Racconto di Natale con la storia dell’arte

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L’arte cristiana nasce come bibbia dei poveri, ossia per raccontare la storia dei libri biblici attraverso le immagini. In occasione del Natale, cerchiamo di leggerlo proprio attraverso le opere d’arte più meravigliose che i grandi maestri della pittura hanno prodotto.

L’arte dall’alba del cristianesimo ha cercato di immortalare la nascita di Gesù.

PRIMA NATIVITÀ NELLA CATACOMBE DI PRISCILLA

La prima Natività risale agli anni ’30 – ’40 del III secolo e si trova nella catacombe di Priscilla, nella via Salaria Nuova a Roma.

La catacombe, intitolata alla nobildonna che donò il terreno nel quale vennero scavate a partire dal II secolo, ospita anche le spoglie di sette papi fra cui Celestino I e Liberio, conta circa 13 chilometri di gallerie sotterranee e una enorme quantità di reperti preziosissimi, dagli affreschi ancora perfettamente conservati ai marmi e alle statue che ornavano le decine di sarcofagi rinvenuti a metà Ottocento. Sull’arcosolio di una delle nicchie è ancora ben visibile uno stucco che raffigura Maria che tiene in braccio Gesù, con accanto un profeta che le indica una stella, simbolo, secondo l’Antico Testamento, della venuta di Cristo in terra. La scena precede di circa due secoli le raffigurazioni tradizionali che prevedono la presenza dei pastori e di Giuseppe, e per questo si tratta di una Natività “non canonica”, probabilmente l’iconografia con Giuseppe e i pastori è successiva, visto anche la datazione dello stucco, dunque, la più antica. Anche la pittura, per lo stile pompeiano primitivo, confermerebbe la datazione alla fine del II o all’inizio del III secolo, perciò questa è ritenuta la più antica raffigurazione della Vergine, considerando inoltre che la nascita di Gesù secondo Luca e Matteo è avvenuta al tempo della pax augustea (la grande pace Augustea).
Lo stucco illustra, in particolare, la profezia di Isaia 1,22-23: “Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele” (Dio con noi). Maria seduta china il volto sul figlio annunciato, che invece con uno scatto volge lo sguardo a una figura alle loro spalle: probabilmente un profeta annunciante la nascita di Cristo. Il profeta, che nella mano sinistra tiene un rotolo e con la destra addita una stella, dovrebbe annunciare la profezia di Balaam: “una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Num. 24,15-17). La presenza del profeta sta a indicare nel Bambino il Messia atteso per secoli.

Gli episodi antecedenti la nascita del Salvatore sono l’Annunciazione e troppe ce ne sono di immensamente meravigliose per sceglierne una sola. Mentre era considerato irriverente dipingere la Vergine ancora gravida per questo pochi la ritraggono ancora con il pancione.

LA MADONNA DEL PARTO

Piero della Francesca,
Madonna del Parto, in Monterchi, Sansepolcro.Credit foto© Wikipedia

La raffigurazione più nota di Maria in attesa è sicuramente La Madonna del parto di Piero della Francesca, affresco della cappella di Santa Maria di Momentana databile al 1455-1465 circa, oggi conservato in un museo appositamente predisposto nel comune di Monterchi.
La Madonna con il figlio ancora in pancia appare ai fedeli al centro di una tenda preziosa foderata di pelli di vaio viva e quasi regale nella sua freschezza, poco più che adolescente, il volto incantevole, gli occhi leggermente a mandorla e la pelle chiara e luminosa. I capelli biondi sono intrecciati intorno al capo e legati da una fascia di leggero tessuto candido che gira sulla fronte perfetta (Piero della Francesca è maestro della riduzione a forme perfette) e si incrocia con semplice eleganza passando dietro le orecchie. Nel volto di Maria, l’artista sa coniugare la bellezza naturale di una adolescente popolana a un candore di perla che rende quella ragazza del popolo una luce oltremondana, il pittore coglie già nella madre la natura umana e divina che sarà propria anche del nascituro. Com’è tipico delle donne incinte, la Vergine si tiene la mano sulla pancia che mostra fieramente perché lei ben sa nutre il Figlio di Dio. Fa lo stesso gesto degli angeli che la circondano: apre il sipario a mostrare il miracolo.

Come scrive Dante nel canto XXXIII del Paradiso della Divina Commedia:

Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile et alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio;
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che l’suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

NATIVITÀ DI CASTELSEPRIO

Maestro di Castelseprio, Natività. Credit foto© Wikipedia

Meno noto e più antico è la Natività longobarda nella nella chiesa di Santa Maria Foris Portas di Castelseprio, ai tempi della scoperta nel 1944 sconsacrata. Questa Natività è ritenuta ancora più irriverente perché la Madonna non soltanto è gravida, ma anche sdraiata (iconografia rara se non in quella bizantina) aggravata dal prossimo travaglio sovrannaturale. Persino si vede in basso il primo bagnetto del Bambino. Questi affreschi, databili tra il VII e l’VIII secolo, hanno sapore ellenistico per la vivacità delle iconografie e del tratto. Sono assolutamente da vedere dal vivo, per l’impatto mistico che hanno già a partire dalla chiesetta trilobata immersa in una selva oscura.

