Tinta e tumore
A me questa tendenza ad accalappiare pagine di giornale e pietismo dichiarando tutte le sventure avute per un tumore fa proprio incazzare. Perché una sventura come il tumore non si dovrebbe usare per lucrarci sopra, perché davvero con il tumore non si guadagna niente – o meglio io ho guadagnato uno stile di vita più sano – mentre si perde troppo. Ieri ho letto il solito titolo agghiacciante: Emma Marrone, la rinuncia dopo il tumore: “Perché non potrò più essere bionda”. Un titolo del genere non poteva che essere di Libero. Il titolista dei giornali è figura mitologica, che in realtà non esiste, oppure quello di Libero sarebbe davvero da radiare non dall’albo, ma dalla società. Dopo l’incazzatura, come sono solita fare, ho approfondito l’argomento che connette il rischio di contrarre un tumore con la tinta. So che le donne in gravidanza non devono entrare in contatto con le tinte per capelli. Quando io ho fatto radioterapia, ho curato il cuoio capelluto, ammorbidendolo, dopo ogni seduta, con un’emulsione composta da olio di sesamo e succo di zenzero mischiate insieme in parti uguali. La mia dottoressa ha detto che la pelle è rimasta tonica, malgrado venisse radiata tutti i giorni. In più ho evitato di usare shampoo aggressivi per tutto il periodo delle sedute e tuttora impiego shampoo naturali quasi al 100%, badando poco a profumazioni e volumi. Preferisco curarli naturalmente. Ma ho detto basta ad agenti chimici e parabeni. I capelli – parola di dermoncologa – sono sani e robusti. Anzi mi ha chiesto se può diffondere la ricetta dell’emulsione ai pazienti. Ovvio.
Poi la mia fonte principale è Airc che fornisce sul suo sito pdf scaricabili su ogni tema oncologico.
E la fondazione per la Ricerca sul Cancro rileva che non è stata evidenziata alcuna correlazione causale tra tumore al seno e uso costante di tinture, sebbene studi ipotizzano una associazione.
Si legge in evidenza: “A oggi nessuno studio ha dimostrato un legame certo tra l’uso personale delle tinte e l’aumento di rischio di cancro, aumento segnalato però da alcuni studi per parrucchieri e donne con familiarità con il tumore al seno”. E “I risultati degli studi suggeriscono un aumento di rischio di sviluppare un cancro (in particolare per i colori più scuri, ma non sempre statisticamente significativo) soprattutto per le tinture di vecchia concezione (prima del 1980). Per quelle attualmente in uso, sembra esistere un unico studio (sebbene su grandi numeri) i cui risultati hanno rilevato anch’essi un rischio più alto della norma, ma limitatamente alle donne che ne fanno un utilizzo frequente e hanno familiarità con il cancro del seno. Lo studio è stato però condotto negli USA dove i regolamenti sui componenti chimici delle tinture sono diversi da quelli europei e, in genere, meno restrittivi. Altri studi hanno riscontrato un aumento del rischio di tumori (soprattutto a vescica e seno) per gli operatori del settore, quindi parrucchieri e addetti al colore. Sconsigliate a chi è in chemioterapia e radioterapia, per i pazienti oncologici le raccomandazioni sono: “è bene seguire scrupolosamente le istruzioni sui tempi di posa ed eventualmente ridurre la frequenza di utilizzo, in particolare, di prodotti che hanno anche un potere lisciante sul capello. In ogni caso, è utile parlarne con l’oncologo curante e, più specificamente, con il dermoncologo. Ed Emma? Sopporteremo – credo tutti – di buon grado di non vederla più bionda. Io non so manco com’è fatta.