Risotto alla zucca, bieta e lenticchie

Raramente ho trovato piatti macrobiotici nei menù dei ristoranti. Una volta mi è capitato con Lui, attirati prima che dal menù dalla storia del locale e del suo staff: 28 posti, piccolo ristorante (28 posti, appunto) dietro al Naviglio Grande eppure lontano da tutta la sua confusione, ne eravamo attratti dalla storia, dicevo: i lavori edili e gli arredi sono stati realizzati da detenuti dell’Istituto Penitenziario di Bollate, grazie ai benefici del famoso articolo 21 e al laboratorio di falegnameria all’interno del carcere dalla ONG Liveinslums. Risorge dalle ceneri di un vecchio karaoke milanese CantaMilano, nel quale ho raccolto una delle mie più catastrofiche figure di deiezione della vita, cantando e ballando Pollon. Ma ora c’è il ristorante, dove ho ordinato un piatto di riso integrale con zucca, giro di bieta e lenticchie di montagna, il tutto sformato in un cilindro perfettamente macrobiotico, non nelle porzioni, ma per il contenuto di cereali integrali, verdura e di legumi.
Scorrendo vecchie fotografie, l’ho trovato e  ho pensato di provare a farlo e, nonostante non sia riuscito buono come quello, l’ho trovato soddisfacente, d’altronde la macrocategoria delle mie ricette si intitola L’arte di arrangiarsi.
Ho cotto il riso integrale, mettendo nel brodo di cottura una porzione di zucca tagliata a dadini. Sopra cuocere al vapore la bieta. Infine le lenticchie, io impazzisco per quelle piccole di montagna, che non hanno neanche bisogno di stare in ammollo.
Sformare con il coppapasta e rifinire con un goccio di succo di zenzero e se li avete, germogli freschi.

E comunque la mia esibizione al karaoke non era stata male, ma come tutte le cose geniali, non era stata capita.

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