Gli alberi come condizionatori naturali

Detesto l‘aria condizionata: prendo sempre un colpo d’aria, secca gli occhi, mi procura dannose otiti e mal di stomaco. È ovunque, non c’è scampo. Quella dentro i negozi è la peggiore: fuori c’è una caldazza da svenimento, entri per refrigerarti e non riesci più a uscire per il congelamento con conseguente irrigidimento degli arti inferiori, quando esci non puoi non aver preso una bronchite. Ti costringe a portarti dietro il maglioncino e/o la sciarpina in borsa per combatterla. Nella casa in Sicilia, mi oppongo da sempre perché gli altri vorrebbero metterla, ma io non ne capisco affatto l’utilità. Anch’io mi sono rifugiata a volte in centri commerciali a cercarla nei picchi di bollore. Ma alla fine, credo sia sufficiente vestirsi con tessuti freschi, come cotone, lino e seta. E camminare all’ombra. Ecco: anziché installare condizionatori, dovremmo piantare più alberi. Basti pensare che la presenza di alberi in città può abbassare la temperatura anche di tre gradi, perché contrastano la capacità di assorbimento del calore propria dei materiali di costruzione. Oltretutto, gli alberi migliorano la qualità dell’aria, poiché le foglie assorbono l’anidride carbonica dei gas serra e altri inquinanti atmosferici come ozono, monossido di carbonio e biossido di zolfo – e rilasciano ossigeno. Quando vado in palestra, passo sempre dal naviglio della Martesana, perché la differenza di temperatura e di qualità dell’aria è percettibile in modo evidente. Il problema è nel cosiddetto effetto canyon per cui nelle aree urbane, i materiali artificiali con cui sono costruiti edifici e strade assorbono e rilasciano calore contribuendo all’innalzamento delle temperature. In più, la presenza di case e palazzi, diminuisce l’intensità del vento nelle città, incrementando ulteriormente la temperatura. Eppure nessuna amministrazione prende in considerazione l’importanza di una minor cementificazione e al contrario una maggiore espansione e cura delle aree verdi. Quel che mi preoccupa di più è che non ce n’è affatto consapevolezza, per esempio, l’amministrazione della mia città, Milano, presto chiamata alle elezioni comunali si ricandida identificandosi come salvatori delle aree verdi, quando i fatti dimostrano l’esatto contrario. L’attuale sindaco Beppe Sala, negando ogni realtà, afferma di aver investito molto sul verde. Nei fatti, al parco Nord – polmone verde che si estende in ben 7 comuni dell’Hinterland milanese – hanno abbattuto centinaia di alberi per far posto a una vasca enorme di più di 38.000mq di raccolta delle acque inquinate del Seveso a pochi passi dalle abitazioni. Hanno disboscato persino senza fermarsi nemmeno davanti alla nidificazione delle specie protette presenti, come l’assiolo che nidifica ad agosto e i germani reali. E c’erano progetti alternativi maggiormente attenti all’ecosistema e ai residenti in presidio, per fortuna – almeno qualcuno capisce l’importanza del verde. Proprio al parco Nord e all’ombra dei suoi alberi trascorrevo le mie estati soffocanti a Milano. La stessa amministrazione autodefinitasi green ha piantato alberi in via Scarampo, per farli morire di sete nei mesi troppo caldi dell’estate milanese. E ancora, la giunta Sala dice no ad alberi in via Benedetto Marcello, via i giardini di via dei Ciclamini, nell’oasi verde di Piazza d’Armi il 25% sarà edificato, in Bovisa è previsto l’aumento di volumetrie, a Ronchetto e Porto di mare – aree verdi- cemento in arrivo. Per non pensare a come realizzano la pista ciclabile della città o alla piazza che interseca via dei Popoli uniti e via Venini, tirate con righe sull’asfalto.

 

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