L’emergenza climatica da Cop28
Il primo degli articoli per alimentare la mente riguarda invece l’emergenza climatica sempre più all’ordine del giorno, che dovremmo affrontare il prima possibile, motivo per cui vi proporrò alcune soluzioni sia a livello generale, ma anche personale.
Questo articolo vuole alimentare la mente perché è ormai scientificamente provato che il surriscaldamento globale ha un impatto sulla salute e sul benessere mentale; l’aumento delle temperature è strettamente correlato a un numero maggiore di attacchi di ansia e di panico, in particolare nelle persone che già ne soffrono, magari in estate. Si chiama eco-ansia, o ansia climatica, e nella letteratura scientifica indica la preoccupazione, la paura o l’ansia cronica legata al destino ambientale del pianeta per via di gravi eventi climatici. Nelle persone più giovani e in quelle più sensibili ai temi di riscaldamento globale, cambiamenti climatici, aumento dell’incidenza di disastri naturali, deforestazione, innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici estremi, l’ansia climatica può manifestarsi con sintomi specifici di distress.
Che la 28ma Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici (Cop28) sia in corso a Dubai – che è una delle città a maggiore sviluppo urbanistico del mondo, al pari delle metropoli cinesi – già mi ha fatto inorridire, che due delle principali superpotenze inquinatrici del mondo – Usa e Cina – non vi abbiano preso parte, mi ha sconvolta; mentre vi hanno partecipato un numero record quest’anno quadruplicato rispetto all’anno scorso di lobbisti legati ai produttori di combustibili fossili, mi ha fatto proprio schifo: significa che 2.456 lobbisti dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) hanno avuto accesso alla Cop28, che chiede la fine dell’influenza delle aziende produttrici di combustibili fossili nella politica climatica. Alla Cop 28 si sono presentati anche i negazionisti del cambiamento climatico che sul tema diffondono a piene mani disinformazione online: influencer attratti da lauti guadagni, aziende che prosperano grazie ai combustibili fossili, persino Paesi che prendono parte alla Conferenza.
Che l’emergenza climatica sia il rischio più insidioso che incombe sul nostro pianeta è scientificamente indiscutibile, io sono molto preoccupata e sto studiando molto questo argomento, che ho cercato di proporre più volte anche qui su Alimentarmente, in particolare sulle eventuali soluzioni che con largo anticipo ho già provato a illustrare con un pezzo anticipatore sugli alberi.
Ma vorrei aggiornarvi con le altre che sono state proposte:
Soluzioni al cambiamento climatico
Il fatto è che la protezione del clima costa molto meno rispetto a un cambiamento climatico incontrollato. Se non mitighiamo la crisi climatica, dovremo far fronte a costi elevati nel medio e lungo periodo.
Le soluzioni, infatti, ci sono e sono facilmente conseguibili.
Innanzitutto bisognerebbe piantare alberi, termoregolatori naturali che solo la Natura poteva offrirceli così perfetti e funzionali: d’estate potremmo risolvere il caldo anomalo facendo a meno dell’aria condizionata, infatti, la presenza di alberi in città può abbassare la temperatura anche di tre gradi, perché contrastano la capacità di assorbimento del calore propria dei materiali di costruzione. D’inverno, ora che assistiamo sempre più spesso a fenomeni anomali come tornado, nubifragi, trombe d’aria, e le cosiddette bombe d’acqua che abbattono intere foreste, le radici tratterebbero il terreno da frane ed erosione.
Gli alberi contribuirebbero anche a ridurre un altro disastro dell’uomo: l’inquinamento atmosferico nelle aree metropolitane verrebbe ridotto poiché gli alberi migliorano anche la qualità dell’aria: le foglie assorbono l’anidride carbonica dei gas serra e altri inquinanti atmosferici come ozono, monossido di carbonio e biossido di zolfo, d’altro canto rilasciano ossigeno.
Cop27, consesso politico mondiale, a livello di Organizzazioni internazionali e regionali e di singoli Stati, per affrontare il cambiamento climatico e i suoi ormai evidenti e innegabili negativi effetti ambientali, sociali ed economici per la vita sulla Terra, aveva unanimemente concordato sulla necessità di progetti di piantumazione a livello mondiale per risolvere la questione climatica.
Ma ognuno di noi potrebbe fare qualcosa per dare il proprio contributo: basterebbe, infatti, vivere in modo sostenibile da tutti i punti di vista. Non per forza, non si deve essere perfetti per proteggere il clima.
Ogni azione rispettosa del clima nel quotidiano contribuisce a tal fine: che sia
- mangiando meno carne e latticini che hanno maggiore impatto sulla salute nostra e del pianeta, consumandola per produrla;
- viaggiando: dal 1990 a livello globale il traffico aereo è quasi triplicato. In media prendiamo l’aereo con frequenza doppia rispetto ai Paesi limitrofi. Dovremmo smettere di volare per proteggere il clima? Non necessariamente, basterebbe prendere più spesso il treno, e rinunciare all’aereo per i viaggi che in treno durano meno di otto ore. Nel documentario I am Greta: una forza della natura, la giovane attivista svedese per raggiungere il vertice delle Nazioni Unite per parlare dei rischi climatici decide di raggiungere New York
piuttosto che in aereo, sfidando l’oceano, perché gli aerei contribuiscono in maniera grave al problema delle emissioni di gas serra in atmosfera, dunque lai non li prende. - facendo acquisti: compriamo troppi prodotti nuovi: la realizzazione di ogni articolo divora risorse e riscalda il clima);
- votando: è importante leggere i programmi dei partiti che desideriamo ci governino per conoscere il loro pensiero ecologico, sempre che ne abbiano uno e lo mantengano.
Per una visione fotografica dei rischi legati al clima consiglio di guardare una raccolta di visioni, suggestioni e immaginari sul cambiamento climatico che ha vinto il concorso “F2Click. Obiettivo Clima”, di F2C – Fondazione Cariplo per il Clima al link della pagina con le foto dei vincitori.