Eisenstein in Messico

'Eisenstein in Messico':Luis Alberti (Palomino), il regista Peter Greenaway e Elmer Back (Eisenstein) , foto dal 65mo Film festival iternationale di Berlino . (Feb. 10, 2015 - Fonte: Pascal Le Segretain/Getty Images Europe).

Prima di agosto ho recensito i film più in voga del momento, quelli sulla bocca di tutti: siamo passati da Mia madre al Racconto dei racconti di Matteo Garrone, fino a Mad Max – the fury e Youth di Sorrentino, che nonostante tutti esaltino in memoria all’oscar per la Grande bellezza, è davvero una cagata pazzesca (vogliamo parlare della scena del concerto delle mucche?!). Qualcuno ha visto o anche soltanto sentito parlare di Eisenstein in Messico, diretto da Peter Greenway? Decisamente superiore a tutti i sopracitati, il film proprio perché di estrema raffinatezza, non fa parlare di sé, se non perché vietato ai minori di 14 anni. Lui: “Si vedono le tette”… e invece no: Eisenstein in Messico approfondisce non il materiale girato dal regista sovietico, ma la sua vita sentimentale e la presa di coscienza di essere omosessuale, grazie all’aiuto del traduttore bisex e bilingue a lui affiancato: Palomino che con una allusione “sgrassata” a Ultimo tango a Parigi, fa scoprire al regista sovietico l’amore e il sesso.

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