Purgatorio in Sicilia: la provincia di Messina
Ispirata dalla nostra diva e dal suo amore per la terra sicula, che conosco molto bene, perché quella che ha dato i natali agli Antoni (ok, ok, Lui, spiego chi sono gli Antoni: gli Antoni sono i miei genitori, che non si chiamano nè Antonio, nè Antonia, ma questa è un un’altra storia), iniziamo un tour molto estivo per le terre di Trinacria, suddividendola nelle sue tre punte, contenenti un caldissimo e splendido entroterra. La prima attenzione che è opportuno prenda chi si spinge oltre allo stretto di Messina è non dimenticare che le distanze sono enormi e difficili da coprire con i trasporti locali. È dunque preferibile, raggiungere la terra di Vulcano tramite gli aereoporti di Reggio Calabria, Punta Raisi (Palermo), Agrigento e Catania e poi noleggiare una macchina. Spostarsi in treno dilatererebbe distanze e tempistiche in modo monumentale. Anche il caldo non aiuta, quindi prendete in considerazione l’auto, con aria condizionata. Tanto risparmierete molti soldi nei costi di vita e soprattutto nel mangiare, se ben guidati nella scelta dei ristoranti! Evitate le soluzioni turistiche SEMPRE.
Se avete scelto di soggiornare nella punta orientale della provincia di Messina, potete raggiungerla o in aereo con scalo a Reggio Calabria e poi in macchina a noleggio o pullman, oppure in treno. Attraversate lo stretto sulla nave Caronte che vi condurrà al di là della penisola, o con i traghetti delle Ferrovie dello stato, più economici. Sopra trattenete l’ingordigia che potrebbe incantarvi verso il bar a mangiare arancini, pizzette e simili a qualsiasi ora del giorno e della notte. È da quando sono bambina che assisto o sono protagonista di queste scene. Ma assicuro che quello che mangerete sulla nave non si avvicina minimamente alle golosità sicule e quello che vi farà soffrire non sarà mal di mare, bensì… E allora andate di Kuzu!
Messina
È una brutta città: dopo il terremoto è stata ricostruita male, scopiazzando qua e là i tratti dei suoi principali monumenti o rifacendosi a quelli di altre città italiane. Dal traghetto, volenti o nolenti, vi benedirà una madonnina d’oro, non “bela”. Si tratta di una sorta di statua della libertà, carcerata su un forte ottagonale. Ma dell’opera milanese e di quella newyorkese non ha “ereditato” i tratti migliori.
Anche il duomo cittadino è intitolato alla Madonna Assunta, patrona della città. La cattedrale ha subito diverse ricostruzioni dopo i terremoti che hanno distrutto la città. A tre navate, la facciata è a salienti. Il campanile con orologio meccanico – anche questo con sculture d’oro – sostituisce un campanile normanno distrutto nel 1678 da un terremoto, ai cui danni si sono aggiunti quelli del 1783 e del 1908. Venne rifatto nel 1933, strizzando l’occhiolino a quello di Venezia. Durante l’estate non perdete i concerti che danno gratuitamente in piazza. Io ho visto Francesco De Gregori, subendo un trauma quando ha cantato Alice, quando il cantautore ha violato le regole del non detto: “Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello, ma è convinto che sia un portafortuna”. Nooooooooooooooooooooo, perché devi svelare cos’è “qualcosa”????? E va bene, ce l’ho anch’io, ma non lo sbandiero ai quattro venti, nooooooooooooooooooooooooo! Ha riacquistato la mia stima, quando, nello stesso concerto, ha chiesto ai presenti di non cantare a squarciagola le sue canzoni, un po’ come un Keith Jarret ferito dalla presenza fastidiosa del pubblico. Saliamo, saliamo, giriamo a destra e immettiamoci dall’autostrada nel messinese e usciamo a
Patti
Villa romana di Patti
Difficile da raggiungere, dato che – temo – neanche gli abitanti ne conoscano l’esistenza, scoperta durante i lavori dell’autostrada. Se riuscirete nell’impresa di rintracciarla, ne rimarrete soddisfatti: si tratta di una residenza extraurbana di epoca romana, databile IV secolo, con caratteristiche che la imparentano (in piccolo) alla villa del Casale di Piazza Armerina, di cui parleremo più avanti nella sezione entroterra. Gli scavi sono ancora in atto. I mosaici, ben conservati, sono probabilmente originari dell’Africa.
