Addio a Ezio Bosso e al sig. Prato morto per covid-19
Oggi sono molto triste: mia mamma è rientrata in casa, dicendomi: “Hai sentito chi è morto?”
Sì, Ezio Bosso. Lei E chi è? Un pianista che, giovanissimo aveva recentemente annunciato che non poteva più esibirsi per l’aggravarsi di una malattia neurodegenerativa che lo teneva sotto scacco. Aveva solo 48 anni. E lei: “No, mi riferivo al vicino, il signor Prato- nome falso per garantirne la privacy, che gioca sul vero, rimandando ai sentieri di montagna che ogni autunno scarpinava per raccogliere castagne, che immancabilmente mi portava a sacchi. E quante figuracce ci ho fatto, perché, dietro la porta, gli rispondevo sempre con i miei modi a volte troppo esagerati. Al rientro dalle ferie, era stato portato in casa di cura, perché la famiglia non riusciva più a curarlo da quella tremenda crudele malattia che colpisce gli anziani, rendendoli smemorati e troppo violenti, pure lui magro, magro, mite, mite, ma agile camminatore ancora dopo gli ottanta, quando purtroppo, impiegava questa dote per scappare chissà dove. Forse per costringere anche i suoi cari a camminare per cercarlo. Ma lo ha fermato prima la casa di cura, stamattina il covid-19.
E non posso non pensare alla moglie e alla sua sofferenza al cubo che l’ha costretta prima a portarlo in casa di ricovero, poi a non poterlo assistere alla morte, per l’impossibilità, non legata alla nostra volontà, di assistere durante la malattia le persone affette dal contagio di Covid-19, che rende ancora più doloroso non potere dire loro addio e dare degna sepoltura.
Le strutture sanitarie e ospedaliere hanno dovuto organizzare team di psicologi per dare ai familiari dei malati e dei morenti anche consulenze telefoniche.