Meditazione e cancro
Dopo l’esperienza sestese e quella alimentare, ho iniziato a praticare vere e proprie meditazioni guidate dalla mia insegnante di danzaterapia o con l’arpa e ho iniziato ad accedere al mio io più profondo.
Il cancro colpisce il nostro sistema psicologico, quando si contrae questa malattia è quasi automatico purtroppo pensare che si è prossimi alla morte, che non c’è più niente da fare, che non esista una cura definitiva. Si vede tutto nero. Per fermare questi pensieri negativi è importante informarsi bene e soprattutto seguire le cure raccomandate dall’oncologo. Ma la meditazione può coadiuvare nella cura della neoplasia? Da febbraio 2013, nell’ospedale Bellaria di Bologna, quaranta pazienti oncologici hanno sperimentato la meditazione tibetana Tong Len per aiutarsi a guarire dal tumore. L’epidemiologo Franco Berrino spesso, nei suoi Mercoledì della prevenzione all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, riservava qualche minuto della lezione alla meditazione. E, quando al professor Umberto Veronesi è stato chiesto se un atto spirituale come la meditazione possa aiutare a guarire il tumore, ha risposto: “Se vogliamo veramente rispondere a questo interrogativo occorre vedere come alcuni ricercatori continuino a considerare l’atto spirituale come qualcosa di scisso, ossia al di fuori del mondo delle azioni e della quotidianità umana. Si considera l’atto spirituale come qualcosa “da religiosi” che non ha un vero e proprio impatto sulla vita pratica di tutti i giorni, dove ci vogliono invece azioni (e cure) concrete.
Spirituale deriva appunto da spirito, che a sua volta deriva da soffio, alito d’aria (spirare). A questa idea di qualcosa di invisibile, secondo la spiritualità si associa l’idea di una forza, appunto invisibile, che regola, gestisce e tiene in vita le funzioni visibili degli organi, apparati e tessuti del corpo umano. Diciamo che il corpo è una macchina meravigliosa che, come tutte le macchine, necessita di un autista o di un impulso che la possa mettere in moto per essere poi manovrata. L’impulso che “mette in moto” e manovra il corpo è proprio questa forza invisibile, agli occhi fisici, ai sensi. Non bisogna sconvolgersi troppo dinanzi alla parola invisibile perché la maggioranza delle scoperte scientifiche sono state fatte proprio confidando nell’invisibilità delle forze. Prendi Edison, ad esempio, o Marconi, meglio ancora, Marconi fu il primo, o uno dei primi a mandare un impulso radio (invisibile) addirittura oltre l’oceano. Poi questo impulso invisibile, e altri, stimola e influenza apparecchiature visibili, come la radio, le batterie, le resistenze e le fanno funzionare. Ma mai cadere nell’illusione che una radio o una qualsiasi apparecchiatura tecnologica possano funzionare da sole senza l’energia elettrica, o qualsiasi altro tipo di onda (impulsi invisibili). Analogamente mai cadere nell’illusione che il corpo umano possa funzionare da solo senza questa energia, impulso invisibile o spirituale”. Quindi alla domanda Veronesi risponde: “Non è una questione di credere, occorre osservare la realtà. L’azione che lo spirito, l’energia invisibile che attiva e sostiene la materia corporea esercita appunto sul corpo e sulla patologia, è una fra le più potenti in natura (ricordiamo che le scoperte scientifiche di maggior rilievo sono state fatte a seguito di contemplazione dei fenomeni naturali). Per una corretta riuscita è necessario, come tutte le cose, conoscere e relazionarsi con questo tipo di energia, per sfruttarla ed indirizzarla correttamente.
È qui che il buon ricercatore lascia andare il suo scetticismo (se mai lo nutre) ed è qui che si entra nel campo della Meditazione”.
D’altronde meditazione e medicare sono formati dalla stessa particella med-, che indica la misura, e meditazione deriva dal latino mederi. Quindi si vede come la medicina e la meditazione abbiano origini in un significato comune. Infatti, in origine (almeno nel significato) il medico è colui che misura con la mente, colui che, grazie al volgersi nell’animo e nella contemplazione, uniti al suo sapere e risorse, riesce a guarire la malattia. Molto simile al meditatore che, grazie al suo volgersi nell’animo e nella contemplazione, uniti al suo sapere e risorse, riesce a guarire la malattia. Nei secoli i due termini si sono discostati in modo che il medico si è maggiormente incentrato sulla guarigione fisico-anatomica (e anche psico-fisica), mentre il meditatore ha volto il suo interesse verso la guarigione dell’animo (dello spirito).
Infine, riporto il punto di vista del dottor Pagliaro, primario di Psicologia clinica al Bellaria di Bologna, che ha coinvolto nella meditazione i 40 pazienti oncologici del Bellaria cui è stato chiesto: “Dottor Pagliaro, visto che è di malati oncologici che stiamo parlando, la prima domanda non può che essere questa: pensa davvero di affrontare i tumori con la meditazione tibetana?”
«E’ la prima volta che si fa un test del genere, andremo a vedere a distanza di tre e cinque anni se i pazienti che saranno scelti avranno miglioramenti delle loro condizioni di salute o una stabilizzazione maggiore, se potranno stare in vita più a lungo. Per me la risposta è positiva, visto che mi occupo di meditazione da 23 anni e sono un assertore efficace di questa pratica. Vedremo se l’integrazione della nostra medicina con quella non convenzionale produrrà degli effetti di qualche tipo. Questo ovviamente non possiamo ancora saperlo. Però è importante che l’Ausl abbia autorizzato questo progetto che, sottolineo, è a costo zero ed è stato approvato dal comitato etico”.
Una risposta
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