5G probabilmente o certamente cancerogeno? Il mondo dei consumi difficilmente ci dirà la verità
Non mi fido affatto delle radiazioni dei telefonini mobili, anche perché il prodotto è così sovrano del business che se i telefonini facessero male, dubito venga esplicitamente detto. Quando è stata fatta la nuova squadra di governo, il vicepremier di quello immediatamente precedente ha puntato l’indice contro il neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, colpevole di voler tassare merendine e bevande zuccherate., accusandolo di voler così aumentare gli stipendi dei professori. Poveraccio, non può arrivarci a capire che è per indirizzare ed educare (la cscuola non deve fare questo?) i bambini a mangiare in modo sano contro l’obesità, sempre più diffusa tra i giovani. E come potrebbe fare i selfie di lui che mangia nutella? Non ce lo direbbero mai. Anche quando nel codice europeo anticancro sono state date le dritte alimentari, pur di continuare a proteggere il made in Italy, sono stati utilizzati squallidi escamotage, come una traduzione errata o il dimenticato inserimento dello sconsigliare il consumo di carne rossa. Le quote latte? Bevete più latte, il latte fa bene. Bevete, mangiate, morite, telefonate, vivete attaccati al vostro smartphone ultimo modello e morite, ma continuate a consumare. Questa polemica cerco di portarla avanti da anni, ma vengo silenziata immediatamente. Ma anche Fiorella Belpoggi, ricercatrice dell’Istituto Ramazzini, a capo del più grosso studio al mondo sugli effetti nocivi delle radiazioni da antenne di telefonia mobile (banda 3G) ha scritto su Facebook, polemizzando con la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp) “Era da aspettarselo, ora chi di dovere si prenderà la responsabilità di ignorare un pericolo”. E si attendono le disposizioni guida sulla sicurezza per l’esposizione all’elettrosmog, depositati i risultati dell’istituto bolognese (condotto su cavie umane equivalenti, riscontrati tumori maligni su cervello, cuore e infarto) e dell’americano National Toxicology Program (cancro da cellulare), la scorsa settimana bollati come “poco affidabili” dall’Icnirp, ma presto al vaglio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Intanto Nokia riceverà un finanziamento da 500 milioni di euro per investire nel 5G nell’ambito del Piano Juncker. A Roma sono recentemente stati installati 200mila lampioni LED/Wi-Fi e a Torino hanno acceso le mini-antenne. Ma cosa accadrebbe se l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovesse rivalutare (al rialzo) la classificazione delle radiofrequenze, inserendole tra i “probabili” (Classe 2B) se non addirittura tra i “certi” (Classe 1) agenti cancerogeni per l’umanità? Ed è così che quest’estate ho letto su Il fatto quotidiano il titolo “5G e aumento tumori, le ultime ricerche parlano chiaro: il pericolo esiste ed è fondato”, che appena tre giorni dopo è diventato negazionista su TecnoAndroid, magazine di settore “5G: nessun pericolo tumore, le reti di Tim, Wind, Tre e Vodafone sono sicure”. Anzi rincara la dose nel sottotitolo che proclama: “Ciò che possiamo dire con grande certezza è che le onde della nuova rete 5G saranno a tutti gli effetti meno dannose dell’attuale rete 4G”. E il perché è presto detto in fondo all’articolo, senza minimamente approfondire quel che è scritto, nè specificandone le fonti: “Tutto ciò è dovuto da una maggiore conformità delle celle sul territorio. Naturalmente con il passare del tempo ci saranno degli studi più approfonditi che analizzeranno tale fenomeno”. Ecco: aspettiamo questi studi prima di sentenziare che va tutto bene.
Una risposta
[…] scorsa ho avanzato la mia tesi complottista sulle malattie oncologiche e, pur di non sembrare un’invasata pesantemente danneggiata dalle terapie cui mi hanno […]