Compiti: quali saranno i problemi della riapertura delle scuole?
Il 14 settembre, in Italia, dovrebbero riaprire le scuole. E questo dovrebbe essere certo dal momento che è dalla fine della quarantena che si chiede una data sicura e si gioca a fare politica su questa data.
Ma la scuola non soltanto deve riaprire per dare un’istruzione al futuro del Paese, ma deve anche garantire una serie di misure di sicurezze e un’educazione che non sia Tutti promossi d’ufficio. No, perché già il livello di educazione e conoscenza dei fatti si è assottigliato in modo preoccupante e persino pericoloso, subire un ulteriore rincaro con il segno meno, significherebbe portare la civiltà sull’orlo del baratro. E no, non sono drastica, sono preoccupata. Negli anni all’università, ho sentito cose che voi umani…
credo che sia evidente a chiunque il degrado civile, morale, intellettivo e culturale della nostra società. Ma tutti, ogni servizio di telegiornale, o di trasmissione che si autodefinisce inappropriatamente d’approfondimento (cosa vuoi approfondire con quegli opinionisti qual è il capolavoro di Alvaro Vitali?) chiedeva al ministro dell’Istruzione la data, salvo poi intuire che – com’è sempre stato – questa sarebbe inevitabilmente variata di regione in regione, perché provare a seguire le lezioni con 40° all’ombra è evidentemente impossibile. Mai uno che abbia approfondito argomenti più insidiosi come i modi di svolgimento dei corsi di recupero per quei ragazzi promossi d’ufficio con tutte le materie sotto la sufficienza. O i corsi di recupero non sono previsti, perché è meglio un’orda di ignorantoni con la laurea che non dare la tanto attesa data.
E tutto il deficit di attenzione alla felicità del bambino? Ci saranno anche quest’anno i primini! Il mio nipotone andrà in prima elementare e come non preoccuparsi di preservare la spensieratezza degli scolari più piccoli? No, pensiamo ai banchi. Chiudendoli ermeticamente in campane di vetro o plexiglas prima, poi in banchicon le rotelle (di questi non ho mai capito il senso della proposta). A Cuba anziché cambiare i banchi hanno spostato una sedia, cosicché i compagni di banco anziché fianco a fianco si trovino in diagonale tra loro. Noi abbiamo sollevato un problema di ingegneria quantistica con questi banchi, e oggi scopro che le scuole – contrariamente a quanto promesso – non metteranno a disposizione degli studenti le mascherine gratuitamente. E quelli più indifesi come faranno? Quanto dovranno spendere le loro famiglie per garantire ai figli mascherine sempre funzionanti per il loro scopo? – visto cha dicono che bisognerebbe cambiarle frequentemente.
E come arrivare in sicurezza a scuola? Penso a Milano. L’altro giorno ho preso l’autobus per la prima volta da quando è scoppiata l’emergenza Covid. Non era pieno, ma lo era. Ci si può sedere a posti alternati, chi sta in piedi deve porsi su bollini distanziati. Sicuramente! Io, che cedo sempre il posto a sedere, guardavo fuori dal finestrino per tenermi stretta il posto, perché stare sulla lunghezza del mezzo significa soffocare in un allevamento intensivo. E, allora, ho usato anche tutti i trucchi per sedermi prima degli altri. Immagino cosa possa avvenire all’ora di punta, quando i ragazzi devono andare a scuola e i genitori a lavoro.
Mia sorella ha dovuto etichettare tutta la cancelleria di mio nipote con nome e cognome per non permettere ai bambini di scambiarsi oggetti. Ma voi vi immaginate una maestra passare tra i banchi a verificare tutte le etichette?
E poi ci sono i problemi di cui il sistema scolastico soffre da sempre, no: l’unico problema è la data!