Stress da rientro: come guarire dall’ansia
Dopo due mesi di assoluto relax al mare, proprio non mi ricordavo cosa fosse lo stress, fino a venerdì, quando anche io sono dovuta rientrare a Milano ed è subito ansia. Al rientro dovrò affrontare tutte le visite della prevenzione e tornare a lavoro. Ma prima ancora mi toccherà affrontare lo stress delle valigie: l’ansia di dimenticare qualcosa, per me che dimentico tutto, ancora più angosciante, poi lo stress del viaggio tremendo per chi deve attraversare in lunghezza tutta la nostra penisola in macchina. Poi, lo so, questa è da matti, ma io sclero davanti a notizie come quella della manifestazione dei negazionisti prevista a Roma. E così parto già come se fossi un fascio di nervi. In autogrill, oltretutto, per me è impossibile mangiare, e, credo valga per ciascuno di noi, saltare i pasti comporta aggressività e frustrazione senza pari. In più non posso ascoltare la musica che piace a me, ma devo necessariamente ascoltare quella che passano le radio, così deprimendomi per il panorama musicale attuale. Pensavo, per esempio, che la trap fosse un suono fastidioso dei jingle pubblicitari per arrivare con fastidio a manipolare le menti degli acquirenti, e, invece, con somma disperazione, ho intuito che è il suono del momento: che pena! “La musica contemporanea mi butta giù”. ora poi è appena finito un Granpremio, che ha sparato colpi di scena uno dietro l’altro, tenendo l’occhio spalancato e il cuore palpitante.E comunque è con questo sereno stato d’animo che mi sono messa in viaggio e con il cuore che pompa così forte che preoccupatissima tengo sotto controllo il braccio sinistro. Ho fame e sonno. Per fortuna il viaggio è stato tranquillo, nonostante le orecchie piangessero. Arrivo a casa e penso che l’unico conforto l’avrei trovato proprio in quello che per me è un toccasana: la musica. Accendo il mio archivio musicale, ma devo aggiornare Windows media player che mi ha abbandonato anche questa estate. Penso che, avendo la fibra, in pochi secondi ascolterò tutto quello che voglio e… e… la connessione non c’è. Per poco il braccio sinistro non inizia a tremare, soltanto perché irrigidito in una malinconica presa di coscienza: non ho pagato la bolletta di agosto, mi avranno tagliato la linea telefonica. Il pensiero diventa certezza in un attimo. Ceno con un’insalata scondita, a me piace così, faccio la doccia e mi metto a letto. Tre, due, uno, ronfo. Il giorno dopo sarà durissimo perché dovrò affrontare diverse pratiche burocratiche che significa isteria allo stato puro. Ho iniziato con la revisione dell’auto, ma c’è tempo, perché con l’emergenza covid posso ancora andare in giro senza revisione fatta. Pago la bolletta, mangio spartano perché i miei commercianti di fiducia non potrò vederli fino a lunedì. Stringo i denti, per non fare entrare schifezze, già quest’estate non mi sono strettamente allineata alle regole. Penso alla granita al limone e quasi mi scende una lacrima.
Poi casco nell’errore fatal: controllo le immagini dei negazionisti, leggo che hanno insultato Mattarella e Conte, la foto del papa bruciata, il rosario baciato, penso al rispetto per le istituzioni – e io non sono una che gira con la bandiera dell’Italia ovunque possa esibirla, preferisco la maglietta con Gaetano Bresci, non tifo Ferrari , ma Mercedes, non Valentino, ma Marquez – eppure, mi arrabbio. Ma non si meritano la mia ira, quindi cerco invano di calmarmi. Insomma il famoso stress da rientro elettrizza tutto il mio corpo. E non è soltanto il rientro ad angosciarmi, io soffro costantemente e fortemente di stress.
Ho sempre convissuto con gli stati d’ansia dal momento che si dice che, in caso di pericolo, le emozioni negative – ansia, rabbia, paura, disgusto e tristezza – siano il miglior sistema di difesa che abbiamo. L’ansia, effettivamente rende più sensibili e reattivi e potenzia la capacità di difendersi.
Eppure, se vissuta eccessivamente o in maniera negativa, può diventare un problema invalidante. La dottoressa curante mi raccomanda sempre di non tornare ai livelli lavorativi precedenti la malattia, per cui effettivamente da sfigatissima partita Iva, erano troppo elevati 🙁 , ma un po’ di ansia fa bene, basta controllare alcuni funzioni di base del corpo, come la respirazione, il cuore e l’equilibrio, più fragili del normale in chi è ansioso. Per affrontare le proprie ansie e/o quelle altrui, non bisogna mai banalizzare o negare l’esperienza ansiosa, o avere un approccio sprezzante: soluzioni, suggerimenti semplicistici e fai-da-te non sono sufficienti, e consigliare di provarci di più potrebbe essere svilente e indurre vergogna nella persona sofferente.
Molto meglio offrire un aiuto concreto e supporto, magari per fare qualche commissione. L’ansia può compromettere la normale vita quotidiana, e offrirsi di fare qualcosa di specifico, assicurandosi di aver ottenuto il consenso della persona stessa.
Nei casi più gravi e ingestibili, si può incoraggiare il proprio caro a rivolgersi a un professionista. Ci si può offrire di aiutare a trovare il professionista adeguato e di accompagnarlo a un primo colloquio.
Infine, un consiglio per se stessi. Aiutare chi soffre di un disturbo d’ansia può essere difficile e può provocare frustrazione e stress. Per questo non bisogna trascurarsi, ma essere consapevoli di quanto aiuto possiamo offrire e di quali siano i nostri limiti, mantenendo un equilibrio (anche emotivo).
La mia miglior ricetta contro lo stress è ascoltare buona musica e dormire.