Tindari
Questo accumulo di lettere dentali, che richiama il nome bellissimo di mia nonna, rifiutato da mia cugina, che ha incomprensibilmente preferito per sé quello piano, diffusissimo e tutte liquide della Madonna, ogni 7 settembre muove la Sicilia verso di sé. Meta di pellegrinaggio è il pacchiano santuario, appollaiato sulla cima della frazione di Patti. Forse ci sono entrata da piccola, su costrizione di Antonia, una di quelli che ci crede e a piedi porta il suo voto alla Madonna nera in legno (e l’oro?) custodita all’interno. Splendida nel suo primitivismo artistico, quasi mistica, Tindari ha ispirato poeti, cantautori, giallisti contemporanei e leggende sicule.
Salvatore Quasimodo, nella sua prima raccolta poetica Acqua e Terre, descriveva il mite sito così…
VENTO A TINDARI
Tindari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima.A te ignota è la terra
Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.Tindari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.
Come dicevo, del santuario a me poco importa e poco so, ma del sito archeologico che si arrampica poco sopra, posso raccontarvi qualcosa. Sono i resti di una colonia greca fondata intorno al 396 A.c. da Dionigi il Vecchio, per installarvi contingenti di mercenari. Ottaviano Augusto, di cui compare anche il faccione nell’Antiquarium del sito, la conquista nel 36 a.C, durante la guerra civile con Sesto Pompeo. Qui sfida il vento di Quasimodo l’arenaria, una pietra chiara e morbida da lavorare, anche dagli agenti atmosferici. Nel teatro greco del Tindari ancora oggi vanno in scena tragedie e brani omerici. Qui la programmazione 2014.
Un ultimo particolare ci riporta per poco al santuario, non dentro (o con 45 gradi all’ombra pretenderebbero indossiate vesti e sudori di altri che vi coprano le vergogne, con cui loro intendono braccia e gambe), ma fuori. Affacciatevi al balcone sul lato e getterete gli occhi sulla vista mare-lagunare dei laghetti di Marinello: sette specchi d’acqua divisi da sottili lingue di sabbia chiara che raccontano una leggenda con i tratti del volto cattivo di quella madonna lignea custodita all’interno del santuario e della superstizione sicula. Ognuno ne conosce una. Io so che una tizia, dopo aver fatto pellegrinaggio e aver visto che la madonna era nera, ha rimproverato alla Madonna di essere di colore e brutta. La Madonna, allora, mostra il suo volto terribile, facendole cadere il bambino dal dirupo del balcone. Poi la Mamma pentita, lo raccoglie tra le sue braccia liquide formate nei laghetti che fa affiorare sotto e che, a seconda delle correnti, a volte assumono la forma di una madonna con in braccio il figlio dell’altra. Amen. Comunque, tutta la storiella era per consigliarvi di andare nella sottostante spiaggia di Oliveri, con un lungomare molto “arabo” e gambe in spalla, sudore in fronte, raggiungere con calma l’area lagunare protetta, ben protetti dal sole.
Gioiosa Marea
Eccoci, siamo arrivati nel luogo natale degli Antoni, in cui vado sin da piccina e, per cui posso offrirvi suggerimenti molto più precisi e puntuali su cosa fare, mangiare e persino bere! Il paese, schiacciato tra i monti Nebrodi alle spalle e mare davanti, che poco allontana il paese dalle Isole Eolie, da qui comunque non raggiungibili.
