L’alcol si è bevuto 435mila morti in 10 anni

Ho sempre bevuto come una spugna e, nascondendomi dietro la raccomandazione di bere tanto, l’ho fatto anche con le bevande alcoliche. Ora sono completamente astemia, perché assumendo antiepilettici è preferibile non bere e poi per attenermi al codice europeo anticancro. Se da un lato non è durissima perché gli alcolici – fatta eccezione per vino e birra – non hanno gusti o note prelibate di cui non poter fare a meno, dall’altro  dall’altro diventa un incubo  non poter bere  e non sapere cosa ordinare a un pub o al ristorante. D’estate ho sempre bevuto ancora di più perché ho una sete pazzesca, controllata soltanto dal caldo che mi provoca fastidiosi disturbi intestinali.

L’alcol è un’emergenza in Italia: pensate che si contano 435mila morti in 10 anni. È una droga facilmente accessibile e si può bere ovunque, senza cercare un luogo nascosto, e a qualunque ora, anche con una spesa contenuta. Nel nostro Paese costituisce la prima dipendenza, che rappresenta il primo fattore di rischio per la salute, dopo il fumo e l’ipertensione. È stata la causa in dieci anni (2008-2017) di 435mila morti per patologie alcol-correlate, incidenti stradali, incidenti sul lavoro, incidenti domestici e omicidi o suicidi legati allo stato di alterazione psicofisica, rileva l’osservatorio Eurispes ed Enpam.

Sono soprattutto i più giovani a bere: l’Italia supera nettamente la media mondiale di un consumatore di alcol su tre: il 60% degli italiani, infatti, consuma una o più dosi di alcol al giorno. Nel nostro Paese si contano 8,6 milioni di consumatori a rischio, 2,5 milioni dei quali anziani e 1,5 milioni adolescenti. È la precocità del primo bicchiere l’aspetto più preoccupante che emerge dalla ricerca. Il 15,8% ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 13 anni, e tra i maschi la percentuale sale al 20,5%; un terzo della popolazione lo ha fatto tra i 14 e i 17 anni (33,5%), per due su dieci il “debutto” è avvenuto tra i 18 e i 20 anni (20,1%), il 12,4% ha iniziato a bere dopo i vent’anni. Ha assunto alcol prima dei 10 anni il 3,8% degli intervistati: in particolare nel Nord-Ovest, dove si registra un numero di bevitori precoci superiore alla media che si attesta al 7,6%. e l’abuso di alcol costituisce tra i giovanissimi la prima causa di morte, spesso a seguito di incidente stradale. La netta maggioranza dei ragazzi beve alcolici (61,7%): oltre la metà lo fa “qualche volta” (51,6%), l’8,2 % spesso, soltanto l’1,9% tutti i giorni. In particolare, tra gli 11-14enni prevalgono coloro che non bevono mai (64,8 %) e che tre su dieci lo fanno “qualche volta”; la situazione si capovolge tra i 15-18enni: il 65, % beve “qualche volta” e solo due su dieci sono astemi. La quota di ragazzi che non bevono mai risulta più elevata tra chi è nato all’estero (44,1 contro il 37,9%).
Si inizia a consumare alcolici sempre più presto: più della metà dei ragazzi che ha confessato di fare uso di alcol, ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 14 anni (52,8%), più di un quarto dai 15 anni in su (26,9%), e quasi due su dieci addirittura prima degli 11 anni (18,4%).
questa precocità di debutto all’alcol è maggiore nei maschi. Tra i nati all’estero la percentuale di chi ha iniziato prima degli 11 anni sale al 28,4 per cento. Il motivo che si tende a escludere della dipendenza giovanile dall’alcol si individua nella scarsissima correlazione tra emarginazione sociale e alcolismo.
Infatti, solo il 5,3 per cento dei medici ritiene che la mancata inclusione sociale sia all’origine della dipendenza. Secondo il 26% dei professionisti, la causa di un uso smoderato di alcol è da attribuire all’abitudine ad un consumo sregolato, un altro 23% considera depressione e ansia tra le principali cause, per il 23,5%, l’alcol viene usato come “stimolante”, e un 21,9% vi legge un forma di imitazione verso modelli scorretti.

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