L’eretico Bindi e il suo “L’alimentazione nella prevenzione del cancro”

Filippo Dolciati, Esecuzione di Girolamo Savonarola al Museo di San Marco a Firenze .

Settimana scorsa ho avanzato la mia tesi complottista sulle malattie oncologiche e, pur di non sembrare un’invasata pesantemente danneggiata dalle terapie cui mi hanno sottoposto per guarire dal tumore al cervello, ho proseguito con le mie ricerche e mi sono imbattuta nell’oncologo Mirco Bindi  che si autodefinisce un eretico.
Il suo “L’alimentazione nella prevenzione del cancro” è un libro che ha lo scopo di informare che esiste una linea di pensiero medico non allineata con quella ufficiale e che si sforza di denunciare carne e latticini come dannosi per la salute.
Si legge: “Questo è un libretto eretico. Contiene idee che sono contro il pensiero comune. Le idee qui esposte vanno controcorrente e provocano reazioni di ostilità in tutti quelli che sono abituati a gustare una bistecca alla fiorentina o il cacio pecorino. Ciò è comprensibile e in parte condivisibile quando ci si trova in una dialettica costruttiva, ma queste idee provocano anche reazioni motivate non da interessi di salute, ma da speculazioni economiche”.

Provate a dire e un carnivoro che è meglio non mangiare carne e lui “mangerà” voi. Oppure partirà con la tesi che sei uno sfigato vegano (quasi fosse un insulto) e, proprio perché non mangi carne, latticini e derivati sei tu quello non in salute. Poi Bindi ci indica la sua fonte principale, perché la sua stessa tesi l’aveva già avanzata nel 2011 Colin Campbell con The China study che contiene dati scientifici che illustrano la sua teoria sulla genesi del cancro, delle cardiopatie, delle malattie cerebrovascolari, nonché di diabete e morbo di Alzheimer. Campbell ha pubblicato il libro allo scopo di informare i comuni cittadini di una realtà che la comunità medica ortodossa respinge e denigra. Le sue ricerche provano che l’alimentazione è strettamente correlata con le malattie degenerative.
Poi arriva al dunque con le domande che mi faccio anch’io che non devo proprio difendere carne e latticini che non ho mai goduto nei miei pasti a partire dalla constatazione che in medicina nulla è inconfutabile, Bindi scrive: “Quale certezza offre la chemioterapia? Quale certezza può dare una dieta vegetale? La prima lo sappiamo, la seconda deve essere verificata, ma ha il vantaggio di non costare e di non essere tossica. In ospedale ho dovuto combattere per fare trattamenti radianti e chemioterapie che non peggiorassero la qualità della vita dei malati”.
E poi l’indice è puntato contro le lobby ospedaliere e farmaceutiche: “Perché un paziente che veniva da Pitigliano (GR) doveva alzarsi alle 4 del mattino per essere alle 7,30 in radioterapia ed essere visitato dal medico dopo le 10? Perché un malato allettato doveva essere portato in ospedale in ambulanza per una flebo di dieci minuti quando poteva eseguirla comodamente a casa? Conosco la mentalità delle Lobby, a loro non interessa la persona e la sua salute, ma questa volta abbiamo una possibilità diversa.
Il malato è libero di scegliere la sua dieta vegetale perché appartiene alla “sua” privacy e nessuno potrà rubargli la speranza di guarire.
È una rivoluzione che parte dal basso. I tempi iniziano a essere maturi. Le brecce nel sistema lobbistico cominciano a essere aperte. Non ci sarà bisogno di uno scontro distruttivo perché sarà il sistema stesso ad adeguarsi ai nuovi costumi alimentari. Il tempo sarà testimone di come evolverà il confronto tra ortodossi ed eretici.
E chiude individuando le tre cause che generano il cancro: “Le cause del cancro sono sostanzialmente tre: genetiche, ambientali e nutrizionali.

Le alterazioni genetiche presenti alla nascita sviluppano tumori per lo più in età giovanile, ma la loro incidenza è estremamente bassa: 0.01%. Ciò significa che madre natura ha costruito un sistema quasi perfetto. L’evoluzione ha impiegato miliardi di anni per arrivare all’uomo e la sua complessità si ritrova in ogni singola cellula del corpo.
Le cause ambientali sono ritenute oggi le responsabili della maggioranza dei tumori. Il dott. Percival Pott impiegò trenta anni per capire che la fuliggine era responsabile del cancro allo scroto degli spazzacamini a Londra nel 1775. Per bandire il DDT ci sono voluti 31 anni in America e 39 anni in Italia. Grazie al DDT nacque il movimento ambientalista. Intanto nelle balene c’è più DDT che grasso e in Sardegna ne spruzzarono 11 milioni di litri. E ancora: “Gli impianti industriali dell’Ilva di Taranto con le loro emissioni non sono ritenuti tossici. I tassi di mortalità della “città del cancro” non sono diversi dalla città di Lecce e dal Pool dei registri tumori. Caso analogo nella “terra dei fuochi” a Caserta: tanti sospetti e nessuna corrispondenza.

La nutrizione ha attirato l’attenzione negli ultimi anni per i rapporti con le malattie degenerative. In particolare, il cibo spazzatura e l’incremento del consumo di prodotti animali sembra essere in relazione con il cancro. Ufficialmente la medicina canonica, insieme alle strutture sanitarie e ai
mass media, nega che esista un nesso di causa ed effetto”.
Se il cancro è conosciuto dai tempi di Galeno è altrettanto vero che la cura antica era il cibo. Ci voleva lo studio epidemiologico del “China Study” per stabilire la relazione scientifica tra consumo di proteine animali e cancro. Colin Campbell ha confrontato l’alimentazione della popolazione americana con quella dei contadini cinesi abitanti in zone rurali. I dati non lasciano dubbi. I contadini cinesi non mangiano carne né latticini e non hanno il cancro. Questa popolazione è immune anche alle altre patologie degenerative cardiovascolari, ictus, Alzheimer, aterosclerosi, diabete, etc. Da qui è nata una nuova teoria basata non tanto sul cibo spazzatura, riconosciuto insalubre, ma sul fatto che le proteine animali introdotte con il cibo danneggiano il sistema metabolico di tutto il trilione di cellule che costituiscono l’organismo. L’idea è così semplice, illuminante e rivoluzionaria da cambiare l’approccio al cancro. Dopo ogni pasto con carne e latte, le singole cellule che compongono l’individuo entrano in uno stato di superlavoro, stressate, fibrillanti e febbricitanti. In questa perenne condizione d’instabilità anche il cancerogeno più debole può sviluppare il suo effetto tossico.
Sembra l’uovo di Colombo, ma si viene accusati di eresia quando si chiede la riduzione dei cancerogeni e si afferma la validità dei cibi vegetali.

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