Fuori dal Fuorisalone 2018
È nato come evento satellite del Salone del Mobile, che oramai stava perdendo il suo carattere di tendenza ed evento mondano, ma il Fuorisalone, quest’anno in programma dal 17 al 23 aprile, credo farà presto la stessa fine della sua manifestazione principale. Le ha provate tutte: continua a moltiplicare i suoi distretti e a internazionalizzarsi, ma il succo rimane lo stesso e le novità sono sempre meno, anzi ogni anno ormai pare una replica dell’edizione precedente. E non c’è niente da inventarsi di nuovo. Nel 2012 è stato un vero fallimento il Fuorisalone del gusto che, puntando sul gettonatissimo streetfood, non ha fatto i conti con il mal tempo. Meglio è andata con l’apertura del distretto di Lambrate, che ha messo in mostra nelle sue officine e carrozzerie esemplari di design sempre più innovativi e originali rispetto al circuito ufficiale. Ma anche questo, anno dopo anno, si sta spegnendo. Quest’anno tra le novità vere si contano sulla punta delle dita e sono desolanti e per ora limitandosi soltanto all’apparenza. La Salumeria del design ci prova con l’ironia organizzando il Fuorisalume, aperitivo a base di pane, salame e design in via Cecilio Stazio 18, a Nolo, insomma. L’evento si auto-referenzia come momento “Contro il logorio degli eventi mondani moderni…/…anche quest’anno, in occasione del Fuorisalone 2018”. E poi il ribelle Fuorisalume casca come un salame nel malriuscito tentativo di anti-mondanità, indirizzandosi a Nolo, che è diventato un nuovo district del Fuorisalone, anche se nell’organizzazione centrale nessuno lo sa: “L’evento rientra nelle iniziative di Nolo Creative District, nato per fare rete e per far conoscere i migliori eventi e realtà creative di Nolo”. L’originalità è tale che per chi invece è fishtarian c’è il Fuorisalmone: quanta creatività! Io opterei per il Fuoritutto così la facciamo finita. Tuttavia il Fuoritutto non rappresenta altro che un’ ironia didascalica che non riesce ad andare oltre alla propria denominazione, come come invece era riuscita una delle ultime esposizioni del fuori salone Sliding Doors nei cortili della statale capace com’era stata di rompere i capisaldi dell’architettura, come l’immobilità e la materialità attraverso l’uso della tecnologia della luce: pareti mobili tutte luci scorrevano senza mai fermarsi così demolendo la funzione intrinseca delle pareti e dell’architettura che deve essere solida.
Anche quest’anno la serata inaugurale del Fuorisalone partirà nella notte del 17 aprile dall’università di via Festa del Perdono. E sarà all’insegna di spettacolarità e grandezza, come lasciano presupporre gli allestimenti lignei e led. Poi il Fuorisalone cresce in via Tortona, dove è stato originato. Tuttavia qui non succede più niente da anni. La via annoia e implode in una confusione che mostra davvero poco se non una vocazione sempre più strettamente connessa al fashion e dimentica del design. L’importante è esserci. Tutti i grandi marchi e le più famose aziende del design scelgono qui di mettersi in mostra in vetrine commerciali, che non lanciano alcuna proposta comunicativa. Quest’anno, tra l’altro, la grande confusione che contraddistingue la zona sarà aggravata e complicata dalla chiusura della scala che dalla stazione di porta Genova porta in via Tortona. Conviene fermarsi al Mudec e godersi la mostra su Frida Kahlo.
Il distretto di Ventura ha preso il suo posto, grazie alla sua carica dirompente iniziale che però sta sempre più esaurendosi. Infatti, anche questo distretto va sempre più replicando le edizioni precedenti. Persino gli ambulanti irregolari sono sempre gli stessi. E così gli espositori di autofficine e carrozzerie, dove si fabbricava la mitica lambretta, sono per lo più provenienti da Paesi Bassi, Gran Bretagna, Germania, Canada, Francia, Stati Uniti, e anche i pochi espositori italiani impiegano hostess madre lingua inglese. La festa, aperitivi e fiumi di alcol animano il quartiere. Nel 2018 cerca di imporsi anche il più recente dei distretti quello di Sant’Ambrogio che, per l’occasione, apre le porte di un convento san Vittore del 1800, ma la formula quanto meno sulla carta, non cambia non ha caratteristiche particolarmente inusuali: streetfood, aperitivi, designer emergenti. Che noia!
Nel distretto di Brera riapre al pubblico Palazzo Citterio, dopo che si sono susseguiti diversi progetti di recupero, che a breve andrò a visitare e vi racconterò in anteprima.
Dopo la scorsa edizione torna anche il Distretto di zona Isola, con botteghe artigiane, location nascoste e cortili privati del quartiere torneranno ad aprirsi per ospitare giovani designer e brand emergenti, con mostre, installazioni, workshop ed eventi dal 17 al 22 Aprile.La soluzione è sempre la stessa, ma zona Isola fa le cose fatte bene e quindi merita un giro.
L’unica esposizione che ha attratto la mia attenzione e, alla quale andrò, è quella della Triennale che omaggerà Gillo Dorfles, recentemente scomparso.
Ed è così che paradossalmente la più istituzionale delle formule del fuorisalone, ossia la Triennale, quest’anno offre la miglior proposta presentando i lavori di un ultracentenario che del design ha fatto la storia: Gillo Dorfles recentemente scomparso. L’Highlander della preistoria del design italiano, che il 12 aprile 2018 avrebbe compiuto 108 anni, ha sempre filtrato attraverso uno sguardo lucido e attentissimo il nuovo. Quando non si sa guardare avanti, è meglio guardare indietro. L’ultima volta che ho visto Gillo Dorfles, era seduto davanti a me alla mostra al Pac di Marina Abramovich, a carpirle chissà quale energia vitale.