Come smettere con lo junk food

Io non sono mai riuscita neppure a entrare in un fastfood, principalmente per l’odore. Poi l’orrore del cibo, o meglio di tutto quel cibo spazzatura. Non fa proprio per me, ma troppi ne conosco che almeno una volta al mese si nutrono di junkfood, termine coniato coniato nel 1951 dal microbiologo statunitense Michael F. Jacobson. Da una ricerca Censis del 2017 è emerso che sono 1,9 milioni gli italiani che si definiscono fruitori abituali di junk food. Dato che s’incrocia con gli aumenti delle percentuali degli obesi: +4% negli ultimi quattro anni e delle persone in sovrappeso (+6%). I miei nipoti lottano per avere patatine in busta e merendine della peggior specie. Io, per fortuna, non sono mai caduta in questa trappola dell’industria alimentare. Sono scivolata in tutti gli stili di vita “sbagliati”, in tanti vizi da precipitare direttamente all’Inferno e so che sarei in compagnia di tante anime dannate. In particolare, chi soffre di fame nervosa consuma quantità esagerate di cibi troppo dolci, troppo salati o troppo grassi. “I cibi che scatenano le abbuffate, in effetti, sono quelli che contengono un alto bliss point (punto di beatitudine), raggiungibile attraverso l’incrocio di tre sostanze: zuccheri, sale e grassi”, afferma Stefano Erzegovesi, psichiatra nutrizionista, responsabile delle attività cliniche e di ricerca al Centro per i disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano e autore del libro Il digiuno per tutti. E l’industria alimentare ci sguazza, realizzando prodotti che sono “salati ma contenenti zucchero, pensiamo al pane industriale; oppure dolci con una nota di sale, come gli snack che si trovano alle macchinette”, continua l’esperto. “Altro aspetto che fa stravedere per questi cibi è la consistenza: i biscotti ripieni, croccanti fuori e morbidi dentro, sono l’esempio più calzante”. Poi tutto è dolcificato perché lo zucchero crea dipendenza. Conta tanto anche la modalità di consumo: “Certi prodotti sono concepiti per essere mangiati subito, in fretta e senza il bisogno di doverli assaporare. Appena li si mette in bocca si raggiunge il bliss point e scatta la voglia di divorarne altri», prosegue Erzegovesi, che precisa: “questi prodotti confezionati, trascurando il loro scarso valore nutrizionale, non sono di per sé b, ma lo diventano nel momento in cui vengono assunti in quantità eccessive e come un’abitudine e non soltanto assaggiati e come un’eccezione”. Tutti abbiamo un alimento o più scatenante il bliss point. Il junk food, come lo zucchero crea dipendenza, con vere e eproprie crisi d’astinenza, come evidenzia un recente studio condotto dalla ricercatrice in psicologia Erica Schulte alla University of Michigan, pubblicato sulla rivista scientifica Appetite. È il cervello, quindi, a essere depistato: quando scatta la voglia matta e si pensa di dover aprire il sacchetto delle patatine per riempire quell’improvviso buco nello stomaco, in realtà lo stomaco non è affatto vuoto, la fame non è vera fame, ma è una fame nervosa. Per uscire dalla dipendenza Erzegovesi consiglia, innanzitutto di riscoprire il un giorno di digiuno o semidigiuno, in quanto 24 ore di restrizione calorica ti aiutano ad acquisire una miglior consapevolezza alimentare e a distinguere la fame reale da quella nervosa. In secondo luogo bisogna evitare diete drastiche, che escludono i carboidrati e illudono nell’immediato di far perdere peso, ma alla lunga risultano essere dannose. È preferibile un calo di peso graduale seguendo una dieta macrobiotica che predilige e sfrutta l’azione saziante delle fibre contenute nei cereali integrali e nelle verdure. È importante imparare a leggere le etichette in quanto è un altro valido strumento per accrescere la propria consapevolezza. In particolare, è opportuno non farsi ingannare da diciture come light o senza zuccheri, in quanto si sta in ogni caso comprando prodotti industriali e raffinati. Fare la spesa con la pancia piena permette di fare una spesa più consapevole o comunque meno incline a mettere nel carrello cibi inutili. Soltanto quando avrete superato le casse, ricolme di cibi spazzatura, avrete mosso l’ultimo passo per resistere al cibo spazzatura.

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