Che stress, che stress d’autunno!
Eccomi, sono rientrata dalle ferie nella bollente Sicilia. Talmente bollente che facevo fatica a uscire, oltretutto terrorizzata di ustionarmi, come tutte le estati. Anche questa è successo proprio quando stava per finire. Incendi hanno scaldato ancora di più questa terra vulcanica, cui l’Etna quest’anno non dà affatto tregua. Ed è successo proprio sul monte nero che, malgrado avessi preso tutte le precauzioni per non scottarmi, sono rientrata a casa con eritemi e rossa fuoco, anche qualche linea di febbre. “Ormai ci sono abituata, sono vaccinata”, canterebbe il vecchio Vasco. E comunque in un rientro rallentato da lavori per tutto il sistema autostradale, tutta la pace e la serenità conquistata in una rilassante vacanza è sfumata alla prima fila. Ho ricercato la serenità perduta in un ritiro di arpaterapia nei boschi, dove ho toccato la serenità più profonda, tale che quasi mi ha impaurita, perché io soffro lo stress in modo abnorme. Qualche dottore ha persino pensato potesse centrare con la causa del tumore. Non lo so, ma cerco di tenerlo sotto controllo con diverse discipline olistiche cui mi dedico con passione nel corso dell’anno: danzacreativa, soul collage, meditazione, arpaterapia, campane tibetane e riflessologia plantare: tutto ciò che mi ritaglia un cantuccio di serenità in mezzo al mio nervosismo cronico.
Oltretutto l’autunno ormai è alle porte e a me scarica incredibilmentee, non vedere più il sole grosso brillare accecante su di me. Amo però i colori che tingono la natura autunnale: le foglie si colorano di tonalità meravigliose, il colore dei borlotti, l’aria si raffredda e spinge a rintanarsi dentro coperte in cui avvolgerci e tisane prima del sonno. Autunno significa ripartire, ossia lavoro e tutte le pressioni della vita che ci schiacciano. Significa parrucchiere, da cui non vado da luglio, ossia chiacchiere che non vuoi fare. “Cos’hai fatto quest’estate?” me lo chiederanno almeno sino a fine ottobre. E io do i numeri. Significa piedi costretti in scarpe chiuse e non più nudi, almeno quelli, lasciamoli scoperti lontano dalle vergogne bibliche. Ritorno a lavoro, a tutte le imposizioni che la vita mette contro. Significa raffreddore, quest’anno ancora più temibile degli altri perché confondibile con il Covid. Ecco la parola peggiore per richiedere immediatamente un TSO. Poi mi ci abituo all’autunno – basta comprarmi con una vellutata di zucca a tavola o con i funghi porcini – ma mai riuscirò a scendere a patti con lo stress.
Quando rientriamo, è normale che il benessere che abbiamo recuperato in vacanza possa andare perso perché non sappiamo cosa ci aspetta.
Avvertiamo ciò che ci manda in crisi come uno scoglio insuperabile. Così potremmo ricominciare non in forma o infelici, potremmo somatizzare con tensioni muscolari, o malfunzionamenti intestinali – a me è già tornato il reflusso :(.
Dobbiamo trovare escamotage per affrontare il rientro per spegnere i malesseri da rientro. Modificare il proprio atteggiamento per dare una svolta e settembre è il mese del cambiamento, quindi è bene modificarci, partendo da noi stessi. Dobbiamo imparare a volerci bene, ad accettare i nostri pregi e difetti. È fondamentale investire su noi stessi senza avere paura. Trovare le giuste motivazioni per la vita.
Fare sport permette di scaricare le tensioni e studi dimostrano che il cervello di una persona allenata ha una forma più benefica. Però bisogna iniziare gradualmente. Aiuta a svagarsi e a distrarsi dalla quotidianità.
Che è importante imparare a gestire. Bisogna saper programmare, anche le pause per staccare dalla tensione. Chi soffre d’ansia ha spesso problemi di concentrazione, da combattere, in primis, eliminando le fonti di distrazioni, come il cellulare da usare soltanto quando è necessario.
Eliminare i sovraccarichi di lavoro e mai portarsi a casa il lavoro: dobbiamo lavorare nelle ore di lavoro, quando stacchiamo, spegniamo tutto, altrimenti ne soffriamo noi e anche chi ci sta attorno.
Introdurre nella nostra vita nuovi stimoli non soltanto saltuari ma anche fissi nella nostra routine per variare la nostra quotidianità. Il motore del cambiamento deve partire da noi, affrontare la quotidianità con uno spirito che si basi sul volerci bene e amarci.