Love a Palazzo della Permanente l’amore parla contemporaneo

Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Troppi, non i migliori, lo hanno fatto rimare con cuore. È stato cantato, vaneggiato, filmato: l’amore. Ora Milano lo mette in mostra con Love, fino al 23 luglio 2017 al palazzo della Permanente. Un vero e proprio amore per l’arte contemporanea. Perché si inizia dalla pop art con il suo principale esponente Andy Warhol e la sua amata musa Marilyn Monroe. Tom Wesselman e Francesco Clemente preferiscono zoomare su particolari provocanti della donna che vengono ingigantiti e colorati forte per attrarre. L’ingrandimento– tipico della pop art, come se più ce n’è meglio è, è anche nell’enorme cuore penzolone dal soffitto ricamato con posate di plastica rossa. Autrice: Joana Vasconcelos. Che ci introduce a un altro tema caratteristico dell’arte contemporanea: la ieraticità quella delle coppie melting pot di Vanessa Beecroft o omosessuali (di) Gilbert & George. Tutte gigantesche, inutile precisarlo. Dall’amore può anche essere difficile fuggire: è soprattutto Mark Manders a sostenerlo, incastrando i suoi corpi femminili plasmati nella resina, che sembra creta, in una sedia o incastrati tra assi di legno. La scultura torna classica con Mark Quinn, il quale ruba nel marmo un Kiss complicato da una lei bassa e cicciottella. Mentre le due teste mutile del corpo, di Francesco Vezzoli, quella di donna del 117/138 a.C. circa, con le labbra colorate, proprio come facevano gli antichi, congiunte a quelle del volto di un uomo del II secolo in un Eternal kiss, perché l’amore è eterno sia se vero, sia se abitudine. È pop quella di Marc Quinn,che pianta grandi mazzi di fiori colorati, a coltivare “la gioia di una natura felice, la festa di un arcobaleno danzante, un tripudio abbagliante di luci che allontana il sospetto del male, che impedisce alle ombre di invadere il terreno”, scrive il curatore della mostra Danilo Eccher.
L’amore poi è scritto ovunque. Robert Indiana lo scrive in inglese e italiano, rompendo la O per attirare attenzione su questo sentimento. Tracey Emin ci illumina al neon sulla sofferenza d’amore, con Forgotten heart, You saved me e Those who suffer love. Tracey Moffatt racconta frammenti d’amore, in postit e messaggi d’amore raccolti e appiccicati su una gigantesca bacheca. Alla fine del percorso espositivo, anche noi siamo chiamati a scrivere cos’è per noi. Cri si chiede, come i Nirvana, se puoi sentire il mormorio del suo amore. Io preferisco la melodia tristissima del fado nella sala delle Beecroft. Per me l’amore è sottiletta, nutrimento sottilmente grasso.
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