Il centenario di Pier Paolo Pasolini
Nasceva il 5 marzo 1922, cento anni fa Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali del Novecento.
La poetica di Pier Paolo Pasolini espressa in tutte le arti è fondamentale per Alimentarmente, che ne condivide pienamente il filo conduttore: alla costante ricerca di un mondo bucolico e autentico perduto per cedere alle corruzioni di quello capitalista. Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni Pier Paolo Pasolini, l’ultimo intellettuale che ha avuto il nostro Paese. Le celebrazioni per questo mancato compleanno sono iniziate domenica 27 febbraio 2022 Domenica con Pier Paolo Pasolini su Raistoria, culminata nel documentario Pier Paolo Pasolini, il santo infame, disponibile su Raiplay, che ne racconta la vita e l’evoluzione del pensiero del grande poeta e regista italiano attraverso i suoi film, la sua poesia e ha come leitmotive il suo tormentato rapporto con la giustizia (ha subito ben 33 processi tutti montati sul nulla), che troppe volte tentò di punire il suo sguardo sulla società a lui contemporanea. Uno sguardo troppo lucido, lungimirante, profetico e quindi da spegnare in ogni modo, senza, per fortuna mai riuscirci.
Pier Paolo Pasolini inizia a lavorare come professore di Lettere in una scuola media di Udine, ma già si fa conoscere fuori regione come straordinario poeta dialettale con la pubblicazione della sua prima opera lirica, risalente al 1942: Poesie a Carsara in dialetto friulano, prima scelta che fa ben comprendere il fine della poetica pasoliniana: il dialetto è idillico e sfugge la società dei consumi, ricercando la radice della parola autentica, riannodando così il tempo presente a quello delle origini della letteratura italiana.
Casarsa
Dedica.
Fontana di aga dal me país.
A no è aga pí fres-cia che tal me país.
Fontana di rustic amòur”.
Nell’ottobre del ’49, Pasolini si apparta per avere dei rapporti sessuali con quattro ragazzi minorenni. Pur, in mancanza di querela, la questura inizia le indagini e dopo che vengono pubblicate, Pasolini viene espulso dal partito Comunista.
Il processo si conclude con l’assoluzione, ma, nel 1950, il poeta preferisce lasciare Casarsa per trasferirsi a Roma con la madre. Lo accoglie la Roma delle borgate, di cui frequentava i loro giovani che ispireranno il romanzo Ragazzi di vita che porta per la prima volta nella letteratura italiana il linguaggio e le storie di ragazzacci e prostitute. Pasolini li ritrae però – dice Moravia – come “personaggi epici”. Ma il suo primo romanzo lo trascina di nuovo in tribunale per pubblicazione oscena. Egli la difende secondo la tesi del realismo, sostenuta anche dal poeta Giuseppe Ungaretti e dal cattolico democristiano Carlo Bo, rettore dell’Università di Urbino, che lo definì un “romanzo cristiano di grande importanza”. Pasolini e il suo editore Garzanti vengono assolti.
Alla fine degli anni Cinquanta è impegnato in un’attività frenetica: scrive poesie, saggi, inchieste. Nel 1959 pubblica anche il suo nuovo romanzo Una vita violenta e scopre il cinema che definisce “la lingua scritta della realtà”.