Continuando a leggere il racconto della natività, nel Vangelo secondo Matteo (2,1-16[1]), l’autore narra che Erode il Grande, re della Giudea, ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere il neonato “re dei giudei”, della cui nascita era stato informato dai Magi giunti a Gerusalemme da Oriente per aver visto sorgere la sua stella (proprio quella della Natività della catacomba di Priscilla, poi stella cometa) e chiedere notizie sul luogo in cui era avvenuta. A Erode, interrogati sacerdoti e scribi sul luogo in cui sarebbe dovuto nascere il Messia, fu detto che nelle Scritture ne veniva preannunciata la provenienza da Betlemme di Giudea, luogo di nascita sia di Davide che di Gesù.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta…. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo»…Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

La storia dell’arte fa dell’Adorazione dei Magi episodio prediletto. Anche il sopracitato Maestro di Castelseprio ne fa un veloce e vivace capolavoro realistico. Gentile da Fabriano la incasella in una profusione d’oro che ci illumina sulla preziosità del tardogotico. Quella di Leonardo da Vinci segna il passaggio al Rinascimento introducendo l’uso della prospettiva con punto di fuga (e d’attrazione) la Madonna con il Bambino verso cui si prostrano tutti gli accorsi delineati quasi a modi caricaturali. Giotto, nella cappella degli Scrovegni (vedi Natività nell’immagine di copertina), sopra la stalla dove Maria partorisce, mette la stella cometa con tanto di coda. Beato Angelico, Ghirlandaio, Botticelli, Filippo Lippi, Mantegna, quelle venete di Tiziano, Tintoretto, Tiepolo e quella arrampicata di Paolo Veronese; all’estero Durer, Rubens, Rembrandt, i fiamminghi: non c’è maestro della pittura che non si sia confrontato con questo soggetto. Di recente ho visto in occasione della mostra diffusa che di tiene ogni anno a Milano quella materica di Adolfo Monticelli, pittore francese di metà 800, dalle pennellate dense di pigmento. Per la mostra diffusa l’ho appena vista nella mia biblioteca, conservata alla Galleria d’arte moderna di Milano.

Adolfo Monticelli, Adorazione dei Magi, Gam di Milano

Non conto tutte le volte che ci sono stata, per adorare le opere di Gaetano Previati, che, ça va sans dire, pure ha dipinto un’adorazione dei Magi. E di questa intendo parlare,

ADORAZIONE DEI MAGI DI GAETANO PREVIATI

È conservata in un altro polo museale d’eccellenza del capoluogo lombardo: la Pinacoteca di Brera.

Gaetano Previati, nato a Ferrara, dopo una giovanile esperienza nella scapigliatura milanese, fu il migliore e più rappresentativo artista della corrente del divisionismo. Sarà maestro di Umberto Boccioni, ai suoi esordi divisionista.
Nella sua Adorazione, il pittore sconvolge le convenzioni di una lunga tradizione iconografica in una pittura onirica e simbolica, stilisticamente segnata dal divisionismo tipico della maniera del pittore: le pennellate sono allungate a tirare una fitta pioggia di luce. Luce accecante nella figura di Maria sulla cui testa orbita l’aureola, unico tratto circolare, tetto che protegge la madre e il figlio, che dorme sicuro tra le braccia e sul ventre materni. Giuseppe li guarda pensieroso da dietro, per lasciare spazio alle facce curiose dei Magi puntate strette intorno alla sacra famiglia. I Magi sono solo facce, i corpi sono celati del tutto da mantelli damascati talmente ampi che dietro devono essere sorretti da servitori mori, che portano i doni.

Gaetano Previati, Adorazione dei Magi, Pinacoteca di Brera. Credit foto© Wikipedia

Successivamente la storia della Natività si tinge di orrore con la tracotanza del re Erode il Grande, re di Giudea che ordina l’uccisione dei neonati per colpire l’unico neonato “re dei giudei”, della cui nascita era stato informato dai Magi giunti a Gerusalemme da Oriente per aver visto sorgere la sua stella e chiedere notizie sul luogo in cui era avvenuta.

L’angelo avverte Giuseppe in sogno di non tornare da Erode, che cerca il bambino per ucciderlo. Così con la madre e il figlio ripiegano in Egitto dove sostano fino alla morte del re. Vi ho già raccontato del capolavoro di Caravaggio al link http://alimentarmente.it/2017/01/magi-la-fuga-egitto-la-strage-degli-innocenti/

Proseguo con il racconto orrorifico della Strage degli innocenti, per la cui spietatezza viene in mente il Dio terribile dell’Antico Testamento. Erode il Grande (ma così piccolo piccolo) macchia la nascita del Messia di sangue di innocenti. Racconta Matteo l’Evangelista:

Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.

STRAGE DEGLI INNOCENTI GUIDO RENI

Anche ls strge degli innocenti fu indagata da innumerevoli artisti da Nicolas Poussin a Picasso, passando dalla più celebre di Guido Reni.

Guido Reni, La strage degli innocenti, Pinacoteca Nazionale di Bologna.
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Tra due quinte architettoniche, si vedono madri urlanti con i figli, apparentemente preoccupati, in braccio cercano la fuga. Ma non è facile scappare dai nerboruti assassini: il gruppo muliebre al centro già piange figli già lividi di morte, mentre quelli ancora salvi si dimenano per non incappare nella stessa sorte. Poi ci sono due quinte umane che comprendono la madre di destra ammantata di blu, che guarda il gruppo centrale e scappa veloce, come la sua speculare di sinistra che però è trattenuta per i capelli in una immagine così intensamente tragica da vederci tutti i femminicidi di cui purtroppo è oggi purtroppo piena la cronaca dal Veneto alla striscia di Gaza. Pablo Picasso riproporrà diversi particolari del capolavoro di Reni nelle madri straziate dal dolore di Guernica. In alto nel cielo, due angeli, anche loro bambini, mostrano le palme del martirio.
L’orrore si sublima nella nobiltà di una misura nella realizzazione dell’ideale classico di armonia ed equilibrio, tipici dei bolognesi secenteschi.

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