La Lombardia è zona rossa perché l’ha meritato o per bisogno di tornare alla normalità?
Dopo la lettura da parte del presidente Giuseppe Conte dell’ultimo dpcm, mi è capitato di leggere soprattutto sui social, oramai ricettacolo prediletto per cogliere il punto di vista dell’opinione pubblica, che in Lombardia ci saremmo meritati restrizioni più stringenti rispetto al resto d’Italia perché ci piace fare la bella vita e ora ne dobbiamo pagare il prezzo. Non riesco nemmeno a commentare il livore e la grave e colpevole insensibilità di quei connazionali che godono dei guai dei loro vicini di sopra e non dimentichiamo che anche tanti di loro avrebbero domani potuto trovarsi nelle nostre stesse condizioni… No, ce lo siamo meritati perché ci piace fare l’aperitivo – che io personalmente detesto – ma non tutti quei ragazzacci che congestionavano il naviglio Grande. Cattivoni: dopo mesi chiusi in quarantena a fare pane azzimo, avete osato rivedere, oltre che il cane ,gli amici e persino pensato di festeggiare e brindarci sopra. Ma non sarebbero dovuti intervenire in quei luoghi e in quei casi i controlli? No, io ho soltanto visto un post del sindaco Beppe Sala in uno dei suoi abiti più fighetti che mostra un fake-naviglio completamente deserto. Dopo, ovviamente perché prima non era affatto ipotizzabile che la Milano da bere dopo un lungo periodo di clausura forzata, astemia e panificazione, bloccata davanti a una tv satolla di dati Covid, virologi, epidemiologi, elenco delle regole, cosa vuoi che faccia? Incredibilmente non se ne sta a casa come ha fatto fino a quel momento?
No, i giovani sono tutti brutti, cattivi, irresponsabili nei confronti di mamma papà e nonni. Quanti locali non hanno potuto riaprire, quanti per il solo mese di luglio hanno creduto invano tirare su la cler, sostenendo una serie di norme di riadattamento effimere dei locali dai costi esorbitanti, e quanto diavolo era lievitato ormai il costo del lievito (e non soltanto) per preparare le focacce dell’aperitivo? Dall’estetista, dal parrucchiere, in palestra soltanto su appuntamento e chissà quando sarà il tuo giorno fortunato, se mai lo avrai . Tutte le visite mediche rimandate anche loro da fissare chissà per quando. Concerti dal vivo mai tornati in cartellone. Soltanto le vacanze avrebbero potuto salvare un lombardo dalla follia e dalla psicosi. Così abbiamo preso a viaggiare seppure nessuno ci voleva. Eppure, il tormentone estivo era: “restate in Italia, dove ci sono posti bellissimi”. E tutti fuori dal Paese: questi lombardi sono proprio cattivi e irriverenti e non restano nel Paese che non vuole proprio accoglierli. Esperimento: provate a cercare un volo A/R per la Grecia e volo per la Sicilia- ovviamente nella stessa settimana provate a cercare un albergo, poi comparate i prezzi e, va bene l’amor di patria, ma prima viene l’amor proprio e il non farsi fregare. Io non perdo una mostra, né manco di visitare musei o luoghi di interesse. Nei pochissimi giorni rientrata a Milano, dalle mie vacanze in Italia, dopo aver sbrigato diversi impicci di salute e burocratici, mi sono concessa di beneficiare orecchie, occhi e spirito, le prime con un concerto di amici, occhi e spirito con la mostra Ri-scatti e la visita a Meet: sono proprio una brutta persona, perché pare stia tornando l’emergenza e io mi permetto di divertirmi. Di più, un mostro. Ma la pagherò giustamente, a parere di qualche connazionale lividamente magnanimo e solidale. Perché da venerdì 6 novembre per tutti i lombardi, di fatto è di nuovo lockdown. No, il presidente Conte non ha mai usato la parola tanto temibile, ma ci ha dichiarato zona rossa, incomprensibilmente risparmiando regioni altrettanto messe male, come la Campania.
Forse noi siamo stati troppo cattivi. O forse in Lombardia c’è troppo amore per la cultura e tanta voglia di normalità? La mostra fotografica “RI-SCATTI. Per le strade mercenarie del sesso”, tenutasi al PAC di Milano, una delle poche che è riuscita ad aprire i battenti prima della nuova emergenza, ha riscosso un successo enorme: in 10 giorni sono stati registrati quasi 5.000 ingressi e vendute 70 fotografie per un ricavato complessivo di oltre 10mila euro, che saranno devoluti a sostegno dell’operato di Associazione Lule Onlus, che si occupa di assistere le prostitute vittime della tratta. Forse abbiamo soltanto bisogno di nutrire gli occhi e l’intelletto, di alimentare la mente – per dirla alla nostra – e quei 10mila euro dimostrano la grande generosità della Lombardia.
Siamo così irrispettosi delle regole noi lombardi, che oggi i portici di stazione centrale si presentavano completamente vuoti di gente e di locali aperti. Qui a Milano è già lockdown e la tristezza infinita.