‘Dentro Caravaggio’ a Palazzo Reale

A me piace conoscere, alimentare la mente per questo sono rimasta estremamente soddisfatta dalla mostra, a cura di Rossella Vodret Dentro Caravaggio in programma a Palazzo Reale dal 29 settembre al 28 gennaio 2018. Roberto Longhi con una mostra nel 1951 aveva al fatto riemergere dall’ombra Caravaggio dopo tre secoli in cui era caduto nel silenzio. Nel 2009 ancora Palazzo Reale accoglie il Merisi per una mostra che intendeva festeggiare il centenario della morte. Sempre a Milano perché qui- si è scoperto da qualche anno – è nato Michelangelo Merisi. Il titolo della mostra va preso in senso stretto perché davvero si entra dentro le 20 opere esposte di Caravaggio. “Attraversata” ognuna di loro si può vedere un video che rivela tecniche esecutive o ripensamenti esecutori dell’artista redatti da un comitato scientifico condotto da Maurizio Calvesi, Mina Gregori e Keith Christiansen e con il sostegno del Gruppo Bracco. La mostra è aperta dalla rossa caravaggesca Anna Bianchini, che ora può ritrarre la Vergine, ora la Maddalena penitente, opere entrambe prestate dalla Galleria Doria Pamphilj. La modella rossa è una prostituta, amica di Michelangelo che del fulvo colore dei vaporosi capelli tutto tinge: il manto che colora sul grembo come a scaldare un ventre tormentato dai dolori, i gioielli sul pavimento, l’olio che probabilmente le è servito per ammorbidire il crine. E già da subito il comitato scientifico ci avverte di un ripensamento del pittore. Si tratta di due delle sue prime opere, quando ancora usava la tradizionale preparazione della tela con la biacca, o meglio quando ancora nemmeno poteva permettersi di comprare una tela. Il supporto usato, infatti, per Il riposo durante la fuga in Egitto era una tovaglia di Fiandra, perché probabilmente altro non poteva permettersi. Il video ci racconta che Caravaggio con una sottile traccia di disegno profila le figure alla sinistra dell’angelo un profilo di Gesù e la testa della Vergine. Sono presenti diverse modifiche, in particolare nella figura dell’angelo originale e abbozzata al margine destro del gruppo della Madonna e del bambino che invece erano centrali nella radiografia:  l’Angelo stava piccolo di lato, idea che poi invece scarta in favore di un angelo più grande e in posizione centrale. La tela suona la musica del violino dell’angelo bellissimo che in due parti di genere taglia la scena. A destra san Giuseppe regge lo spartito all’angelo sensuale che lo separa dalla giovane moglie che, mentre lui era in viaggio, ha stranamente concepito il bambino cicciottello che tiene amorevolmente in braccio. Chissà quanta paura ebbe la bambina quando si trovò a cospetto del vecchio marito a dover confessare il terribile segreto nascosto nel ventre. Maddalena penitente piange una sola lacrima brillante.
Magari l’angelo nella posizione originaria in disparte ispirerà la stessa assunta dal fraticello che sta accovacciato a destra nell’Estasi di san Francesco. In lontananza a spiare un gruppo di uomini d’arme illuminati da un fuoco modesto. Qui si vede chiaramente come come Caravaggio sia passato da una tradizionale preparazione bianca a una scura che, non facendo più vedere il disegno sottostante, rendendo necessarie incisioni e segni bianchi. Con lo gnomo accovacciato c’è san Francesco in estasi, soccorso dall’angelo gigantesco. Sdraiato nel suo povero  saio nulla vede di quello che sta attirando l’attenzione del confratello. Negli ultimi anni della sua vita Caravaggio spesso usa come soggetto il santo di Assisi, protagonista di ben tre opere a fine percorso di Palazzo Reale. Era, infatti, soggetto prediletto dalla Controriforma. Oltre che in estasi, nelle altre due opere esposte è in meditazione. Un meditabondo ha le mani scarne giunte in preghiera; sotto di lui è il memento mori attraverso un teschio che trasla in basso il volto smunto del ragazzo di Assisi. Nella posa che guarda il proprio riflesso, come Narciso lungamente attribuito a torto a Caravaggio. Nell’altro le mani si slegano per prendere tra le dita il teschio guardato con commozione. Pare un Amleto devastato dal monologo sull’essere non essere, o avere non avere? Non avere:la veste è stracciata. I soggetti religiosi pungono il cuore. Sconvolge, per esempio, La flagellazione che nasconde dietro i corpi vorticosi del Cristo e dei due boia la mani dei protagonisti facendoci immaginare chissà quali torture e vani tentativi di difesa stiano accadendo dietro quel turbinio di carne. E san Girolamo? Com’è secco! La pancetta raggrinza sopra la veste rossa, la stessa del Battista che gli ha prestato anche la posa, ma non la pelliccia. La sua testa è tenuta nel piatto per i capelli dal servitore di Salomè che invece distoglie lo sguardo da quello che ha commesso. Giuditta e Oloferne invece sono colte mentre commettono il sanguinolento omicidio che getta schizzi di sangue, mentre la serva apre il grembiule per raccogliere nel ventre la testa di Oloferne. Ci sono poi le meravigliose madonne caravaggesche. È troppo commovente quella dei pellegrini, semplice e scalza, come i due pellegrini ai suoi piedi con i piedi sozzi. È giovane con il bambino tanto grande in braccio. Di donne complici ci sono anche Marta e Maddalena da Detroit con lo scudo a specchio che figurava con due pendenti tra i pochi beni sequestrati al pittore il 26 agosto 1605 e che gli serviva per riflettere la luce. Con esso due soli piatti e innumerevoli bicchieri e fiaschi che ci rivelano una certa inclinazione per il bere forte, e una cassa di libri, a rilevarci che anche il Merisi amava alimentare la mente.

La mostra, coprodotta da comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira e con il sostegno del Gruppo Bracco fondamentale per le indagini diagnostiche delle opere in mostra, viste le numerose prenotazioni, allunga gli orari di visita, qui consultabili, con la gallery delle opere.

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Una risposta

  1. 30 Novembre 2017

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