Propositi per il nuovo anno: firma le nostre petizioni

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Antonio spaccia in ospedale cibo sano

Sono due le petizioni che voglio diffondere su change.org ed entrambe sono rivolte alle istituzioni, al fine di  favorire un cambiamento di regime alimentare. Ognuno è libero di mangiare quello che preferisce, ovviamente, ma ritengo che i luoghi e gli enti che presiedono all’educazione alimentare debbano per lo meno ben informare su quali siano a livello di salute pubblica le raccomandazioni degli enti europei in merito alla dieta migliore da seguire per chi non volesse ammalarsi. Una petizione riguarda l’adesione da parte di servizi mensa scolastici e ospedalieri alle regole fissate nel 2014 nel Codice europeo anticancro, redatto da Iarc, l’altra una nuova regolamentazione per la vendita di pane e pizza integrali da parte di panifici e pizzerie, affinché sia chiaro che quello che in panetteria paghiamo come pane integrale di fatto non lo è.

A scuola ho incredibilmente (per chi mi conosce bene) frequentato un istituto di suore. Nulla da dire in merito alla educazione ricevuta: gli ordini religiosi si annoverano tra i migliori precettori di sempre… ma sull’educazione alimentare proprio non ci siamo! Tutti gli intervalli, da quando avevo sui 5 anni, li passavo in castigo con mia sorella maggiore di tre nel refettorio dell’asilo fino a che i piatti non fossero puliti. Punite e umiliate perché non finivamo di mangiare quello che il refettorio offriva. Mia mamma aveva chiesto al dottore di certificare che non potevamo mangiare formaggio perché intolleranti al lattosio. Bugia di una mamma cattolica a delle perfide suoracce, pur di far rispettare i gusti di due esseri pensanti, e soprattutto perché semplicemente il formaggio non ci piaceva, ma per la chiesa non soltanto il piacere, ma anche il non piacere è peccato… Quindi, eravamo intolleranti al lattosio. Ricordo un pranzo in cui qualche suora cicciotta aveva fatto cadere nella minestra troppo sale. Noi bambini non riuscimmo a mangiarla, allora un’altra ci costrinse a buttare giù il boccone salato. Non ricordo se io o mia sorella vomitammo. Forse anche per questo detesto la cieca ignoranza e la vana, anacronistica e insensata rigorosità della chiesa cattolica e i formaggi (né io né mia sorella) riusciamo più persino a toccarli. Un’altra esperienza tragica l’ho avuta alla mensa universitaria dove, andata una volta, non ho mai più messo piede, non capendo se stessi mangiando una pizza in cartone o il cartone della pizza, eppure avevo mirato correttamente!

Insomma, istituti preposti a insegnare totalmente privi di consapevolezza in merito a educazione alimentare. Qualcosa è cambiato da 20 anni fa? Nel 2014, Milano Ristorazione, che nel capoluogo lombardo copre 80mila pasti al giorno, dai menù ha tolto il prosciutto cotto (come da codice europeo anticancro in cui – nonostante il ministero della Salute se lo fosse dimenticato – si raccomanda di evitare il consumo di insaccati), e ridotto la presenza di carne da 12 a 8 volte al mese. Preferenza è stata data ai nutrizionali naturali e vegetali con l’introduzione di pasta e pane integrali biologici, e pure dei legumi. Spicchi di finocchi e carote invitano i bambini a mangiare verdura fresca prima del pasto.

E chi dovrebbe avere a cura la nostra salute? In ospedale durante il primo ricovero, nonostante avessi fatto presente di essere vegetariana, sono stata costretta a mangiare del brodo di gallina il giorno precedente l’operazione, per essere in forze. Erano decenni che non toccavo carne, ma la paura di dover rimanere anche soltanto un giorno in più a mangiare un altro giorno il loro purè, mi ha convinta a scolare quel brodo d’un sorso (più o meno). Al secondo ricovero avevo già fatto il passaggio di dieta e ho subito precisato che avrei rifiutato il cibo dell’ospedale preferendo farmelo portare da casa. Prendevo soltanto il tè a colazione. Accanto immancabile la bustina di zucchero per dolcificarlo. La lasciavo sul vassoio, eppure il palato riconosceva un’eccessiva dolcezza: l’acqua è già zuccherata alla fonte, ma abbiamo il bollitore. E così ho rinunciato anche al tè. A colazione Antonia mi portava tè verde in foglie, pranzo macrobiotico portato da Antonio, cena con cereali integrali, legumi e verdure preparata da Antonia. Viziatissima, ma giusto così: è importante quando si è seriamente ammalati, capire che bisogna fermarsi e si ha bisogno degli altri. Coccole, insomma, ben accette! Avanti salute e scelte per agevolare una veloce degenza e la più rapida uscita dall’ospedale sulle proprie gambe.

E quindi mi sconvolge quanto si può leggere sulle Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera ed assistenziale redatte – come si può leggere nell’introduzione – secondo la “politica internazionale, da parte della popolazione, di abitudini di vita salutari adottate sinergicamente da OMS e UE”. Le linee guida risalgono al 2009 e nel 2015 molte dritte delle organizzazioni internazionali sono mutate. A ottobre 2014 il Codice europeo anticancro ha indicato chiaramente al punto 5 quale dieta è meglio seguire sia per prevenire lo sviluppo di eventuali patologie oncologiche, ma anche di altra natura, come l’obesità o malattie cardiovascolari. E, nonostante il ministero italiano della Salute le abbia riportate con estrema difficoltà, i punti sono chiari:

Consumate abbondantemente cereali integrali, legumi,verdure e frutta.

Limitare i cibi molto calorici (ricchi di zucchero e grassi);

Evitare le bevande zuccherate;

Evitare le carni conservate;

Limitare le carni rosse;

Limitare i cibi ricchi di sale.

Anche il mancato sostegno da parte del ministero della Salute pubblica alla raccomandazione da parte dell’Oms di ridurre il consumo giornaliero di zucchero a 6 cucchiaini al giorno noi lo raccomanderemo nella nostra petizione.

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Una risposta

  1. 12 Gennaio 2015

    […] anticipato settimana scorsa, abbiamo completato la redazione delle due petizioni che vogliamo lanciare alle istituzioni […]

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