Loro 2: l’adulazione per Berlusconi è anche di Sorrentino

Se nel primo Loro Sorrentino si dimostra un pusillanime, in Loro2, addirittura assume la difesa di Silvio Berlusconi, non mostrandone mai le malefatte, anzi le rare volte che lo fa, si serve di una comicità che le smorza e ridicolizza riducendole a birichinate di un bontempone. Per esempio, subito all’inizio, i tentativi di condurre dalla sua parte sette senatori diventano giri di campanellino, e invece con quella mossa Berlusconi aveva fregato gli italiani. E tutti i leccapiedi vogliono approfittarsi di Lui che alla fine è pure offeso da una delle signorine che invita a una cena elegante e fregia di un ciondolino con farfalla e lei? Lei paragona l’alito del protettore a quello del vecchio nonno: poverino, un’altra truffa ai danni degli anziani! Anche la moglie Veronica vuole fregarlo, perché se B. Le ha permesso di elevarsi dallo status di velina, permettendole di leggere Saramago, di meditare nei templi cambogiani,riprodotti anche in Sardegna, in cambio di concedergli un po’ di amore altrove e guasconerie, lei no, Veronica lo abbandona, manco fosse stato il peggiore dei mariti, Lui che per tutto il film con le prostitute di cui si circonda non fa assolutamente mai nulla di sconveniente. È il mondo corrotto che lo tenta e lo adula per ottenere posti in parlamento o nel grande e piccolo schermo. È circondato a tal punto da cortigiani che in una cena elegante, come la chiamano Loro, una elegante invitata all’annuncio dell’arrivo del padrone di casa e di tutto, persino afferma, tra le sviolinate delle altre ragazze, che sono anche di Sorrentino, “Non è nemmeno così basso, come dicono”. Ma va, è piacente e i capelli non sono disegnati! E l’adulatore Sergio Morra ottiene di organizzare la sua cena elegante soltanto a patto che non circoli droga e, mentre in Loro1, si sniffa di continuo, nel secondo si vede soltanto una sniffata veloce, già perché se ti avrebbe beccata il papi ti avrebbe rimproverata duramente. La beatificazione di santo Silvio arriva all’Aquila, dove dello schifo della telefonata, che definisce il terremoto un colpo di culo, si sente soltanto lo squillo insistente nel buio della notte del telefono. Fai sentire il parlato, caro Sorrentino, dai un po’ di coraggio! Col cavolo! Si stacca sull’anziana signora che nel terremoto ha perso la dentiera, ma che problema c’è? Meno male che Silvio c’è e in tempi record farà ricostruire un complesso di case ht, senza dimenticarsi della richiesta della signora. A proposito di Meno male che Silvio c’è, credo che l’unica trovata divertente del regista della difesa sia la coreografia cantata e ballata del terribile motivetto di Forza Italia come se momento di punta di un programma di Maria De Filippi o Barbara d’Urso. Quanta cultura e decenza. E la domanda di chiusura a Veronica e al Paese la fa proprio Berlusconi, quando alla fine tormentato chiede alla moglie: perché sei stata con me così tanti anni, nonostante mi reputi una brutta persona? Nessuna risposta.
E così anche Sorrentino ci frega perché non basta dire che si fa un film su Berlusconi per pensare che demolisca il leader di Forza Italia, ma sicuramente chiama al cinema tantissimi spettatori. Le uniche due immagini registiche che ho apprezzato vengono da atri registi veramente magnifici. Lo squillo insistente e inascoltato dell’Aquila, che richiama quello di C’era una volta in America di Sergio Leone. Soltanto che Leone lo utilizza come squillo di trombe per introdurre il racconto della decadenza in misfatti di un gruppo di giovani amici, Sorrentino per evocare fumoso fino a omettere quanto possa essere squallida l’umanità. Poi c’è il Cristo in volo un omaggio a Federico Fellini, dove il Cristo che vola in aereo comunica la ieracità dell’ispirazione artistica, mentre in Sorrentino non significa niente di oltre se non la riqualificazione dell’Aquila post- terremoto.

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