Tumore: pomodoro sì, pomodoro no?
Il paginone centrale del notiziario di gennaio della Fondazione Veronesi è dedicato al pomodoro ed è curato da Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, supervisore scientifico dell’ente voluto dal medico milanese. Si tratta di un vero è proprio panegirico che esalta le virtù e le proprietà di questo ingrediente, contenente tutti e quattro i principali carotenoidi, oltre a Vitamine C, E e flavonoli. Recita l’occhiello: “è al centro della dieta mediterranea, è uno scrigno di nutrienti preziosi. Oltre alla salute in generale sembra proteggere dai tumori alla prostata e al pancreas”. Il mio epidemiologo di riferimento Franco Berrino, anche chiamato da Iarc per redigere il punto sull’alimentazione del Codice anticancro, è severamente contrario al consumo di pomodoro da parte dei pazienti oncologici. Per la presenza nelle solanacee di poliammine, Berrino non transige sul consumo di pomodori, peperoni e melanzane nella dieta anticancro. La domanda è a chi credere? Ho provato a contattare la dottoressa Dogliotti per chiarirmi questa discrepanza di vedute, ma non ho trovato alcun contatto. Tuttavia nel pezzo c’è un paragrafo intitolato “I sospetti (poco fondati) sulla solanina” che spiega “I pomodori appartengono alla famiglia delle solanacee, che comprende specie di piante diverse di cui alcune sono tossiche, come la belladonna, altre sono comunemente coltivate per l’alimentazione umana. Le solanacee più comuni sulle nostre tavole sono patate bianche, pomodori, melanzane, peperoni peperoncino di Cayenna, paprica. Ciò che può far guardare queste verdure o frutti o tuberi con sospetto è il loro contenuto di solanina, un alcaloide tossico.
Ci sono dei rischi per la salute? In realtà la solanina si trova solo nelle patate verdi germogliate e, abbassandosi negli altri frutti elencati compreso il pomodoro quando sono molto acerbi. Inoltre la solanina anche se fosse presente in tracce nell’ortaggio maturo, verrebbe disattivata dalla cottura”. Segue un altro paragrafo dal titolo “Non rinunciamo e pomodori!” Che prosegue: “Dunque a meno che il medico non abbia diagnosticato un’allergia ai pomodori non c’è motivo di escluderli dalla dieta per paura che possono causare infiammazione. Anzi: grazie al contenuto in carotenoidi, in un’alimentazione varia di tipo mediterraneo, i pomodori contribuiscono a proteggere le nostre cellule”.
Conosco, invece, molto bene il punto di vista di Franco Berrino, l’epidemiologo dell’istituto dei Tumori di Milano, oggi in pensione, ma ancor internazionalmente ritenuto un’autorità nel settore. Ricordo che alla mia faccia contrariata alla notizia di non poter più mangiare pomodoro, mi ha risposto proprio specificando che le poliammine fanno proliferare le cellule. E poi mi ha detto: “il pomodoro è trattato come un ortaggio, eppure è un frutto. Sì è un frutto selvatico degli Aztechi. D’altronde l’etimo non lascia dubbi su questo punto: pomo- d’oro. Lo stesso discorso etimologico vale ancora di più per la melanzana da mela insana.
D’altronde vi siete mai chiesti perché i grandi centri oncologici spesso usino per le loro campagne di raccolta fondi alimenti che la scienza ha dimostrato favorire il rischio di tumore? Io non lo tollero e quando ho fatto questa domanda a un epidemiologo, mi ha riso in faccia e risposto. Vuoi togliere il cioccolato ai bambini e sotto il Natale? Sì. Secondo me dovrebbero essere proprio questi istituti e queste associazioni della promozione della prevenzione a battersi per cancellarli dalle loro promozioni. E così, nonostante le poliammine, ogni anno d’inverno la ricerca lancia le arance della salute. A proposito sabato 30 e domenica 31 marzo 2019 fondazione Umberto Veronesi torna nelle piazze di tutta Italia per la seconda edizione de “Il pomodoro buono per te è buono per la ricerca“, per raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica sui tumori pediatrici. Perché lo fanno? Sicuramente non per ignoranza, perché non possono non esserne a conoscenza. Lo so pure io! Vi ho detto cosa mi hanno risposto quando ho chiesto durante una conferenza stampa. Non possono controbattere che non ci sono evidenze scientifiche perché basta leggersi gli articoli e le ricerche che escono periodicamente per rendersi conto che l’industria alimentare e alcuni prodotti certo non ci aiutano a prevenire. Il dubbio peggiore che mi viene è che ci siano interessi economici, perché se la più grave epidemia mondiale dei nostri giorni venisse debellata, quanti fondi andrebbero perduti? Quante associazioni dovrebbero chiudere? Non lo so e detesto i complottismi, tuttavia non mi spiego in altro modo. A tutti gli oncologi che mi hanno visitato – e sono stati tantissimi – ho chiesto sempre se l’alimentazione potesse c’entrare con il cancro e tutti, a eccezione di Berrino, mi hanno risposto di no. Tuttavia Airc e il suo Codice europeo anticancro non lasciano dubbi in merito. Forse ci vuole soltanto un po’ di coraggio per fare una rivoluzione! Quindi questo buonissimo pomodoro lo mangiamo o no? Il cuore risponde di sì, il cervello, ma ricordo che il mio è ammalato, controbatte no. Io ormai da 5 anni seguo la dieta che mi ha dato Berrino, escludendo pomodoro, peperoni e melanzane, e ad ogni follow-up rilevano miglioramenti, quindi ascolto il mio cervello, che ammalato non lo è più.