrio, approfittando schifosamente del lutto da tenere per la morte di papa Francesco. Tumulato il papa, se la sono presa con i personaggi dello spettacolo Geppi Cucciari ed Elio Germano – o come li ha definiti Alessandro Giuli, ministro della Cultura (che ridere, se non mi venisse da piangere: l’ha piazzato alla cultura): “la sinistra prima aveva intellettuali, poi influencer, ora solo comici”, rincarando la dose: “una minoranza rumorosa che si impadronisce perfino del più alto luogo delle istituzioni, cioè il Quirinale, per cianciare in solitudine”, mica in massa come i Camerati che loro sì possono fare il saluto romano. Invece Elio Germano premiato con il David di Donatello andava imbavagliato per non fargli dire: “La nostra democrazia viene anche dalle battaglie del movimento operaio, studentesco e femminista. Voglio allora dedicare questo premio a quelle persone che lottano e continueranno a lottare per la parità di dignità, uno dei principi della nostra Costituzione.
Tutte le persone devono essere degne allo stesso modo: un persona povera di una persona ricca, una donna di un uomo, un italiano di uno straniero, un nero di un bianco. E permettetemi di dire, un palestinese di un israeliano”… Proprio un burlesque!

Giancarlo Colli, Figure, anni ottanta del Novecento, olio su tela, 40×56 cm
C’è bisogno di parlare di libertà di gridarla con rabbia, altro che sobrietà oggi come allora, come fa Giancarlo Colli attraverso la sua arte e le Figure in mostra – tre uomini e persino un cavallo rabbiosi – che è un pittore milanese resistente come dalla sua dichiarazione: “Nel mio lavoro di pittore, il filo conduttore è sempre stato, e lo è tuttora, l’interesse per l’uomo e per tutto ciò che gli sta attorno e lo riguarda, per tutto ciò che lo opprime, per la violenza che subisce e che manifesta”.
I toni vibranti di rosso,magenta, arancione e blu dominano la tavolozza, creando un’atmosfera di vitalità e velocità, alla Boccioni, ma l’espressionismo è l’arte della resistenza.
E compaiono i grandi nomi: la lezione espressionista che caratterizza molte opere di Enrico Baj legate a temi di critica sociale e antimilitarista, elementi ricorrenti nella sua produzione artistica è proposta da La morte dell’anarchico Pinelli, precipitato (attivo o passivo?) dalla finestra della questura di Milano.

C’è pure Dario Fo con il combattente per la libertà Cola di Rienzo che è l’ultimo dei tribuni del popolo. La Comune da lui fondata a Roma è concepita come l’Oltretomba dantesco.

Non sono da meno i meno noti: in via Falconieri, ci sono due opere vicine strazianti: Il grido tutto denti di una donna scavata dalle rughe della disperazione con una Crocifissione, intitolata Resistenza, accanto con i protagonisti deformati nel grottesco: il boia ha la bocca e gli occhi inferociti e alienati dalla rabbia viscerale, mentre Cristo ha gli occhi spalancati che guardano umanamente atterriti lo spettatore a ricordargli del sacrificio di lui fatto dal Padre, così come dei partigiani per liberarci.

Aurelio Ceccarelli, Il grido. 1970, acrilico su tela, 60×50 cm
È un tema molto presente in mostra quello della Passione di Cristo, è il confronto tra i due sacrifici è palesato in un commovente Cristo morto, che in realtà evinciamo dal titolo essere un Martire di piazzale Loreto risucchiato da un acquerello verde dal quale si proteggono due mani aperte atterrite quasi liberate dalla stretta delle manette che bloccano quelle sotto. Dietro le quali con un soldato armato di fucile si palesa, appunto, che poveri Cristi siano stati coloro che hanno combattuto contro il regime.

C’è Mirko Gualerzi che per tradire questa affinità si serve del polittico a guisa dei rinascimentali con il suo Polittico del falciatore, colorato però con i colori complementari che per lo stridere erano vietati a quei tempi.

Quello che meglio sa coniugare il tema del sacrificio della Passione con l’espressionismo è la Fucilazione di Aligi Sassu che mette in mostra tutta l’arroganza dei neri con i fucili rosso sangue puntati su un partigiano, in ginocchio tra i suoi compagni ai quali non è stata riservata alcuna pietà.

Ma è la scultura quella che più muove l’animo e deforma i corpi in senso espressionista i protagonisti della Resistenza.

Mentre l’espressionismo in mostra dà le sue prove migliori con le sculture – due espressioni d’arte purtroppo molto spesso neglette. Coniuga ancora pittura e scultura la terracotta che riproduce la disperazione della Madre china sul cadavere del Figlio tipico nel compianto in terracotta modellato da
Agostino Fonduto in tante chiese meneghine.

C’è un piccolo bronzo di Giovanni Paganin, così contorto nel bronzo che soltanto il titolo dell’opera ci fa capire che si tratta di un Uomo: qui l’espressionismo sembra sfociare nell’esistenzialismo.

Dietro l’Uomo, l’amico più fedele: Cane di Agenore Fabbri che, pare fondere i due materiali delle precedenti opere, colorando la terracotta con il color bronzo. L’occhione languido sembra piangere l’esistenza straziata del padrone.
Floriano Bodini su un piedistallo eleva nel bronzo il Lamento sull’Ucciso

Floriano Bodini, Lamento sull’Ucciso (bozzetto) 1962, bronzo, 53x24x47 cm
I contemporanei resistono ancora oggi dipingendo i simboli della Resistenza e dell’Italia liberata, quali il tricolore e il rosso del foulard legato al collo di Bimbo ritratto da Antonio Miano nel 2025.
Antonio Miano, Bimbo Ritratto. 2025, olio su tela, 40×23 cm Barbara Pietrasanta, Rubabandiera 2025, olio su tela, 40×30 cm
Milano resiste ancora in Carmelo Violi che, nel 2025 con modi e colori futuristi dipinge un corteo per il centro di Milano, che è quello di ieri come quello di oggi.
Carmelo Violi, Milano resiste 2025. acrilico su tela, 40×30 cm
Monumenti come il cimitero di lapidi su cui volano liberi aquiloni che sono animi di Giancarlo Pozzi, Vincenzo Balena dipinge su carta nel 1983 il Progetto per il Monumento alla Resistenza per piazza Miani, effettivamente eretto il monumento ai caduti della Barona.
Ancora nel 2025 Milano resiste in una tela contemporanea di Carmelo Violi.
Ora e sempre. Quando l’arte è testimonianza
Casa della Memoria di Milano
Dal 18 aprile al 25 maggio 2025
1945 – 2025 Ottantesimo anniversario della Liberazione e della Resistenza
Mostra organizzata da ANPI Prov. Milano e Comitato Artisti e Resistenze
a cura di Francesca Pensa e Giorgio Seveso