False e vere credenze su latte e latticini: la connessione tra muco e lattosio

Lunedì, come tutti gli anni a ottobre, ho fatto la visita dei nei. Purtroppo la dottoressa che mi segue da quando ho iniziato a farla, è andata in pensione, così mi è toccato cambiarla e, ammetto ero prevenuta in partenza, perché la mia era davvero bravissima, gentilissima, e ancora tanti -issima, riusciva a mettermi sempre a mio agio e si ricordava tutto di me e mi faceva sempre il favore di controllarmi la testa quando ero preoccupata di perdere i capelli, senza che io le chiedessi niente. Ogni volta che mi vedeva mi chiedeva tutto della mia malattia. Ma purtroppo, quando una è così brava, sostituirla è impossibile. E la nuova oltretutto non era proprio all’altezza, però ho pensato di essere cordiale, dal momento che volevo farle controllare un bitorzolo che mi è spuntato in testa e mi preoccupa. Sì, ma che fatica: sembra che le ho chiesto un suo organo vitale. Durante la visita è tutto regolare, ma ci scontriamo spesso perché lei è molto saccente e a me non servono lezioncine su cosa sono i nei o gli angiomi. Glielo faccio presente più volte e le chiedo soltanto pareri su macchie che mi insospettiscono e che ho tenuto a bada dal momento che me lo aveva chiesto la mia precedente dottoressa. E io di lei mi fido ciecamente, chiedo alla sostituta anche consigli sull’esposizione solare poiché anche questa estate, pur avendo preso tutte le precauzioni del caso, ho avuto diversi eritemi. Mi ha fatto la lezioncina da tg livello Studio aperto: non uscire nelle ore più calde e mettere sempre la protezione solare prime dell’esposizione e – giuro – mi ha ammonito indossare capi di vestiario. No, io d’estate vado in giro nuda. Poi mi ha indicato uno shampoo e una crema per curare la forfora. Causata, secondo la sua opinione, da una mia intolleranza al lattosio. La fermo e le dico che seguo una dieta sostanzialmente vegana. Mi guarda male e le preciso che non bevo né latte né mangio latticini, oltretutto da sempre. Mi risponde che non è possibile. Ok, prendo le mie carte e me ne vado. Ammetto che ho un caratteraccio e se non mi piaci, non mi sforzerò minimamente per nasconderlo, ma io saprò cosa mangio, o lo sai tu?
Purtroppo è un classico: ci sono innumerevoli luoghi comuni su latte e latticini. In primis, quello secondo cui contengano calcio e rafforzino, di conseguenza, le ossa: non c’è alcuno studio a dimostrarlo, ma se me lo trovate, io sarò la prima a ritirare quanto sto scrivendo e diffondere lo studio il più possibile.
Nonostante tutto, io lo leggo ovunque, fate una ricerca. Invece pochi o nessuno riconoscono che, dopo lo svezzamento, l’essere umano è l’unico mammifero che continua a bere latte, mentre tutte le altre specie viventi passano a nutrirsi del cibo caratteristico della propria specie. Tanto meno consumano il latte di un’altra specie animale, come facciamo noi con il latte di mucca o di capra. E soprattutto nessuno dice che c’è una relazione tra produzione di muco e latticini. Chi non segue una buona alimentazione naturale e non ha mai provato a eliminare latticini almeno per un periodo della propria dieta, di solito afferma di non aver mai osservato alcuna relazione tra latte, formaggio e un’eventuale produzione di muco. Eppure questo fenomeno appare in modo molto chiaro e facilmente verificabile da chiunque voglia sperimentare su se stesso con attenzione, ed è ben conosciuto da quanti operano nel campo delle terapie naturali.
La stretta relazione tra muco e latte potrebbe fondarsi, almeno in parte, sullo zucchero presente in questo ultimo. Lo zucchero contenuto nel latte è il lattosio che è un carboidrato formato da due molecole di zuccheri semplici una di glucosio e una di galattosio, uno zucchero rarissimo negli alimenti. Che il galattosio sia una sostanza da assumere in quantità decisamente ridotta è suggerito da diversi studi. Nel 1989, un ricercatore statunitense scoprì che le donne che consumano più latte, yogurt e latticini corrano un rischio maggiore di contrarre il cancro delle ovaie. Il responsabile sarebbe, appunto, il galattosio e il rischio sarebbe ancora maggiore per le donne che presentano una predisposizione genetica, sotto forma di una minore presenza di enzimi in grado di metabolizzare questo zucchero. Perciò, sia il consumo eccessivo, tale da superare la soglia di metabolizzazione,che una debolezza costituzionale del soggetto determinerebbero questo effetto. Questa tesi è stata confermata dall’analisi dei risultati di due importanti studi: Nurses’ Health Study e Swedish Mammography Cohort.

E un’ultima precisazione alla nuova dermtaologa: i latti vegetali non contengono lattosio!

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