Il menù scolastico del principino George
Perché i potenti sanno benissimo quale dieta è migliore, eppure, ben consapevoli che gli alimenti trattati dalle industrie dei Paesi che regnano fanno male, dei loro sudditi non si interessano. Tutto cambia per i propri figli che, non soltanto a Napoli, so’ piezzi i core. Nella ricerca di quello che mangiano i bambini a scuola mi sono imbattuta nel menu di George,il principino terzo nella linea al trono britannico, figlio di William e Kate.
Altro che pollo ingrassato con antibiotici, spezzatino o bastoncini findus, per sua futura maestà soltanto prodotti freschi e biologici, nel menu dei comuni mortali non è invece indicata la natura dei prodotti della natura loro riservati e che- attenzione, attenzione- George può scegliere. Mentre è escluso il libero arbitrio per noi cittadini e tutto fa brodo. Il salmone teriyaki – tanto rumore per dire “sfilettato” – è adagiato su red carpet di lenticchie. La pasta è fresca e preparata con farina integrale, mica scemi. Altri cereali sono il grano e la quinoa. Di secondo c’è il maiale sicuramente allevato in porcile regale. Tutto preparato con materie prime di primissima scelta. E ci mancherebbe visto che mamma Kate e papà William sborsano 17,604 £ alla settimana, contro i 6 euro di baby Lorenzo.
Perlomeno oltreManica tanti soldi servono per mangiare effettivamente bene mentre qui nel Paese della buona tavola, per i 150 anni della galleria Vittorio Emanuele a Milano,la cucina italiana mostra tristemente quale accezione conferiscono i politici italiani al termine buona: il sindaco di Milano Beppe Sala festeggia il secolare compleanno non con i milanesi, legittimi proprietari della galleria, ma con chi può permettersi di pagare 500 euro per un risotto allo zafferano e ossobuco di vitello. Ma lo chef è lo stellare Carlo Cracco (nemmeno milanese)… E allora buono in Italia significa prestigioso. Andiamo avanti così, facciamoci del male, direbbe Nanni Moretti.