Ciucciatevi il calzino: c’è un legame tra sesso orale e tumori all’orofaringe
La prevenzione al tumore è proprio bacchettona: si oppone alle droghe – almeno non a quelle legalmente prescritte – all’alcol, alla tavola più golosa. Per ora restavano fuori sesso e rock&roll. E invece no. Anche il sesso rientra tra i potenziali fattori di rischio. È stato, infatti, provato un legame tra sesso orale e tumore alla gola in un report proveniente dalla provincia di Pordenone. I tumori di questo tipo, quelli all’orofaringe (tonsille, palato molle, base della lingua, ugola) provocati da Hpv, ovvero dal Papilloma virus, lo stesso che nelle donne genera il cancro alla cervice uterina, rappresentano il 35-40 per cento di quelli presi in carico nell’ospedale di Pordenone e del Cro di Aviano. La restante parte è provocata dell’abuso di fumo e di alcol, che sino a qualche anno fa erano considerati la principale causa di insorgenza. Si reputa che tale aumento sia dovuto a una vita sessuale, che anche a causa delle app di incontri come Tinder o Grindr, è diventata sempre più attiva e promiscua. Il tipo di tumori in aumento si contrae attraverso il sesso orale che quasi sempre viene fatto senza protezioni. Il tumore alla gola si manifesta con un dolore acuto alla gola e spesso irradiato all’orecchio, che non risponde alle consuete terapie. Si ha inoltre difficoltà nella deglutizione e talvolta lesione vegetante o ulcerata alla tonsilla o alla base della lingua. Tuttavia, i tumori dell’orofaringe sono curabili, ma è fondamentale una diagnosi tempestiva. Avere rapporti con più partner e con soggetti a rischio espone alla possibilità di contrarre il virus. Secondo una recente ricerca americana, pare che il pericolo di cancro sia maggiore per i maschi che hanno praticato sesso orale con cinque o più partner. Il virus viene trasmesso alla bocca e alla gola attraverso il sesso orale e sarebbe responsabile di circa il 70 per cento dei nuovi casi diagnosticati ogni anno di cancro orofaringeo. In base ai dati dei Centers for Disease Control and Prevention americani, negli Stati Uniti sono circa 12mila le nuove diagnosi di queste neoplasie correlate al Papilloma virus e oltre l’80 per cento riguarda i maschi. L’infezione da Papilloma virus (Hpv), che può aumentare il rischio di sviluppare tumori di testa e collo fino a 22 volte, secondo il Nuovo Rapporto Censis: le patologie tumorali Hpv correlate uccidono ancora circa mille donne all’anno. Il più pericoloso è il ceppo Hpv-16, legato all’insorgenza del tumore dell’orofaringe, un tipo di neoplasia che può colpire la parte posteriore della bocca (palato molle), la base della lingua, le tonsille e la faringe. Lo hanno scoperto gli specialisti dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, analizzando i dati relativi a 96mila volontari sottoposti al test per l’infezione da Hpv, e pubblicati su Jama Oncology. Dopo 4 anni dall’esame, 132 partecipanti all’indagine hanno sviluppato un tumore della testa o del collo: confrontando i dati tra i soggetti sani e quelli infettati da Hpv, gli studiosi hanno osservato un aumento del rischio di sviluppare carcinomi squamocellulari della testa e del collo di 7 volte. Il rischio aumenta soprattutto per i tumori dell’orofaringe (22 volte), mentre è inferiore per quelli della cavità orale e della laringe.
I dati raccolti dai ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York ci dicono che il virus è “colpevole” anche del 60-70% dei casi di tumori di testa e collo, e la via principale di trasmissione rimane il sesso orale. Il virus può essere presente nella zona genitale (anche se è silente e non ha ancora scatenato lesioni evidenti) e può essere passato al partner praticando sesso orale non protetto. Il virus può penetrare più facilmente se le difese immunitarie sono deboli, ad esempio dopo un’influenza. Il suo passaggio avviene attraverso microlesioni anche invisibili presenti sulle mucose di labbra, gengive, palato, laringe e faringe, che possono essere favorite dal consumo di bevande calde, alcolici e dal fumo.
Lo strumento più appropriato per prevenire il contagio è l’uso del profilattico. Anche quello femminile aiuta, impedendo il contatto tra la mucosa genitale della donna e la mucosa orale dell’uomo. Anche il vaccino per l’Hpv è un’arma di prevenzione efficace, ma va fatto quando la persona non è ancora venuta a contatto con il Papilloma virus, quindi, prima dell’inizio dell’attività sessuale. Per questo la vaccinazione è raccomandata alle 12enni Hpv-negative e dovrebbe essere consigliata anche ai maschi loro coetanei. L’uso terapeutico del vaccino nelle persone che hanno già contratto il virus, invece, è ancora molto dibattuto. Per le persone un po’ più mature, dunque, è consigliabile sottoporsi regolarmente a un Hpv test di controllo, rivolgendosi al ginecologo, all’urologo, all’andrologo ma anche all’odontostomatologo che si occupa delle malattie del cavo orale.
Ho paura a scriverlo, ma ci resta il rock&roll!