Cosa vedere
Gioiosa Marea accoglie i visitatori con una passeggiata (ho tolto belvedere dopo che mi è venuto in mente come hanno rifatto la spiaggia sottostante, dove la sabbia è stata raccolta in cerchio di scogli/sassi), che si chiama canapè. Non ci sono monumenti notevoli nel paese, ma eventi e itinerari gastronomici da non perdere. Partiamo con Ferragosto: le strade di campagna sono invase dall’odore forte e selvatico di poveri agnelli stracotti a forno. Sorvoliamo sul sacrificio animale, su cui preferisco non esprimermi e arriviamo alla sera quando fuochi pirotecnici di alto livello brillano in cielo. Consiglio di vederli dalla piazza rossa del Canapè, sdraiandovi sull’erba. Molto bella e rinomata è invece la spiaggia di Capo Calavà.
Dicono, inoltre, sia estremamente spettacolare il carnevale, ma non avendolo mai visto di persona, non mi sbilancio con un giudizio in merito.
Cosa bere e mangiare
- Colazione e gelato: Casa del dolce – via Carlo Alberto, 16. La colazione tipicamente sicula consta in granita al limone e brioche (niente a che vedere con le nostre, che loro chiamano “cornetti”). Non perdetevi i biscotti secchi a treccia, anche in versione senza zucchero, da pucciare nella granita o nel caffè. Il gelato è buonissimo chiedete di mettere la panna sopra e sotto il cono per esagerare in un goloso e caloricissimo peccato di gola. Alcuni senza vergogna, preferiscono al cono la brioche. La brioche è un prodotto tipico della pasticceria siciliana, dalla forma evidente allusiva a un seno (fate caso che tutte le forme dei dolci siciliani hanno riferimenti a forme sessuali).
- Ogni venerdì sera qui potrete godervi arancini e/o pizzette strepitosi.
- Per cannoli, paste di mandorla e un profiterol indimenticabile, preferite la pasticceria Capizzi – Via Umberto I, 164. La Torrefazione Caffè – via Roma 6 vi permetterà di degustarlo con un che bello o’ cafè.
- A pranzo migliaia di rosticcerie potranno rifornirvi di piatti caldi, anche se vi consigliamo di prepararvi da voi ricette più sane, concedendovi pesce fresco, perché no, abbinato a un sorbetto al limone. Rinunciate ai legumi, però! Assolutamente da provare i maccheroni al forno: si tratta di uno spaghettone all’uovo, bucato o no, cucinato alla norma, ossia con tutto quello che io non posso mangiare.
- A cena, i luoghi di ristorazione di riferimento sono numerosi. Ve ne suggerisco uno, che reputo il migliore e meno costoso in assoluto: la trattoria fratelli Borrello a Ucria. Potrete assaporare molte specialità delle Nebrodi e ricevere un conto che a Milano potreste spendere per una colazione abbondante. Andate e mangiate anche per me!
- Per bere, oltre a una serie di amari dolcissimi della casa, che vi offriranno in ogniddove, potrete gustarvi l’acqua di fonte, periodicamente controllata. In particolare, due sono le più gettonate: quella di Scianini e di Calanovella.
Capo d’Orlando
Per andare ad Ucria, percorrete la strada panoramica che conduce a Capo d’Orlando, il centro della movida del messinese e, per me, luogo sconosciuto. Io preferisco, appena arrivata, andare al punto informazioni e farmi dare la programmazione dei paesi vicini: ogni sera c’è una sagra in corso. Ma attenzione a valutare bene, alcuni spettacoli sono davvero deprimenti.
Isole Eolie
Dal messinese possono essere raggiunte da Milazzo o da Capo d’Orlando. Vulcano, insieme con Panarea, è decisamente la più suggestiva, ma badate bene a non scottarvi.
Santo Stefano di Camastra
È una Caltagirone in miniatura, dov’è possibile acquistare ceramiche artistiche o anche vedere i lavori delle fabbriche.
