Fondazione Prada raddoppia con Extinct in the Wild e Slight Agitation 2/4

La fondazione Prada ha appena inaugurato il suo polo espositivo, con le due mostre “Extinct in the Wild” di Michael Wang in galleria Nord fino al 9 aprile e “Slight Agitation 2/4” di Pamela Rosenkranz, in programma fino al 14 maggio 2017 nella Cisterna. La prima mette in mostra la riproduzione in laboratorio di esseri vegetali e faunistici estinti in natura; la seconda (in programma fino al 14 maggio 2017) presenta il capitolo Infection.

“Extinct in the Wild”

L’uomo toglie, l’uomo ridà. Ha portato all’estinzione specie animali e vegetali, tuttavia ha saputo anche preservarle in laboratorio e mostrarle alla fondazione Prada. Lo scienziato pazzo di largo Isarco è Michael Wang, anzitutto botanico con due teche lussureggianti di ginchi comuni nella coltivazione tradizionale, e di piante più rare in natura, come lo stramonio arboreo, cui si dà valore religioso per le sue proprietà allucinogene. Motivo che ne ha garantito la coltivazione tradizionale. Dalla prima teca invece ci guardano baffute salamandre acquatiche color bianco abbagliante,con accanto pesciolini arancio-nero. Sono dette pesci camminatori del Messico e, infatti, attraversano senza sosta da lato a lato il parallelepipedo in vetro e alluminio che le mette in mostra.

“Slight Agitation 2/4”

Frana dentro la cisterna una montagna di sabbia dalla cima verde luminosa, che allude alla solitudine verde, intima in ognuno di noi. Questo è il secondo capitolo di questa agitazione debole. Debole perché è un’infezione. Ricordo quando l’ho avuta io, dopo la seconda operazione. Proprio debole non lo è stata, languendomi nella febbre alta ogni sera per quasi un anno. Non c’era accertamento clinico dettagliato che scovasse quel batterio. E quasi ti senti cavia da laboratorio, circondata da dottori che ti fanno sempre le stesse domande, (altro che solitudine verde!) e mani addosso degli infermieri, prelievi, così tanti che  non hai più le vene, picchiettano sul braccio, ma non c’è niente da fare le vene, quasi terrorizzate, non si mostrano. La puntura sulla schiena per prelevare il liquor e vedere se lì si cela qualche batterio. Niente, si riprova con il prelievo stavolta direttamente dalla calotta cranica. Braccia sempre più livide. Male e niente. Cortisone per far cessare un poco la febbre. Ma poi torna. Firmi per uscire, ma con la consapevolezza che dovrai tornare e rifare tutto da capo. Stavolta entri in coma, strano, ma vero , fortunatamente mentre fai una visita in ospedale. Cos’hai non si capisce. Si inizia da capo, stessi esami, ma stavolta sei anche fuori di testa. Ti riprelevano il liquor ed è rosso sangue. Una valvola per drenarlo e ripulirlo ti farà suonare per il resto dei tuoi giorni all’antitaccheggio.
Ma quella di Pamela Rosenkranz è un’infezione più comune: il 30 %della popolazione ne sarebbe colpita. È la toxoplasmosi detta anche “malattia del gatto” perché è il micio a veicolarla. In Trainspotting, Tommy ci muore per il contatto con le feci. E il gatto è richiamato dalla sabbietta, ma anche dai feromoni che male odorano la montagna di sabbia per attivare reazioni di attrazione o repulsione a livello biologico. Io, in basso non sento nulla, ma chiedo alla guardiana come fa: ormai ne è assuefatta. Salgo sulla vetta verde e non c’è raffreddore che tenga: l’olezzo è insopportabile.

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Una risposta

  1. 1 Maggio 2017

    […] su tutte ed esemplificativa al 100%, il vecchietto che porta in conferenza stampa della mostra della fondazione Prada la nipote che scoppia a piangere mentre l’artista in mostra spiega in inglese il suo lavoro. E […]

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