Inquinamento dell’aria e tumore
Con il ritorno in città, l’aria si fa pesante soprattutto rispetto a quella più fresca e leggera di mare, montagna e campagna. La differenza salta al naso, soprattutto nelle grandi metropoli: non si può non notare che l’aria dei capoluoghi, come Milano, per esempio, puzza. Nella mia zona di residenza vicina a quello che dovrebbe essere un polmone verde milanese, cioè il parco Lambro, nella giornata del 4 settmbre 2017, infatti, si registrava – secondo Amat – bollino nero. E la vicina tangenziale Est ha superato la soglia di allarme.
In realtà è difficile dimostrare una relazione tra inquinamento e rischio di tumore, soprattutto al polmone. Eppure esiste una connessione ben nota tra inquinamento e infiammazione dei polmoni che può in parte spiegare come lo smog possa favorire la comparsa del cancro. Uno studio in 9 Paesi e condotto su 300.000 persone seguite per oltre 13 anni ha dimostrato la relazione tra aumento delle polveri sottili e numero di tumori, indipendentemente da altri fattori come il fumo di sigaretta. Lo studio, risalente al mese di luglio del 2013, è pubblicato sulla rivista Lancet Oncology. È stato condotto in 36 diversi centri europei e ha coinvolto 300.000 persone tra i 43 e i 73 anni in nove diversi Paesi. Per l’Italia ha partecipato il gruppo di epidemiologi dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano. I dati ottenuti, che fanno parte del progetto ESCAPE (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects), riguardano persone tenute in osservazione per ben 13 anni. Sono stati registrati le abitudini di vita e i cambi di residenza di ogni persona, per mettere in relazione l’eventuale comparsa di un tumore polmonare con il grado di inquinamento delle aree in cui hanno abitato. Nel corso del periodo di osservazione si sono ammalate di cancro al polmone 2.095 persone. Di ognuna di esse è stata studiata l’esposizione alle cosiddette polveri sottili (PM 10 e PM 2,5), legate soprattutto all’inquinamento da traffico, ma anche ad altre sostanze prodotte dai riscaldamenti o dalle industrie.
Inoltre, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha annunciato l‘inserimento dell’inquinamento atmosferico come carcinogeno del gruppo1. Questa categoria viene utilizzata quando vi è sufficiente prova di cancerogenicità negli esseri umani. Eccezionalmente, l’agente può essere inserito in questa categoria quando l’evidenza di cancerogenicità negli esseri umani è inferiore a quella sufficiente, se non vi sono prove sufficienti di cancerogenicità negli animali sperimentali e in prove forti che l’agente agisce attraverso un meccanismo rilevante di cancerogenicità.
Gli effetti tossici, poi, di alcuni componenti dell’inquinamento cittadino (come il benzene) sul DNA cellulare, sono noti da anni – e dimostrati da numerose ricerche epidemiologiche – che i polmoni di chi abita in città sono più frequentemente infiammati, così come è risaputo che le malattie infettive stagionali, come le bronchiti, guariscono con maggiore difficoltà in inverno e nei luoghi molto inquinati, proprio perché lo smog mantiene attivi i fenomeni infiammatori. E l’infiammazione, quando è cronica, favorisce la crescita tumorale.
2 Risposte
[…] la gara dei runners, è partita quella di noi corridori. L’aria era pesante a causa del forte inquinamento. Guarda la pink […]
[…] al rientro dalle ferie, abbiamo insistito sulla mal’aria delle città e ogni giorno le cronache ci informano che il tasso di smog nel Nord Italia è alle stelle. […]