E nel 1961 debutta alla regia con il film Accattone, che non riesco a scrivere il più bello, perché ogni film che Pasolini girerà da lì in poi sarà un capolavoro. Accattone racconta le vicende di un ragazzo di strada mantenuto da una prostituta e ha come sottofondo che mai si spegne la morte e anche la sua prima opera cinematografica dà scandalo al punto che sarà il primo film italiano a essere vietato ai minori di 18 anni. E il regista viene massacrato, in particolare, dai giornali di destra. Viene accusato di tentata rapina a mano armata ai danni di un benzinaio, ma i difensori del ragazzo basano tutto il processo sull’omosessualità. Entra in scena il criminologo Aldo Semerari, personaggio ambiguo iscritto alla P2 che, senza mai incontrare Pasolini, dichiara che la sua omosessualità esibizionista denotava una chiara infermità di mente. Viene condannato a 15 giorni di reclusione per la rapina e altri 5 per possesso di una pistola mai trovata con proiettili d’oro. Ancora nei primi anni Sessanta viene denunciato e aggredito diverse volte. Nel Pollo Ruspante, film collettivo all’interno di Ro.Go.Pa.G., che conta anche de La ricotta di Pasolini, il bambino travestito da rapinatore accoglie il padre travestito da rapinatore, cui spara contro, colpevole di consumismo, si dice essere Pasolini. La ricotta mette in scena tableau vivant di scene sacre dei quadri degli eccentrici di Roberto Longhi, che fu suo professore, per dimostrare la perdita di sacralità del mondo contemporaneo attraverso una troupe profana quasi fino alla blasfemia. E a dieci giorni dall’uscita la pellicola viene sequestrata e Pasolini è denunciato a vilipendio della religione di stato. Pasolini spiegò che invece il significato del suo film intendeva essere proprio quello di difendere il senso del sacro resa mercificata e data in pasto allo spettacolo. E anche questa volta l’autore viene condannato a 4 mesi per vilipendio e La ricotta viene censurata con diversi tagli. Orson Welles, regista nella finzione de La ricotta in cui dice che “l’Italia ha la borghesia più ignorante d’Europa”, indicandoci con questa affermazione l’aspra considerazione da parte dell’autore della borghesia ritenuta la fonte di arretratezza culturale della società italiana ed è per questo che metterà in discussione con tutte le sue opere a venire la morale borghese, che troverà il suo culmine nel film Teorema, con l’utopia di cambiare la società italiana.
Critica sia la destra che la sinistra, come nella poesia intitolata Il Pci ai giovani, nella quale critica il movimento studentesco sessantottino per il suo profondo carattere borghese.
Dopo il film Teorema, anch’esso accusato da uno spettatore di oscenità, senza alcun fondamento, il regista poeta gira, tra il 1971 e il 1974 la Trilogia della vita: Il Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte, tutti tesi a contrapporre il passato a una maniera critica e contestatrice del presente. Il regista dirà della Trilogia: “Ho fatto questi film per criticare indirettamente il presente, il presente consumistico che non amo”. Il Decameron ottiene 80 denunce per la presenza della carnalità.
Dal 1973 pubblica sulle prime pagine del Corriere della Sera Pagine corsare dalle quali emerge tutta l’ideologia pasoliniana e la sua profetica analisi della società capitalistica corruttrice delle coscienze e delle menti.
Nel 1975 fa un immaginario processo contro la Democrazia cristiana accusata di mal governo, corruzione e disprezzo degli italiani, ridotti a un livello di analfabetismo di massa con la televisione. Nella primavera del 1975 gira il suo ultimo film Salò o le 120 giornate di Sodoma e intanto scrive anche il suo ultimo romanzo Petrolio, che non riuscirà mai a terminare, perché Pier Paolo Pasolini muore assassinato la notte del 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, assassinio di cui mai si troverà un colpevole certo.
Una morte che – ha detto Federico Zeri – sembra “inventata, sceneggiata, diretta e interpretata” dallo stesso Pasolini. Una morte che ne ha distrutto il corpo, perché inferta a bastonate e dall’auto che lo ha schiacciato; che, peggio ancora, gli ha tolto le parole e l’ingegno – come canta il lamento dedicato -; che ha lordato l’integrità della sua vita con l’accusa infame di essere stato lui stesso il provocatore di quella misera fine.
Pier Paolo Pasolini affermò: “Io credo nel progresso; non credo nello sviluppo e, nella fattispecie, in questo sviluppo”. E non è questo artista completo in sintonia con Alimentarmente? Per questo, cercherò di approfondire tutta la filmografia pasoliniana nel corso del suo centenario e gli eventi collegati al centenario.