Qui finisce il nostro viaggio nel messinese, io mi fermo all’Airone, a casa degli Antoni, ma presto ripartiremo per la provincia di Palermo.
5 Risposte
[…] non l’ho mai mangiata e, soltanto l’idea mi disgusta, il pesce invece, da buona figlia di Sicilia, l’ho sempre mangiato in quantità! Per la dieta che devo seguire, necessariamente mi […]
[…] Sicilia bedda, ma poco attenta alla prevenzione. Ogni anno, nell’isola maggiore dello stivale, vengono diagnosticati in media 22.667 casi di tumori – escluso quello alla pelle, di cui 12.183 (53,7%) casi fra i maschi e 10.484 (46,3%) casi fra le femmine sull’intera popolazione siciliana. I motivi? Il 43% dei siciliani è sedentario, spiega lo studio Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). Il 29% della popolazione è fumatore, in particolare il 27% sono quelli che fumano tutti i giorni. Tra le persone che non hanno mai fumato prevalgono le donne (67% versus 48%). I fumatori abituali hanno dichiarato di fumare in media 13 sigarette al giorno. Nell’isola, la prevalenza di persone in eccesso ponderale (sovrappeso e obeso) è pari al 47%, valore superiore a quello del resto del Paese (42%). Sovrappeso e obesità dipendono soprattutto dall’eccesso di diabete che si registra nella regione. In Sicilia, la prevalenza nella popolazione generale per tutte le fasce d’età, che è tra le più alte del Paese, è del 5,7% (fonte Istat), e quindi superiore rispetto alla media nazionale (4,6%).In particolare, nella fascia da 18 a 69 anni (secondo i dati Passi), i siciliani che sanno di essere diabetici sono il 6% della popolazione (circa 275mila persone). […]
[…] Pompei ormai da anni cade a pezzi e quello che la natura aveva a preservato nei secoli dei secoli viene pian piano disperso dall‘incuria dell’uomo moderno. È soprattutto l’antica culla della civiltà della Magna Grecia a farne le spese. Pompei, abbiamo citato, ma a Taormina l’Italia si è segnalata per una grandissima figuraccia taciuta da quasi tutti i telegiornali nazionali per la gravità di dimostrare con troppa evidenza lo squallore in cui è gettato il Belpaese. A Taormina era prevista l’esposizione di tre dipinti di Antonello da Messina. Ma niente da fare: non sono riusciti a formulare in modo corretto tutti i documenti richiesti per i prestiti e così niente mostra o meglio niente Antonello da Messina. E non si trattava di una mostra qualunque ma di quella in corrispondenza alla al G7 di Taormina, quindi la figuraccia è a livello internazionale. Oggetto del contendere sarebbero stati alcuni documenti “più volte – sottolinea la Regione – richiesti e mai forniti dal Comune di Taormina”. I tre capolavori di Antonello da Messina esposti erano L’Annunciata di Palazzo Abatellis di Palermo, il Ritratto di ignoto del Museo Mandralisca di Cefalù e la Tavoletta bifronte del Museo Regionale di Messina, insieme con l’Ecce homo di Caravaggio, tuttora visibile, costituivano il circuito della mostra dal titolo Unescosites/Italian Heritage and Arts, inaugurata l’8 aprile e in programma fino al 30 giugno a palazzo Corvaja, che resta da vedere. Cosa resta da fare? Andarseli a cercare, cogliendo la possibilità di un tour per la Sicilia. […]
[…] con la mia compagna di banco Spappy, sono andata a visitare l’acropoli del Tindari. Qui ho pensato che potevo scoprire cosa mangiavano 2mila anni fa i Romani, facendo una ricerca su […]
[…] essere rientrata a Milano a seguito di quasi un mese di vacanza al mare in Sicilia, non appena ho messo piede fuori casa, mi sono resa conto che l’aria era irrespirabile, […]