Introdotta l’arteterapia in Canada
Che le esperienze artistiche e culturali siano terapeutiche per chi soffre di una patologia grave è una mia convinzione profonda e fondante Alimentarmente che si pone come obiettivo proprio quello di alimentare bene il corpo, ma anche la mente proponendo le migliori mostre e visite di luoghi, nonché la visione di film di spessore. Mi sono arenata nella sezione dedicata al cinema proprio per questo motivo: io sono estremamente selettiva su quello che voglio vedere, che non significa preferire preferire soltanto mattoni: prendiamo, per esempio, Mad max, ho chiesto io di andarlo a vedere e ho preso tanti di quegli insulti, perché ritenuto una porcata, per me, invece, nel suo genere, è un film ben riuscito. Ecco, invece proprio non riesco a vedere film pietosi, come La la land di cui non riesco ad apprezzare proprio niente, eppure tutti lo amano. E no, non si tratta di gusti: è un film orrendo interpretato da attori che non sanno assolutamente recitare e non vado oltre o mi arrabbio, e non devo. Comunque torno al punto. La mia convinzione che arte e cultura siano terapeutici ha trovato riscontro a Montreal, in Canada, dove dal primo novembre i medici potranno prescrivere visite gratis al museo come forma di terapia senza effetti collaterali. I medici della capitale canadese hanno preso accordi con il Museo di Belle arti nazionale, convinti che la visione della collezione cittadina possa quantomeno alleviare le sofferenze dei pazienti. Immaginate che nell’impegnativa del medico sia prescritta “visita all’ MMFA- Montreal Museum of Fine Arts“. Gli accordi con il museo sono stati presi dall’Associazione dei Medici francofoni canadesi, convinti che l’arteterapia possa aiutare ad affrontare sia i disturbi fisici che mentali dei loro pazienti, che in base a determinate regole, potranno anche essere accompagnati da parenti. I medici potranno registrare, nella fase iniziale del progetto, l’emissione di 50 prescrizioni per una visita alle collezioni e alle mostre della MMFA come complemento alle opzioni di trattamento più tradizionali. Entusiasta del progetto anche il direttore generale del museo, Nathalie Bondil, che ha affermato: “Lo spazio neutro, bello, stimolante di un museo può aumentare l’umore, migliorare il benessere e offrire ai pazienti la possibilità di esplorare esperienze e sensi al di fuori della loro malattia”.
Qui in Italia raggiungeremo mai simili traguardi? È inutile aspettare una prescrizione medica: visitiamo musei e mostre delle nostre città, sono i migliori del mondo!
Una risposta
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